Radiografia del credito in Trentino Alto Adige: Abi fiduciosa

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In regione il credito è in buona salute: nel 2017 depositi +6,5% in Trentino, +3,2% in Alto Adige. A Bolzano tavola rotonda tra esponenti delle categorie economiche e il presidente Abi Patuelli. 

Secondo l’indagine condotta da Abi (Associazione bancaria italiana), la situazione del credito in Trentino Alto Adige è soddisfacente, con la crescita dell’accesso al prestito bancario alle famiglie, specie per mutui casa e credito al consumo, con un incremento nel 2017 del 2,7% a Trento e del 6% a Bolzano. Sempre nel 2017 sono cresciuti i depositi familiari, pari a circa il 70% dell’ammontare complessivo, con un incremento del 6,5% in Trentino e del 3,2% in Alto Adige.

Secondo l’Abi, l’economia locale è «in netto rilancio», registrando «la vivacità dei flussi turistici e delle esportazioni», una tendenza che, nel rapporto tra credito e impresa, si è tradotto, pur in presenza di un rilancio degli investimenti, in una sostanziale stabilità delle dinamiche, dato che le imprese vi hanno fatto fronte «ricorrendo anche a liquidità interne accumulate». Buona anche la qualità del credito, con il rapporto tra sofferenze lorde e impieghi limitato al 7,6%, con una tendenza al calo e un ammontare stimato da Abi in 3,1 miliardi di euro.

I temi del credito sono stati oggetto di una tavola rotonda che si è svolta a Bolzano all’auditorium Eurac Resaarch che ha visto la partecipazione del presidente di Abi Antonio Patuelli, che si è confrontato con amministratori, banche e imprese locali, cui sono succedute due successive sessioni di lavoro, la prima sul rapporto tra mondo del credito e territorio, la seconda sul dialogo in Trentino Alto Adige tra gli imprenditori e il sistema bancario con protagonisti i diretti interessati, con le conclusioni affidate al direttore generale Abi, Giovanni Sabatini.

Pautelli ha inizato il suo intervento nel colloquio con il vicedirettore de “il Sole24 Ore” Alessandro Plateroti, affermando come «del valore sociale delle banche molti si accorgono solo quando chiudono gli sportelli: ma occorrerebbe convincersi che noi siamo “imprese fornitrici di tutte le aziende” e che oggi il mercato dà a tutti una grande libertà di scelta nella trasparenza. Non esiste un solo modello di business, ne esiste uno per ogni impresa e occorre saper valutare i servizi che le banche possono dare. Non esiste solo il credito, nelle filiali c’è “anche” la cassa». Allargandosi alle recenti crisi bancarie Patuelli ha avuto parole di critica verso qualche azionista («qualche furbizia italiana ha fatto risarcire con cifre enormi anche chi dichiarava meno di 35.000 euro ai fini Irpef ma evidentemente aveva patrimoni altrove») e verso chi ha criticato in questi mesi il sistema bancario: «L’infallibilità? Se il Papa ce l’ha limitata solo a temi religiosi in colloqui “ex cathedra” figuriamoci tutti gli altri…».

Alle due tavole rotonde hanno partecipato i maggiori rappresentanti dell’economia regionale, da cui è scaturito un giudizio favorevole sulla congiuntura economica, un tessuto bancario integrato in quello produttivo, ma con qualche criticità legate al dialogo imprese-istituti sulla concessione di credito, aspetto questo messo sul piatto senza giri di parole dal presidente regionale di Cna, Claudio Corrarati: «massima disponibilità delle banche nel frontoffice, poi nel back-office tante difficoltà e ostacoli per concederci finanziamenti: lì il rapporto umano si dissolve e sul tavolo restano solo i numeri. Occorre un nuovo “patto” che permetta di accedere al credito anche le Pmi non solo chi è capitalizzato e strutturato». Corrarati ha fatto riferimento all’analisi del Centro Studi CNA, secondo la quale dal 2011 al 2017 lo stock di credito bancario alle imprese è diminuito di 173 miliardi di euro, ovvero del 17,4%. Tutt’ora perdurano le difficoltà di accesso al credito per le imprese di minori dimensioni, quelle con meno di 20 addetti, che rappresentano il 98% del tessuto economico e costituiscono il 58% dell’occupazione.

E facendo riferimento a quanto detto da Patuelli, Corrarati ha aggiunto: «il mondo bancario assicura di voler mettere al centro le persone. Purtroppo, però, noi imprenditori presentiamo le nostre aziende ai funzionari delle banche che devono concedere il credito utilizzando al meglio la comunicazione, ma poi la pratica finisce nel back office dove rimangono solo i numeri: il rapporto umano si dissolve, quando detto a voce e con i gesti non conta più. Le PMI devono crescere nella mentalità della capitalizzazione e devono utilizzare di più e meglio i consorzi di garanzia, ma è importante che le banche facciano il loro lavoro al meglio considerando le aziende insieme alle persone che in esse e con esse vivono».

La necessità di «altri tipi di sinergie» è stato sottolineato anche dagli esponenti delle associazioni degli Albergatori, Klaus Schmidt (Alto Adige) e Gianni Battaiola (Trentino), secondo cui le aziende «hanno bisogno di molto sostegno vista la continua esigenza di rinnovare strutture e servizi».

Anche dal mondo della cooperazione (Luca Rigotti vice presidente della Federazione e della Cciaa di Trento e presidente di Cantina di Mezzacorona) un appello alle banche di occuparsi anche delle «realtà produttive più piccole, ma che per questo sono più a contatto con il bene delle comunità».

Dall’industria, il presidente altoatesino di Confindustria, Federico Giudiceandrea, e il suo omologo trentino, Enrico Zobele, hanno richiamato l’esigenza di misurarsi con la crescita dell’export e di affidarsi a realtà finanziarie più grandi: «quando si va all’estero occorre affidarsi spesso a gruppi nazionali, fare i conti con il relativo rating e con strutture più articolate».

Alle domande del mondo dell’impresa una risposta è arrivata da Nicola Calabrò (amministratore e direttore Sparkasse Cassa di Risparmio di Bolzano): «gli istituti si stanno attrezzando. Noi per esempio abbiamo già creato nello specifico un “International Desk”. Michael Grüner, presidente di Cassa Raiffeisen, ha evidenziato come «la riforma cooperativa è una grande opportunità di rinnovamento». Renzo Simonato (Intesa Sanpaolo NordEst) ha sottolineato in particolare la necessità di eliminare «una certa asimmetria informativa con il cliente».