X edizione di “Noi Italia”: radiografia dell’Istat sul Belpaese

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Focus su economia, lavoro, finanza pubblica, territorio ed energia del Paese Italia

“Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”, alla sua decima edizione, mette in luce la posizione dell’Italia nel contesto europeo e le differenze regionali che la caratterizzano, attraverso una selezione di indicatori statistici che spaziano dall’economia alla cultura, al mercato del lavoro, alle condizioni economiche delle famiglie, alla finanza pubblica, all’ambiente.

Di seguito, una sintesi sugli aspetti che maggiormente ineriscono la situazione economica del Paese Italia.

 

Economia e finanza pubblica

Nel 2016 la quota dei consumi finali sul Pil si riduce leggermente (al 79,6% da 79,8% del 2015), ma si mantiene più elevata rispetto alla media dei 28 paesi Ue (76,3%) e ai principali paesi dell’area. La quota degli investimenti sale al 17,1%, confermandosi inferiore alla media europea (19,8%).

La quota di mercato dell’Italia sulle esportazioni mondiali di merci aumenta da 2,82% nel 2015 a 2,94% nel 2016 e il nostro Paese si colloca al quarto posto nella graduatoria europea. Cresce per il terzo anno consecutivo la presenza di operatori commerciali italiani nell’area Ue (oltre 158 mila). A livello territoriale, il contributo principale alle vendite italiane sui mercati esteri proviene dal Nord-ovest (39,4%, ma in riduzione per il secondo anno) e dal Nord-est (32,5%); la quota più contenuta è quella del Mezzogiorno (10,3%, sostanzialmente stabile da tre anni).

Tra il 2010 e il 2016 la produttività del lavoro italiana è aumentata dello 0,8%, un ritmo decisamente inferiore a quello medio europeo (+6,1%) e dei principali paesi.

Nel 2017 l’inflazione al consumo ha segnato il primo rialzo dopo tre anni di sostanziale invarianza. A livello territoriale, la dinamica dei prezzi al consumo risulta in linea con il dato nazionale nel Mezzogiorno e nel Centro; nel Nord-ovest e nel Nord-est se ne distanzia per un decimo di punto in meno e in più rispettivamente. A livello europeo, l’inflazione italiana si conferma inferiore a quella media dei paesi Ue per 4 decimi di punto, come nel 2016.

Nel 2016 l’Italia è l’unico tra i paesi dell’Ue (+4,3% in media nei 28 paesi) a registrare ancora una caduta dei prezzi delle abitazioni, anche se l’intensità è più contenuta (-0,8% nel 2016 rispetto al -2,6% nel 2015).

 

 

Mercato del lavoro

Nel 2017 il tasso di occupazione per le persone tra i 20 e i 64 anni sale al 62,3%, ma lo squilibrio di genere a sfavore delle donne si conferma forte (72,3% gli uomini occupati, 52,5% le donne), così come il divario territoriale tra Centro-nord e Mezzogiorno (70,2% e 47,7%, rispettivamente). La distanza con la media dell’Unione europea continua a restare elevata (9,4 punti percentuali) specie tra le donne (13,7 punti): nel 2016 solo Grecia e Croazia hanno un tasso di occupazione inferiore a quello italiano (56,2% e 61,4%), mentre la Svezia registra il valore più elevato (81,2%).

L’incidenza del lavoro a termine nel 2017 cresce al 15,4% e risulta più alta nelle regioni meridionali (19,3%) rispetto al Centro-nord (14,0%). Nello stesso tempo la quota di occupati a tempo parziale rimane sostanzialmente stabile (18,7%, dal 18,8% del 2016): più elevata per le donne, l’incidenza del part time mostra una distribuzione piuttosto uniforme sul territorio nazionale. Anche in Europa quest’ultima modalità di lavoro è largamente più diffusa tra le donne; in particolare nei paesi nord-occidentali (50,5% l’incidenza nei Paesi Bassi nel 2016) mentre lo è poco nei paesi dell’est di più recente adesione all’Unione.

