Secondo uno studio di Unimpresa al comparto immobiliare si devono oltre 54 miliardi di euro del totale dei 127 miliardi di euro di crediti incagliati.
Quasi il 43% delle sofferenze bancarie relative alle imprese è legato al mattone. Sul totale di finanziamenti concessi dagli istituti di credito e non rimborsati dalle aziende, pari a più di 127 miliardi di euro, oltre 54 miliardi si riferiscono infatti al settore delle attività immobiliari e a quello delle costruzioni.
Le costruzioni pesano per oltre il 27% (35 miliardi) sui crediti deteriorati e le attività immobiliari per il 15% (più di 18 miliardi). Nella classifica dei comparti imprenditoriali che più faticano a rimborsare i finanziamenti alle banche figurano poi le aziende manifatturiere con circa il 20% (26 miliardi) e il settore auto (vendita e assistenza) col 16% (21 miliardi). Gli arretrati del settore agricolo “coprono” solo il 4% (5,4 miliardi), mentre i crediti deteriorati del turismo valgono il 4% (5 miliardi) degli incagli.
Questi i dati principali di un rapporto sui “non performing loan” (npl) realizzato dal Centro studi di Unimpresa, secondo il quale il totale delle sofferenze delle aziende (imprese e imprese familiari) vale 127,4 miliardi, mentre il totale generale dei prestiti non rimborsati (comprensivo del dato relativo a famiglie, onlus, fondi e assicurazioni) ammonta a 163,5 miliardi, in calo di quasi 40 miliardi negli ultimi 12 mesi.
«La crisi dell’immobiliare, uno dei settori maggiormente colpiti dalla recessione, si riversa inevitabilmente anche sui bilanci delle banche e, come un perverso circolo vizioso, il danno torna sulle imprese che, complici i paletti sui requisiti patrimoniali dell’industria bancaria, soffrono nell’ottenere nuovi finanziamenti. Poi ci si è messa anche la Banca centrale europea con un inatteso e pericoloso supplemento di regole, ancora più severe, che possono mettere in ginocchio gli istituti con effetti pericolosissimi per l’intera economia» commenta il vicepresidente di Unimpresa, Claudio Pucci.
Secondo lo studio di Unimpresa, basato su dati della Banca d’Italia relativi a febbraio scorso, i prestiti non rimborsati legati al mattone ammontano complessivamente a 54,3 miliardi pari al 42,62% del totale: 2,7 miliardi sono riconducibili a imprese familiari (2,4 miliardi dalle costruzioni e 327 milioni da attività immobiliari) e 51,5 miliardi ad aziende (32,9 miliardi dalle costruzioni e 18,5 miliardi da attività immobiliari). Al comparto dell’agricoltura e della pesca, poi, fanno capo 5,4 miliardi di sofferenze (4,29% del totale): 3,09 miliardi sono di imprese familiari e 2,3 miliardi di aziende. Il settore delle cave e delle miniere (estrazioni minerali) pesa per appena 367 milioni (0,29%) dei quali 11 milioni sono di imprese familiari e i restanti 356 milioni di aziende più grandi.
Valgono 26,1 miliardi (20,55%), poi, le sofferenze delle attività manifatturiere con 1,4 miliardi a “carico” di imprese familiari e 24,7 miliardi di aziende maggiori. Le forniture (utility) di energia elettrica e gas valgono 695 milioni (0,55%), quelle di acqua e gestioni rifiuti 790 milioni (0,62%). Un peso rilevante è quello dell’automotive, con 21,2 miliardi di sofferenze (16,68%): si tratta dei concessionari di automobili oltre che dell’assistenza post vendita, con le imprese familiari che hanno arretrati per 3,2 miliardi e le aziende maggiori per 17,9 miliardi. Trasporto e magazzinaggio pesano per 3,4 miliardi (2,70%), informazione e comunicazione 1,3 miliardi (1,06%), attività professionali e scientifiche 3,09 miliardi (2,43%). Il turismo pesa, invece, per 5,1 miliardi (4,03%) sui “non performing loan” degli istituti: di questi 4,2 miliardi sono di aziende e 922 milioni di imprese familiari; al comparto noleggio e agenzie di viaggio sono riconducibili 2,5 miliardi (2,01%), dei quali 228 milioni a carico di società familiari e 2,3 miliardi di aziende più grandi.