Trentini nel Mondo, rinnovato il consiglio direttivo all’insegna della continuità

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trentini nel mondo assemblea elettiva

Reciprocità, partecipazione e «rete», linee guida del sodalizio. L’assemblea ha condiviso la relazione del presidente Tafner. Approvato il bilancio consuntivo 2017. Eletti i quindici componenti del Consiglio di amministrazione, che rimarrà in carica per il prossimo triennio, rinnovato per un terzo.

L’Associazione Trentini nel Mondo ha un nuovo consiglio direttivo, che rimarrà in carica per il prossimo triennio: i componenti, cinque dei quali non facevano parte del consiglio uscente, sono stati eletti fra i ventuno candidati che si sono presentati all’assemblea.

Presidente, vice presidente e gli altri componenti della giunta esecutiva dell’Associazione, saranno eletti in occasione della prima riunione (presumibilmente entro la prima metà del mese di maggio) del nuovo consiglio, che risulta così composto: Graziano Bacca, Claudio Barbacovi, Cesare Ciola, Mauro Dallapè, Aldo Degaudenz, Massimo Fia, Helga La Nave, Armando Maistri, Pio Rizzolli, Vittorino Rodaro, Paolo Rossi, Giovanni Sbetti, Paolo Svaldi, Alberto Tafner, Renzo Tommasi. I consiglieri al loro primo mandato sono Fia, La Nave, Rizzolli, Svaldi, Tommasi.

«Vado fiero delle molte iniziative avviate e dei traguardi raggiunti – ha detto il presidente uscente, Alberto Tafner – ma anziché dilungarmi su quanto è stato fatto in passato ritengo più utile concentrare l’attenzione sui problemi ancora aperti, sia nel campo dell’emigrazione storica che sulle problematiche della cosiddetta “nuova emigrazione”, in un momento complicato come quello che abbiamo davanti».

Nel mondo dell’emigrazione si stanno sovrapponendo due realtà parallele: la prima è quella rappresentata dai discendenti della vecchia emigrazione, che si riconoscono principalmente nei Circoli e in tutte le strutture presenti ormai da tempo nei Paesi che furono meta dei grandi flussi migratori di fine ’800; la seconda realtà è quella rappresentata dalla “nuova emigrazione” che comprende lavoratori, studenti ed imprenditori che guardano all’estero come un’opportunità professionale e come una possibilità di miglioramento più in generale.

«Trovare il metodo più efficace per rapportarsi sia con i discendenti della “vecchia” emigrazione che con gli emigranti di oggi è diventata la priorità da perseguire» ha affermato Tafner. In entrambe le situazioni sono presenti problematicità e complessità comuni proprie  del fenomeno migratorio, di qualsiasi epoca e periodo esso sia, con l’aggiunta di qualche complicazione in più per la “nuova emigrazione” in quanto non è ancora stata interpretata nella pienezza della sua fenomenologia.

«Per poter affrontare queste due tematiche con possibilità di successo – ha affermato Tafner – la Trentini nel Mondo deve partire da un assunto imprescindibile e cioè quello di sviluppare costantemente l’uso della memoria, che non si deve però confondere con il rimpianto e la nostalgia». Per Tafner «l’uso della memoria – in contrapposizione alla tendenza sempre più praticata a dimenticare, per pigrizia o per interessi di bottega – rappresenta la chiave di volta per consentire alla nostra civiltà di progredire e svilupparsi in maniera armonica, senza incorrere in inciampi e brusche frenate dovute alla ripetizione di errori  e al susseguirsi di sbagli già fatti nel passato».

Facendo riferimento al fatto che dopo le modifiche statutarie apportate nel 2012, in occasione di questa assemblea per la prima volta anche i settanta Circoli Trentini, che nel frattempo si sono fatti soci, hanno potuto esprimere il loro voto, Tafner ha ricordato che «l’idea di aprire la Trentini nel Mondo ai Circoli, facendoli diventare parte integrante ed attiva, risale all’aprile del 2011 in occasione dell’incontro dei Circoli del Brasile avvenuto a Camboriù, quando è stato introdotto per la prima volta il concetto di reciprocità. Da allora l’elaborazione di questo pensiero si è sviluppata andando ad abbracciare il tema della partecipazione, per arrivare poi a quello della collaborazione e confluire tutti assieme nel concetto della rete».

Da allora, la partecipazione sempre più attiva alla vita associativa ha compiuto nuovi e considerevoli passi avanti, grazie anche al lavoro svolto dai coordinatori di area, una nuova figura istituita nel 2015 proprio per facilitare il sostegno ed il dialogo tra gruppi territorialmente omogenei di Circoli e l’Associazione. «È un lavoro che si svolge sul campo – ha puntualizzato Tafner – e che ha già prodotto buoni risultati come, ad esempio, la fattiva collaborazione alla buona riuscita di un accordo sottoscritto a Montevideo, tra la Provincia, la Trentini nel Mondo, l’Ateneo di Trento ed alcune tra le principali Università di Uruguay, Argentina e Brasile».

«Ragionando sui risultati ottenuti in questi anni e interpretando il bilancio che oggi viene presentato – ha poi affermato Tafner – si possono scorgere alcune indicazioni su che cosa rappresenta oggi la Trentini nel Mondo su quale ruolo deve svolgere per rendersi sempre più utile al Trentino ed ai trentini di oggi e di domani.  L’Associazione (uscita in modo limpido e trasparente dall’incubo della Corte dei Conti) ha tutte le carte in regola per andare a testa alta e rispondere così con serietà agli inviti di collaborazione che sempre più frequentemente arrivano da Enti pubblici e privati di tutto il mondo» che all’Associazione riconoscono «efficienza, affidabilità e capacità».

Su questo tema il presidente ha poi aggiunto che «la Trentini nel Mondo ritiene di doversi aprire ulteriormente alla collaborazione e al confronto con i soggetti che hanno le medesime finalità» a cominciare dalla Provincia di Trento, con la quale «per l’affinità del lavoro e per poter ottimizzare le risorse e le idee, è logico che si debba sviluppare e intensificare una fattiva e costante collaborazione».

«È con lo stesso spirito con cui la Trentini nel Mondo ha iniziato la propria attività che ci si appresta dunque a dare vita ad un nuovo triennio di attività –ha concluso Tafner -, sperando che in questi anni passati si sia riusciti ad accumulare un’eredità da lasciare a chi verrà, in grado di mantenere uno spirito di solidarietà e di collaborazione almeno uguale a quello che ha sempre accompagnato l’Associazione in questi suoi primi 60 anni di vita».