Il lavoro sommerso continua a incidere in misura rilevante a livello nazionale, coinvolgendo nel 2015 il 13,5% degli occupati. Il fenomeno è presente in particolare nel Mezzogiorno, dove quasi un quinto degli occupati è non regolare (19,3%, con un massimo del 23,2% in Calabria). Tra il 2000 e il 2015 il peso dell’occupazione non regolare si è ridotto in tutte le ripartizioni tranne che nel Nord-est (che presenta comunque l’incidenza più bassa, 9,7%). Il lavoro sommerso è caratterizzato da forti specificità settoriali: nell’agricoltura è irregolare oltre un quinto degli occupati.

Nel 2017 il tasso di disoccupazione scende di 0,5 punti rispetto al 2016 (attestandosi all’11,2%) con una maggiore riduzione per la componente maschile. Le differenze territoriali si confermano forti, con un valore per il Mezzogiorno che supera di oltre tre volte quello del Nord-est (19,4% a fronte del 6,3%). Nella graduatoria europea decrescente, l’Italia è al quinto posto (dati 2016).

Il tasso di disoccupazione dei giovani tra i 15 e i 24 anni nel 2017 scende di tre punti rispetto a un anno prima, al 34,7%. Il livello massimo si registra nel Mezzogiorno (51,4%; 55,6% tra le ragazze) e in particolare in Calabria, dove arriva in media al 55,6% (47,8% per i maschi e 69,2% per le ragazze). Nell’Ue, Grecia e Spagna, analogamente all’Italia, presentano valori dell’indicatore più che doppi rispetto a quello medio europeo (18,7%, dati 2016).

Il tasso di mancata partecipazione, che tiene conto di quanti sono disponibili a lavorare pur non cercando attivamente lavoro, nel 2017 diminuisce per il terzo anno consecutivo e si attesta al 20,5%. La riduzione interessa tutte le regioni a eccezione di Liguria, Molise e Basilicata, ma il valore del Mezzogiorno rimane più che doppio rispetto a quello del Centro e oltre tre volte quello del Nord-est (rispettivamente 35,6%, 16,4% e 10,7%). Il distacco tra Italia e media Ue sfiora i dieci punti (21,6% in Italia; 11,8% nell’Ue), ma risulta di oltre 13 punti per la componente femminile (dati 2016).

 

Turismo

Nel 2016 si contano in Italia 178.449 esercizi ricettivi con più di 4,9 milioni di posti letto, in crescita rispettivamente del 6,4% e dello 1,3% rispetto al 2015. L’offerta italiana (81,5 posti letto per 1.000 abitanti, settima in graduatoria) si conferma superiore a quella media dell’Ue e dei principali paesi europei (Germania, Spagna e Francia), ma rimane inferiore all’offerta, tra le altre, di Croazia, Austria e Grecia.

Nel complesso degli esercizi ricettivi le presenze sono state 402,9 milioni, il 2,6% in più rispetto al 2015. La durata media del soggiorno nelle strutture ricettive rimane sostanzialmente stabile, attestandosi a 3,45 notti. Tutte le regioni del Nord-est si collocano al di sopra della media nazionale per numero medio di notti trascorse dai clienti, insieme a Marche e Toscana nel Centro (5,2 e 3,5 notti), Calabria, Sardegna, Abruzzo, Puglia e Campania nel Mezzogiorno. Il nostro Paese presenta valori superiori alla media dell’Ue (2,94 notti), preceduto in graduatoria da Bulgaria, Spagna, Danimarca, Grecia, Croazia, Malta e Cipro.

