Buco nella sanità friulana: botta e risposta tra la Giunta regionale Dem e Forza Italia

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Peroni: «il patto Serracchiani-Padoan vantaggioso per la Regione». Riccardi: «il buco nella sanità è certificato dallo stesso patto Serracchiani-Padoan». 

Il buco nelbilancio della sanità del Friuli Venezia Giulia esiste o no? La denuncia è stata lanciata ieri dal senatore azzurro Franco Dal Mas, suscitando una piccata reazione da parte della giunta regionale. Che però sembra essere il classico “tacon” che copre poco e male il buco, visto che il capogruppo di Forza Italia, Riccardo Riccardi, ha ribattuto punto per punto le argomentazioni dell’assessore regionale alle finanze Francesco Peroni.

Andiamo per ordine. Alla dichiarazione del senatore Dal Mas, Peroni ha diffuso una nota dove si ribadisce che «il nuovo modello previsto dal patto Serracchiani-Padoan non mette a rischio le entrate della Regione e anzi offre notevoli vantaggi dal punto di vista della stabilità del gettito», sottolineando anche «giudizio positivo espresso in merito dalla Corte dei Conti».

«Come è già stato ampiamente illustrato al Consiglio regionale – continua la nota di Peroni – il nuovo modello di fiscalità regionale è componente qualificante del nuovo patto finanziario con Roma, ed è stato elaborato con adeguate simulazioni, sperimentate nel corso di mesi di lavori preparatori condivisi dalla Ragioneria generale della Regione e dagli uffici finanziari del Ministero dell’Economia. In quella sede, si è, per l’appunto, simulata l’applicazione del nuovo modello di fiscalità, parametrandone il gettito presunto per il 2018, da un lato, alle entrate conseguite nel 2016 e, dall’altro, ai cosiddetti “tendenziali” di gettito previsti per i prossimi anni. In breve, sono state prese tutte le precauzioni in modo da assicurarsi che il passaggio al nuovo sistema di fiscalità avvenga a entrate regionali invariate».

Detto che «il rapporto finanziario della Regione con lo Stato riguarda la fiscalità generale – ha indicato Peroni – non vi è alcun rapporto diretto tra le entrate e le specifiche poste di bilancio, cui possono essere attribuite maggiori o minori risorse, dunque alla sanità piuttosto che ad altra voce di spesa. Le decisioni sul riparto delle risorse spettano esclusivamente alla Regione autonoma e il Patto con lo Stato non solo non può ma neppure deve affrontare il problema del finanziamento della sanità regionale». Anzi: secondo Peroni «l’accordo con Roma comporta per due anni la proroga dell’attuale sconto di 120 milioni di euro, portato in dote dal Patto Padoan-Serracchiani sin dal 2014, a sollievo dell’ingente contribuito alle casse dello Stato che sulla Regione va gravando sin dagli anni 2011-12, in forza dei pesanti interventi di coordinamento della finanza pubblica di quel periodo. Le entrate, inoltre, sono state rese meno vulnerabili rispetto a due tipici rischi insiti nell’assetto precedente: da una parte, quello della fuga di contribuenti dal nostro territorio, con relativa perdita di gettito per le casse regionali; dall’altro, quello di forti flessioni delle nostre entrate, per effetto di manovre statali dirette a ridurre la pressione fiscale in relazione a specifici tributi, quali ad esempio l’IRAP e l’IRES».

Le argomentazioni addotte da Peroni non sono passate inosservate agli occhi di Riccardi: «il primo dato di fatto è che nel patto Serracchiani-Padoan manca una clausola di salvaguardia: “il Mef e la regione FVG verificano entro il 31 dicembre 2023 la neutralità finanziaria” c’è scritto. Significa che, oltre alla necessità di spostare fondi verso la sanità per coprire i buchi causati dall’incompetenza di Serracchiani-Peroni-Telesca, degli ulteriori aggravi di spesa avremo effettiva contezza fra sei anni. E, nel frattempo, la sanità e le altre funzioni di amministrazione della Regione come le gestiamo?».

