Perché si muore di lavoro?

0
949

Sviluppare la cultura della sicurezza nelle realtà aziendali è lo strumento chiave di prevenzione.

di Vendemiano Sartor, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana

Perché si muore di lavoro?

Un quesito al quale non è facile rispondere ma al quale si deve cercare di dare una risposta di senso. Una domanda che deve mantenere viva la discussione sulla cultura della sicurezza e della prevenzione. Un tema che deve essere patrimonio dell’intera collettività e che deve essere innestato e coltivato in tutti i soggetti  e in tutti gli ambiti.

Si tratta di agire per sviluppare la capacità di individuare il pericolo, acquisendo modelli di comportamento indirizzati alla salute e alla sicurezza per poter disporre degli strumenti per far fronte agli incidenti quotidiani, così come alle grandi emergenze, e soprattutto per poterne ridurre gli impatti  negativi.

Tutto ciò richiede un’adeguata educazione ai temi che deve essere impartita innanzitutto a partire dalla scuola sulla scorta del fondamento che la vita è il bene più prezioso di cui si dispone. Giovani informati e formati correttamente saranno in grado di trasformarsi in osservatori capaci di prevenire infortuni e situazioni di rischio.

Per quanto attiene alle imprese, è necessario agire affinché la sicurezza non venga letta, interpretata come mero e semplice adempimento alle leggi, per arrivare ad un approccio più ampio e condiviso verso il significato comune del lavorare in sicurezza, tenendo conto della produttività e contemporaneamente della salute delle persone.

Sviluppare la cultura della sicurezza nelle realtà aziendali è lo strumento chiave di prevenzione.

Bisogna ricordare che la semplice informazione non genera cambiamento nei soggetti, ne favorisce lo sviluppo della cultura della sicurezza. Un’azienda può dirsi sicura quando la sicurezza fa parte della quotidianità ed è un valore condiviso, quando il rischio reale sui luoghi di lavoro coincide, o quasi, con quello percepito dai suoi lavoratori e questa variabile può essere sviluppata con appositi  interventi formativi centrati sul fattore umano, che favoriscano una presa di coscienza di questi meccanismi

Gli investimenti in sicurezza sono peraltro ammortizzati dai rimborsi negoziati ad hoc con il sindacato dei lavoratori ed erogati ai datori dagli enti bilaterali del sistema contrattuale artigiano veneto (Ebav ed Edilcassa). Fermi restando quindi gli adempimenti minimi di legge, molto spesso è sufficiente intervenire nei processi organizzativi, nell’ottimizzazione delle modalità gestionali, sui ruoli di responsabilità e sulle relazioni tra i lavoratori. In questo ambito il compito dei datori di lavoro è quello non tanto di applicare bene una regola, ma di arrivare all’obbiettivo che è quello di consentire ai lavoratori di saper individuare tutti i pericoli presenti sul luogo di lavoro ognuno per proprie specificità.

Confartigianato Marca Trevigiana Formazione nel corso del 2017 ha realizzato 415 corsi sul tema della sicurezza per complessive 3.614 ore di lezione, che spaziano dalla formazione per i lavoratori (272) al corretto utilizzo delle attrezzature (27), dal primo soccorso (30) ai corsi antincendio (15), passando a quella per responsabili del servizio prevenzione e protezione (25) rivolta ai datori di lavori.

Del monte totale ben 119 si sono svolti direttamente nelle sedi delle imprese attive nei differenti settori produttivi, e 50 sono stati interamente dedicati alle aziende operanti nella filiera del sistema casa (costruttori, posatori, pittori). Hanno fruito di questa opportunità di crescita  ben 6.400 persone tra datori di lavoro e personale dipendente.

Numeri che attestano impegno associativo nel supportare le imprese nell’adozione di modelli efficaci per rendere concreta la sicurezza e tradurla in comportamenti quotidiani da mantenere  nello svolgimento dell’esercizio delle attività lavorative. La sicurezza è nel DNA dell’artigiano che operando direttamente a fianco dei suoi collaboratori, spesso familiari diretti oltre che dipendenti ,conosce e preserva quotidianamente  il  bene primario dell’incolumità fisica e della salute.