Nel 2016 i viaggi effettuati dai residenti in Italia per motivi di vacanza rappresentano il 90,6% dei viaggi complessivi, quelli per lavoro il 9,4%. Le durate medie dei soggiorni in Italia sono pari a 5,2 e a 2,3 notti rispettivamente per vacanza e per lavoro. Le regioni più visitate dai residenti sono Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Lombardia, Lazio e Trentino-Alto Adige che hanno ospitato il 56% dei flussi turistici. A livello europeo, in base ai dati sulla partecipazione al turismo per vacanze lunghe (almeno 4 notti) il nostro Paese (36,3%) registra nel 2015 un valore inferiore sia alla media Ue (49,0) sia ai paesi vicini (Germania, Francia, Austria e Spagna).

 

Strutture produttive

Nel 2015 continua in Italia la riduzione del numero delle imprese (poco più di 60 ogni mille abitanti, dal 66,1 del 2007), anche se il nostro Paese si conferma tra i primi 10 in Europa per densità di attività produttive. Tra i principali partner, Germania, Francia presentano valori più bassi della media dell’Ue28 (45,8) mentre la Spagna la supera leggermente (53,1).

La dimensione media delle imprese italiane (3,9 addetti) è notevolmente inferiore al valore medio europeo (5,9) e superiore solo a quelle di Grecia, Slovacchia, Repubblica Ceca e Portogallo. A livello territoriale, il Mezzogiorno si contraddistingue per la dimensione media più contenuta (2,8 nel 2015).

L’incidenza dei lavoratori indipendenti sul totale dei lavoratori delle imprese nel 2015 si riduce leggermente (al 29,4% dal precedente 29,8%), ma fra i paesi dell’Ue (13,3% la media) risulta secondo solo alla Grecia; tra le maggiori economie dell’area, Germania e Francia presentano quote molto più contenute e inferiori al 9% (8,5 e 8,7% rispettivamente). L’analisi territoriale segnala una propensione all’imprenditorialità maggiormente elevata nel Mezzogiorno (36,8%).

La competitività delle imprese italiane aumenta anche nel 2015: le imprese italiane producono mediamente circa 128 euro di valore aggiunto per addetto ogni 100 euro di costo del lavoro unitario (125,2 nel 2014). Il Nord-ovest conferma livelli di competitività più elevati (133,2) mentre il Mezzogiorno registra valori inferiori alla media nazionale (117,0). A livello settoriale le costruzioni continuano a presentare la situazione di più bassa competitività. Rispetto ai partner europei (dati 2014) permane la situazione di sofferenza delle imprese italiane, al terzultimo posto della graduatoria decrescente e con una competitività superiore solo a quella di Francia e Grecia.

Nel 2015 nelle istituzioni pubbliche il rapporto tra dipendenti pubblici e popolazione residente risulta in lieve diminuzione rispetto al 2011. Negli organi di vertice delle Istituzioni la presenza femminile raggiunge appena il 14,4%, con forti differenze territoriali ( più bassa è in Sicilia e quello più alta in Emilia-Romagna).

 

Infrastrutture e trasporti

Nel 2016 la rete autostradale italiana si estende per 6.943 km e rappresenta circa il 9% di quella europea, e in rapporto alle autovetture registrate rimane pressoché stabile (1,83 Km per 10 mila vetture). L’Italia è tra i paesi dell’Unione a più bassa intensità autostradale, ben lontana dai valori di Spagna, Francia e Germania (tra 2,9 e 6,9 Km per 10 mila vetture nel 2015).

Il tasso di motorizzazione aumenta per il terzo anno consecutivo e nel 2016 si attesta a 625 autovetture ogni mille abitanti (era sceso a 608,1 nel 2013). A livello territoriale, l’aumento è più forte nel Nord-est ma il Centro si conferma la ripartizione con il valore più elevato (647,3 autovetture ogni mille abitanti). Nel confronto europeo l’Italia è di gran lunga uno dei paesi più motorizzati, preceduta solo da Lussemburgo e Malta.