Per Riccardi «amministrare significa conoscere: leggi, meccanismi, rapporti. Se qui siamo di fronte a ignoranza o dolo lo decidano i cittadini. Noi abbiamo presentato numeri circostanziati da documenti prodotti dalla Regione e dallo Stato, non sparate elettorali». E su questi numeri, Riccardi ritorna: «allora: la fuoriuscita dal Fondo Sanitario Nazionale del 1997 è finanziata da maggiori decimi di IVA (2 nel 1997 e 2 nel 2003), IRPEF (2 nel 1997) e IRES (0,5 nel 1997). Ora: il riparto del finanziamento del FSN 2017, deciso dalla Conferenza Stato Regioni dell’ottobre 2017, rileva che la Regione destina al finanziamento dei Livelli di Assistenza Essenziali 1,444 miliardi di euro. Ora, moltiplicando i valori dei decimi forniti in commissione, arriviamo a 1,329 miliardi di euro. Significa che la Regione Friuli Venezia Giulia deve compensare i 115 milioni di euro mancanti spostando sulla sanità fondi che potrebbe investire per lo sviluppo».

Ma questo non è tutto e non è la cosa più grave. «Da una parte vi è il fatto che le compartecipazioni della Regione oggi sono le più basse di tutte le Autonomie speciali: la Sicilia, ad esempio, ha una compartecipazione dello Stato pari al 50,89% della spesa sanitaria e vede una compartecipazione ai redditi IRPEF di 7,1 decimi dal 2018. Dall’altra, nel 1997, i decimi di IVA, IRPEF e IRES partecipavano anche all’assunzione del finanziamento degli enti locali a carico della Regione. Quindi, ciò posto – continua Riccardi – l’incremento delle compartecipazioni non può essere inferiore a 300/350 milioni di euro. Il buco è quindi ben più ampio e sotterraneo degli evidenti 115 milioni».

Secondo il capogruppo di Forza Italia fallisce anche il tentativo di risollevare le sorti di questa debacle con il riferimento allo sconto di 120 milioni sbandierato, da Peroni oggi, e da Serracchiani prima: «ricordiamoci che a fronte di tali entrate – ricorda Riccardi – sono stati soppressi a titolo definitivo, trasferimenti statali per oltre 88 milioni di euro per funzioni amministrative che, con le varie riforme Bassanini, la Regione si era accollata. Il minor gettito complessivo pesa molto di più per la Regione che per il bilancio dello Stato e che il patto, al 30 giugno 2019, vedrà rinegoziato il protocollo del 2010 che garantiva 370 milioni di euro di contributi, i quali resteranno invariati nel 2020 e negli anni successivi. Non bastasse, il patto non ammette riserve di gettito per il raggiungimento di obiettivi di riequilibro della finanza pubblica, esclude le riserve della legge 147/2013 che scadranno il 31 dicembre 2018 che ammontano a 388 milioni di euro per il biennio 2014/2016 e che non saranno reclamabili».

Lo statuto del Friuli Venezia Giulia, e le relative norme di attuazione, non prevede forme compensative per la riduzione di entrate dovute a manovre statali che, volte a ridurre la pressione fiscale, definiscano riduzioni di aliquote e/o base imponili di tributi. Quindi per Riccardi «affermare come ha fatto Peroni che “le entrate sono state rese meno vulnerabili anche a seguito di forti flessioni dovute a manovre statali dirette a ridurre la pressione fiscale in relazione a specifici tributi, quali ad esempio l’IRES e l’IRAP” è pura demagogia». E lo conferma la Corte dei Conti che, sul giudizio di parificazione 2016 afferma che «in relazione ai fattori che hanno influenzato il gettito dell’IRAP versata da contribuenti diversi dalle amministrazioni pubbliche nel 2016, si ritiene che la rilevante diminuzione registrata nel 2016 rispetto il 2015 (201,4 milioni e -49,96%) sia sostanzialmente imputabile alla disposizione dell’art. 1 comma 20 della legge n. 190/2014 relativa all’integrale deducibilità del costo del lavoro per i lavoratori a tempo indeterminato».