“Signore & Signori…Alberto Lionello”

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Chiara Ricci pubblica per i tipi di AG Book Publishing la biografia dedicata all’attore.

Di Giovanni Greto

«L’incontro con Alberto Lionello è stato un puro caso. Tutto è accaduto in un pomeriggio estivo mentre stavo studiando per preparare l’esame di dottorato, immersa in Salvador Dalì e il cinema surrealista. Per farmi compagnia scelgo di vedere “Il piacere dell’onestà”, spettacolo dove recita Lionello affiancato da Erika Blanc. Immediatamente smetto di studiare e, all’istante, decido di voler e dover fare qualcosa per l’attore pur non sapendo quasi nulla della sua carriera e della sua vita». Così, nell’introduzione Chiara Ricci (Roma, 1984), magistralmente laureatasi con lode in Cinema, Televisione e Produzione multimediale, rivela come è nato il desiderio di stendere una monografia per la prima volta su di un attore, lei che si era sempre occupata di donne dello spettacolo.

Il volume si apre con alcune dichiarazioni dell’attore, estrapolate dalle varie interviste rilasciate negli anni. E’ un buon punto d’inizio, perché nel lettore si fa strada la curiosità di conoscere un attore che si scoprirà, nel corso della lettura, completo ed eclettico. Lionello (Milano, 12 luglio 1930 – 14 luglio 1994) è essenzialmente un attore di teatro. Lo ama e lo studia con una pignolerìa maniacale che a volte porta allo sfinimento i colleghi quando, ormai affermato, spetta a lui indicare come vada interpretato un testo.

Ma, oltre che sulle tavole del palcoscenico, Lionello trova il successo nel piccolo schermo, in un’epoca in cui la RAI, priva di concorrenza, si imponeva grazie agli Sceneggiati, al varietà del sabato sera e a Carosello. Lionello risulterà protagonista in tutti e tre, anche se rimane conosciuto come l’uomo con la paglietta che imita Chevalier, «vittima di quello che possiamo considerare il primo tormentone televisivo (e non solo) italiano». Diventa “Mister La-La-La”, dal ritornello della sigla di “Canzonissima 1960”, in cui l’attore interagisce con Lauretta Masiero e Aroldo Tieri. Come spesso succede, il successo della trasmissione lo schiaccia, lo imprigiona, lo limita nella sua arte. Ecco come lui stesso analizza la sua carriera: «da allora (il 1960) ho recitato in qualcosa come trecentocinquanta commedie, una cifra assurda. Eppure, a volte, ho l’impressione di avere seminato al vento, se penso che ancora adesso la gente mi ricorda come il giovanotto con la paglietta di “Canzonissima 1960”, quando conquistai la simpatia del pubblico televisivo».

Questa intervista, rilasciata nel 1972, è importante poiché, nel proseguire il discorso, l’attore rivela la delusione, questa davvero grande, che lo accompagnerà lungo tutta la vita, per non essersi affermato in campo cinematografico, nonostante 29 pellicole interpretate dal 1958 al 1993. «Io non rinnego niente del mio passato di attore. Solo che fa rabbia vedersi inchiodato a una maschera, a un personaggio. Ho recitato Sartre, Pirandello, Shaw, Beaumarfchais, Goldoni, Svevo. Ho girato mezzo mondo con “I due gemelli veneziani” di Carlo Goldoni. Insomma, ho abbondantemente dimostrato di essere un attore versatile, capace di imporsi anche all’estero; e tutto questo a cosa mi è servito? Il cinema, tanto per dirne una, non si è accorto di me. E in televisione sono rimasto “quello della paglietta”».

Il libro è diviso in tre sezioni. La più nutrita, quella dedicata al teatro, si sviluppa parallelamente al racconto biografico. La scrittura di Chiara Ricci appassiona, in virtù di una narrazione scorrevole, nella quale si vengono a conoscere i contenuti di molti lavori teatrali, tra i quali i successi maggiori (“I due gemelli veneziani”, “La coscienza di Zeno” e, per la TV, “Puccini”). La Ricci poi, intelligentemente, riporta dichiarazioni di attori che hanno lavorato con lui, a volte contrastanti riguardo il carattere del personaggio, tuttavia concordi nel considerarlo un grande attore da cui hanno ricevuto insegnamenti importanti. Era comunque un po’ narciso, accentratore, invidioso del successo filmico dei quattro moschettierri del cinema italiano (Sordi, Manfredi, Gassman, Tognazzi), amante della buona cucina e delle belle donne.

La sua vita è stata messa a dura prova quando, nel 1962, a distanza di pochi giorni dalla nascita del primogenito, perde la moglie a causa di una trombosi splenica. Lionello «da uomo felice e realizzato si vede tutto d’un tratto solo ad affrontare la vita e la crescita di un figlio. La morte segnerà profondamente l’animo di Alberto, che da allora si fa più taciturno, più riservato, pessimista, tendendo a isolarsi e non trovando risposta alcuna a tanta crudeltà inflitta a lui e alla sua famiglia». E forse a causa di questa sofferenza diventa spesso crudele con i compagni di lavoro, come afferma nel libro Anna Mazzamauro, protagonista nel 1992 di “Solo quando rido” di Neil Simon, in cui Lionello si occupò per la prima volta di una regia senza apparire sulla scena. L’attrice lo ricorda «molto cattivo. Punto. La commedia era molto bella, lui l’ha risolta molto bene. Ne ero molto soddisfatta, ma lui aveva il vizio di punzecchiare le persone, di avvilirle e non si sa perché. Ci ha provato anche con me, ovviamente, ma non è riuscito a farmi piangere, però mi denigrava davanti agli altri. Mi ricordo di un altro attore della compagnia, Carlo Colombo, che faceva una parte bellissima da antagonista. Lionello l’ha mortificato per tutto il tempo. Quando la sera della prima, a cena dopo lo spettacolo, questo attore si è avvicinato a Lionello per scusarsi, perché forse in scena aveva avuto qualche problema nonostante ce l’avesse messa tutta, lui ha cominciato a urlare nel ristorante dicendogli come si fosse permesso di rivolgersi a lui davanti a tutti».

Il titolo del libro riprende quello del film di Pietro Germi “Signore&Signori”, in cui l’attore interpreta Toni Gasparini, un giovane della buona società di provincia (la veneta Treviso), elegante e un po’ fatuo. Nonostante la pellicola ottenga riconoscenze internazionali, mettendo d’accordo pubblico e critica, sembra non portare alcun risultato nei riguardi dell’attore. «Ancora una volta – scrive l’autrice – il cinema stenta ad accorgersi di Lionello, lasciandolo amareggiato».