Nel 2016 riprende a diminuire il numero delle vittime della strada, dopo l’aumento registrato l’anno precedente (54,2 ogni milione di abitanti da 56,4). La mortalità stradale conferma la presenza di differenze territoriali importanti, con sei regioni che registrano tassi inferiori alla media nazionale. Il numero dei decessi per incidente stradale nel nostro Paese si conferma superiore sia a quello medio europeo sia a quello dei principali partner.

Nel 2016 l’Italia dispone di una rete ferroviaria pari a 27,6 km ogni centomila abitanti, con una disponibilità analoga nel Centro-nord e nel Mezzogiorno; tuttavia quest’ultimo ha una quota a binario non elettrificato quasi del 42% e una quota a binario per l’alta velocità del 2,4% (6,9% nel Centro-nord) . Nel confronto europeo, l’Italia presenta una dotazione molto al di sotto della media, seguita solo da Regno Unito, Portogallo, Grecia e Paesi Bassi.

Nell’Unione europea nel 2016 si registra una lieve flessione nel trasporto aereo dei passeggeri. Rapportando i dati alla popolazione, il nostro Paese si situa tra quelli a intensità medio-bassa. Si continua a volare di più in Lombardia, Lazio, Veneto, Sicilia e Sardegna: le prime tre regioni registrano un alto numero di voli internazionali; a queste si aggiungono le due isole con riferimento alla domanda di voli nazionali.

Nel 2016 il trasporto di merci su strada ha sviluppato un traffico pari a 18,6 milioni di tonnellate-km (t-km) per diecimila abitanti, in aumento del 2,2% rispetto al 2015. Il volume di traffico italiano è inferiore a quello di tutti i principali partner dell’area dell’euro e superiore solo a quello di Cipro.

Dopo le flessioni del biennio 2012-2013 e del 2015 il movimento delle merci in navigazione di cabotaggio cresce nel 2016 di quasi il 10% rispetto al 2015 e supera il cabotaggio del 2011. Nel confronto europeo, il nostro Paese si attesta al 4° posto per volume del traffico container (dati 2015).

 

Scienza, tecnologia e innovazione

Nel 2015 la spesa per ricerca e sviluppo in Italia aumenta in termini sia nominali sia reali (nell’ordine +1,7% e +0,9% rispetto la 2014) e si stabilizza in rapporto al Pil (1,34%). Il valore del nostro Paese è inferiore a quello medio europeo (2,03%), ancora distante dall’obiettivo nazionale della Strategia Europa 2020 (1,53%) e dal target europeo del 3%.

Nel 2017 la quota di imprese con almeno 10 addetti che utilizzano un sito web per presentare la propria attività sale al 72,1% (46,3% nel 2004), ma l’Italia si colloca al diciannovesimo posto tra i paesi dell’Ue. Finlandia, Danimarca e Svezia sono ai primi posti, con quote superiori al 90%. A livello territoriale, le imprese del Mezzogiorno sfruttano meno rispetto a quelle localizzate nel resto del Paese la possibilità di accedere a mercati più ampi attraverso l’utilizzo del web: quasi 16 punti percentuali le distanziano da quelle del Centro-nord.

Gli addetti alla ricerca e sviluppo (in unità equivalenti a tempo pieno) nel 2015 sono 4,3 ogni mille abitanti, in aumento rispetto al 2014 ma la distanza dall’Ue (5,6) resta alta e l’Italia si colloca al di sotto di tutte le economie più importanti. Sul territorio nazionale resta elevato il ritardo del Mezzogiorno.

Nel 2017 in Italia aumenta l’utilizzo del web, con il 65,3% della popolazione di 6 anni e più che si connette e il 47,6% che lo fa quotidianamente. Il nostro Paese rimane nelle ultime posizioni della graduatoria decrescente europea (79% la media Ue nel 2016), seguito solo da Grecia, Bulgaria e Romania. Anche la quota di famiglie che dispongono di un accesso a Internet mediante banda larga si conferma inferiore alla media europea (70,2% nel 2017; l’83,0% nell’Ue nel 2016).

