Corazzari: «una decisione incomprensibile dal Mibact. Difenderemo in tutti i modi questa istituzione culturale d’eccellenza».
Si può dequalificare un Teatro Stabile che dal 2014 al 2017 ha aumentato le produzioni del 217% (da 6 a 19), il numero di registi, attori e tecnici scritturati del 139% (da 79 a 189), le giornate recitative del 56% e che ha incrementato gli spettatori del 42%, passando da 82.686 a 117.614? La risposta è sì.
Incredibilmente sì, perché nonostante questi fossero i numeri dello Stabile del Veneto, la Commissione consultiva per il Teatro del MiBACT (ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo), ha scelto di declassarlo da “Teatro Nazionale” a TRIC, “Teatro di Rilevante Interesse Culturale”, privando del prestigioso riconoscimento culturale non solo il Veneto ma l’intero NordEst d’Italia, penalizzandolo anche nella ripartizione dei fondi.
A denunciare il grave danno subito da quella che, come è stato a più riprese ricordato, è e rimane un’azienda, sono stati il consiglio di amministrazione del Teatro Stabile del Veneto, i soci fondatori – la Regione del Veneto, i comuni di Venezia e Padova -, l’Agis, i rappresentanti di varie istituzioni culturali, chi nel teatro e con il teatro ci lavora: dal direttore agli artisti, dai tecnici alle maestranze.
«Se i teatri sono aziende – ha sottolineato il vicepresidente del consiglio di amministrazione, Giampiero Beltotto – anch’essi non possono prescindere dai numeri. Ma la Commissione consultiva ha lavorato sui numeri o su altro? Vogliamo semplicemente trasparenza: per questo abbiamo fatto richiesta di accesso agli atti, per capire i motivi di questa decisione amministrativa, politica e istituzionale che danneggia tutto il teatro del NordEst. Siamo stati colpiti nella reputazione da una legge statale incompleta, a cui mancano i regolamenti e i decreti attuativi».
«La nostra presenza qui – ha affermato l’assessore alla cultura della regione del Veneto, Cristiano Corazzari – è un segno di vicinanza ma ancor più il riconoscimento di un sistema di cui siamo orgogliosi, che i dati dimostrano essere un’eccellenza a livello nazionale, ben al di là delle patenti date da talune Commissioni. Vogliamo essere protagonisti nel sostegno al nostro Teatro Stabile, perché il suo è un progetto vincente e questa bocciatura brucia e lascia sbigottiti, in quanto nasce dalla discrezionalità, da un arbitrio che confligge con la chiarezza».
Per Corazzari «questa decisione è un segnale devastante perché frustra l’efficienza, la capacità di crescere, la voglia di migliorarsi, ma anche il prezioso lavoro di professionisti e artisti: può un Paese continuare in questo modo, può, invece che assumerli a modello, continuare a punire e a svilire modelli vincenti come quelli proposti dal Veneto non solo in ambito teatrale, ma anche nella sanità e nella spesa pubblica in genere? Da questa vicenda scaturisce inevitabilmente un sentimento di ribellione, ancor più se consideriamo che sul valore totale della produzione del Teatro Stabile del Veneto ben il 52,37% viene dalla vendita dei biglietti, percentuale che nessun altro teatro d’Italia nemmeno sfiora. Non lasceremo nulla di intentato: abbiamo chiesto un incontro al ministro in carica – ha assicurato Corazzari –, coinvolgeremo il Parlamento appena eletto e interloquiremo con chiunque sia disposto a entrare nel merito di questa decisione, discutendone con criteri oggettivi e di giustizia».
Corazzari ha ricordato che la legge quadro regionale sulla cultura alla quale il Veneto sta lavorando «è un obiettivo rincorso nelle ultime legislature e che oggi appare più vicino grazie al lavoro di condivisione svolto nel territorio, con tutti i soggetti competenti, ma anche al proficuo confronto tra maggioranza e minoranza. Se sapremo fare squadra su questo fronte, superando le appartenenze politiche, non solo faremo una buona legge, ma ristabiliremo anche i valori delle nostre istituzioni culturali in ambito nazionale».
Auspicio, quest’ultimo, espresso anche dal presidente dell’Associazione Generale Italiana dello Spettacolo (Agis) delle Tre Venezie, Franco Oss Noser, che ha attribuito alla norma nazionale, «debole e stiracchiata», la decisione della Commissione «che lascia allibiti, non solo nel Triveneto». Due gli obiettivi da lui indicati per l’immediato: far sì che siano garantite al Teatro Stabile del Veneto risorse economiche adeguate all’ottimo progetto presentato e agire «in maniera ficcante» nella fase di scrittura dei regolamenti della legge statale che ha provocato questa grave situazione.
Sono intervenuti anche Paola Guidolin, a nome del sindacato, per chiedere la concreta salvaguardia dei livelli occupazionali del Teatro Stabile e Paolo Giaretta, presidente dell’Orchestra di Padova e del Veneto, per il quale «oggi è in gioco il destino della proposta culturale del nostro territorio».