Denuncia del Patronato Epasa-Itaco: «solo 5 giorni per presentare le istanze telematiche con procedure complesse. Così non si va incontro alle esigenze dei lavoratori».
L’APE (Anticipo finanziario a garanzia pensionistica) volontaria si rivela una beffa per chi voleva farne richiesta. Lo afferma Siglinde Riegler, direttrice del Patronato Epasa-Itaco della CNA di Bolzano, che ha seguito le pratiche dei lavoratori che si sono rivolti al suo ufficio.
L’APE è un prestito pensato per accompagnare alla pensione coloro che potrebbero accedervi entro tre anni e mezzo circa ed hanno almeno 63 anni di età e 20 anni di contributi. Se concesso, verrà restituito in vent’anni, mediante trattenute mensili sulla pensione. Se ne parla da più di un anno (la norma che lo istituisce è del dicembre 2016), ma è solo da giovedì 12 aprile che è materialmente possibile presentare le istanze. Per poter chiedere il pagamento anche delle mensilità arretrate, però, la scadenza perentoria era mercoledì 18 aprile: in tutto 5 giorni lavorativi.
«La procedura di inoltro, rigorosamente telematica, è lunga e richiede competenze finanziarie non alla portata di tutti – spiega la direttrice Riegler -. Ad un certo punto è richiesto all’interessato di leggere e comprendere un’informativa di oltre una decina di pagine, alcune delle quali con calcoli algebrici che dovrebbero essere, nella volontà dell’estensore, degli esempi per aiutare la persona a capire in cosa si sta andando a cacciare».
Nella procedura, inoltre, sono richieste informazioni che spesso gli interessati non hanno, soprattutto riguardo la propria situazione debitoria pregressa. Se si tratta di ex lavoratori autonomi che magari hanno affrontato un fallimento ed hanno debiti erariali, la situazione si complica. Viene chiesto alla persona di dichiarare molti dati, consapevole della gravità penale che una falsa dichiarazione comporterebbe.
«L’interessato può avvalersi dell’assistenza di un patronato, ma solo fino ad un certo punto – prosegue Riegler -. La materia finanziaria forse sarebbe più alla portata di un centro tutela consumatori, che di un patronato».
L’invio della domanda, infine, dev’essere fatto necessariamente dall’interessato accedendo al sito INPS con la propria identità digitale (la SPID). I possibili destinatari, però, sono persone di almeno 63 anni di età, non nativi digitali, che difficilmente sono in grado di padroneggiare con disinvoltura il mezzo informatico e gestire con agilità una propria identità digitale.
«L’impressione – commenta la direttrice del Patronato della CNA – è che ancora una volta quella che poteva essere un’opportunità si sia trasformata in una beffa, una presa in giro: si è persa un’occasione per venire davvero incontro alle persone e alle loro esigenze reali, per risolvere in modo efficace situazioni critiche di chi sta in mezzo al guado, con un lavoro o un’attività persa, magari da anni, alle spalle, ed una pensione ancora lontana. Non è stato dato abbastanza tempo per poter gestire in modo efficace la complessità di situazioni individuali spesso problematiche, caratterizzate da condizioni debitorie di cui si ha anche difficoltà a parlare. Non si è tenuto conto di quale fosse la platea reale del provvedimento, informatizzando la procedura in modo rigido e complicato».
Fino al 31 dicembre 2019 c’è tempo per presentare la domanda di APE Volontaria, ma chi non ha potuto, per varie ragioni, presentare la propria domanda entro il 18 aprile scorso, ha dovuto dire addio a quasi un anno di arretrati.
«Naturalmente le sedi INPS sul territorio non hanno alcuna responsabilità in questa situazione – precisa la direttrice Riegler – e, anzi, spesso ci sono di grandissimo aiuto e supporto. Le domande, infatti, pur venendo presentate attraverso il sito INPS, vanno direttamente alle banche e alle assicurazioni coinvolte nell’operazione, che le definiranno in autonomia. Si tratta, ancora una volta, di un eccesso di burocratizzazione declinata nella sua nuova e scintillante versione digitale».