 

Territorio

L’Italia si conferma con la densità della popolazione più alta tra i paesi dell’Unione europea: nel 2016 è di 200,7 abitanti per Km2, con un aumento di quasi otto abitanti dal 2006.

Nel 2017 le aree protette comprese nella Rete Natura 2000 coprono il 19,3% della superficie nazionale, collocando l’Italia al di sopra della media Ue (18,2%). Oltre un quinto del territorio del Mezzogiorno è compreso in questa rete; Sicilia e Sardegna presentano i valori regionali più alti in termini di superficie, con oltre 4.500 chilometri quadrati per ciascuna regione.

Nel 2015, con riferimento alle autorizzazioni a costruire, in Italia continua la progressiva riduzione degli indicatori d’intensità del fenomeno calcolati in base alle famiglie residenti: 1,7 per mille abitanti le nuove abitazioni e 143,6 m² la superficie utile abitabile in nuovi fabbricati residenziali. Per entrambi gli indicatori, in ambito Ue l’Italia si colloca al terzultimo posto della graduatoria decrescente (dati 2016).

 

Agricoltura

Nel 2016 la distribuzione di fertilizzanti semplici per uso agricolo aumenta a 0,12 tonnellate per ettaro di superficie agricola utilizzata (Sau) mentre diminuisce quella di principi attivi (4,85 kg per ettaro di Sau). A livello territoriale, il Nord-est si conferma la ripartizione dove è più elevata la distribuzione per uso agricolo di principi attivi per ettaro di Sau e di fertilizzanti semplici.

I prodotti agroalimentari di qualità si confermano una componente importante del comparto agroalimentare italiano e il nostro Paese registra anche nel 2016 il numero di certificazioni più elevato a livello comunitario (291, 13 in più rispetto al 2015). I prodotti agroalimentari di qualità italiani coprono oltre un quarto del totale (27,0%) dei riconoscimenti Dop, il 17,8% dei riconoscimenti Igp e il 3,7% di quelli Stg rilasciati dalla Unione europea.

L’agriturismo conferma la tendenza strutturale alla crescita con un aumento del numero di aziende agricole tra il 2006 e il 2016 del 35,2% (da 16.765 a 22.661); più di un agriturismo su tre è a conduzione femminile (36,0%), quota sostanzialmente stabile negli ultimi tre anni. Nel 2016 la crescita del numero degli agriturismi è più vivace nel Mezzogiorno (+6,3%, 261 unità in più) rispetto al Centro (+1,8%) mentre nel Nord la presenza si mantiene stabile (+0,3%).

 

Energia

Nel 2016 sono in aumento sia i consumi elettrici per abitante sia la produzione lorda di energia elettrica, che crescono rispettivamente dell’1,3% (a 4.867,9 KWh per abitante) e del 2,5% (a 47,8 GWh per diecimila abitanti) rispetto al 2015. Il Nord-est si segnala per consumi e produzione lorda di energia elettrica più alti. I consumi elettrici per abitante risultano inferiori alla media nazionale in tutte le regioni del Mezzogiorno a eccezione della Sardegna. Per il nostro Paese entrambi gli indicatori energetici risultano inferiori alla media europea e a quelli degli altri paesi di grandi dimensioni (dati 2015).

Nel 2016 l’incidenza dei consumi di energia elettrica coperti da fonti rinnovabili sul consumo interno lordo di energia elettrica rimane invariata rispetto al 2015 (33,1%). Sul territorio, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili si conferma in quantità superiore alla richiesta interna in Valle d’Aosta e nella provincia autonoma di Bolzano. In ambito europeo, in base ai dati di fonte Eurostat, l’Italia si posiziona al nono posto della graduatoria decrescente e sopra la media dei 28 paesi Ue: rispettivamente 34,0% e 29,6% la quota per consumi di energia elettrica generata da fonti rinnovabili.