Uno dei più celebri lavori di Mozart proposto nell’allestimento del Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Mario Martone.
Sabato 31 marzo 2018 (ore 15.30; repliche martedì 3 aprile, ore 19.00; giovedì 5 aprile, ore 20.00; domenica 8 aprile, ore 15.30) debutta al Teatro Filarmonico di Verona uno dei più celebri lavori di Wolfgang Amadeus Mozart, composto esattamente nell’aprile di 232 anni fa: “Le nozze di Figaro”.
L’opera comica in quattro atti è in scena per quattro date, già pressoché all’insegna del tutto esaurito, nell’elegante e tradizionale allestimento del Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Mario Martone ripresa da Raffaele Di Florio, le scene di Sergio Tramonti e i costumi di Ursula Patzak, la coreografia di Anna Redi e il lighting design di Pasquale Mari qui ripreso da Fiammetta Baldiserri.
La direzione di orchestra, coro, ballo e protagonisti è affidata al giovane direttore romano Sesto Quatrini, che torna a distanza di poche settimane sul podio del Filarmonico dopo l’applaudito debutto in ambito sinfonico con il terzo concerto della Stagione 2018.
Al suono di “Eternamente Figaro!” – famosa esclamazione del genio di Salisburgo all’indomani della prima rappresentazione – prosegue la Stagione Lirica 2017-2018 di Fondazione Arena, che dopo 12 anni riporta sulle scene del Teatro Filarmonico di Verona la celebre opera della trilogia mozartiana. La partitura de “Le nozze di Figaro”, ossia la folle giornata è composta dal musicista quasi trentenne su libretto di Lorenzo Da Ponte, che per la trama e la carica emotiva prende spunto dalla commedia del 1778 “La Folle Journée ou Le Mariage de Figaro” del drammaturgo francese Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais. Nonostante il successo strepitoso riscosso alla prima rappresentazione al Burgtheater di Vienna il 1 Maggio 1786, con una compagnia tutta italiana, e il ben noto legame del giovane Mozart con la città di Verona e il suo teatro, “Le nozze di Figaro” vengono rappresentate al Filarmonico unicamente dopo la ricostruzione dell’edificio nel secondo dopoguerra, per un totale di 8 recite in sole tre stagioni: nel 1979, 1994 e 2006.
Di questo capolavoro di teatro in musica, Brahms arrivò a scrivere: «ogni numero del “Figaro” di Mozart è per me un miracolo; non riesco assolutamente a capire come si possa creare qualche cosa di così perfetto», mentre lo stesso primo interprete, Michael Kelly, riferirà molti anni dopo il debutto, nelle sue Reminiscences edite nel 1826: «non ci fu mai un trionfo più completo di quello di Mozart e delle sue Nozze di Figaro, della qual cosa furono testimoni molte straripanti platee».
Un’opera che Fondazione Arena porta in scena per la prima volta a Verona nell’elegante allestimento creato nel 2006 da Mario Martone per il Teatro di San Carlo. Con “Le nozze di Figaro” il regista partenopeo completa «un viaggio durato sette anni nel teatro di Mozart e Da Ponte», iniziato a ritroso, nel 1999 con “Così fan tutte” e proseguito nel 2002 con “Don Giovanni”, all’insegna della piena esplorazione della dimensione teatrale di questi capolavori. «Non c’è nulla di più potente di un concertato di Mozart sui versi di Da Ponte: diversi personaggi esprimono stati d’animo, compiono azioni, elaborano pensieri tutti diversi tra loro e tutto avviene contemporaneamente, esattamente come nella vita. La differenza è che qui la vita è trasfigurata in musica»; e se tutta la trilogia poggia sull’esperienza che ciascuno di noi vive nell’arco della propria esistenza relativamente alla seduzione, all’innamoramento e alla disillusione, fino alla scoperta della doppiezza e della fragilità umana, è con Nozze «che gli uomini e le donne appaiono nella loro essenziale e malinconica fisionomia, ognuno preso dal proprio rovello, foglie al vento della vanità e della storia, che in quest’opera è ben più di uno sfondo».
Come portare sulla scena questa lettura? Con un teatro essenziale, fatto di pochi elementi, ma che vede abbattuta la “quarta parete” con il palcoscenico che si protende in sala e si apre quasi a 360° intorno all’orchestra, per «poter schiudere dall’interno il meccanismo teatrale di questi concertati e manifestarlo, spero con chiarezza, allo sguardo dello spettatore che in opere come queste deve essere vigile quanto il suo ascolto».
A questa visione si aggancia il lavoro di Sesto Quatrini sul tessuto musicale, direttore che proprio al Filarmonico vede il suo debutto in Italia non solo nel titolo ma in un’opera mozartiana. La lettura di Quatrini parte da un suono che rispetta il modo esecutivo antico, là dove previsto dalla partitura, alleggerendo la compagine degli archi e tenendo conto di un’orchestra che usa strumenti moderni. Ai cantanti richiede poi un certo virtuosismo performativo dal punto di vista dell’agilità, ma sempre nel più alto rispetto della parola e del testo: «Le mie Nozze saranno abbastanza moderne, ma nel senso di una grande attenzione alla pronuncia e alla filologia testuale, punto di forza della lingua italiana che si è perso un po’ nel tempo. Prima la parola poi la musica, insomma, che compartecipa in comunione con il testo teatrale». Quindi grande attenzione ai recitativi e al clavicembalo, che è utilizzato nei concertati e nelle arie come «vero e proprio “personaggio d’orchestra”: i recitativi infatti saranno collegati a tutte le arie e a tutti i numeri attraverso dei micro-temi del clavicembalo, che si ritroverà a dialogare con i cantanti e con l’orchestra improvvisando da dentro la buca, secondo la tradizione».
In scena si misurano con il capolavoro del genio di Salisburgo grandi voci specialiste del teatro mozartiano, a partire da Christian Senn che interpreta Il Conte di Almaviva. Accanto a lui La Contessa di Francesca Sassu, soprano eclettico, habitué dei più prestigiosi teatri del mondo, così come Ekaterina Bakanova (31/03, 5/04) che interpreta Susanna in alternanza ad Hasmik Torosyan (3, 8/04) al suo debutto a Verona. Anche per Figaro voci nuove sul palcoscenico del Filarmonico: Gabriele Sagona (31/03, 5/04) e Riccardo Fassi (3, 8/04), bassi dalle brillanti carriere internazionali. Tornano invece, dopo il recente debutto nelle scorse stagioni artistiche di Fondazione Arena, Aya Wakizono (31/03, 5/04) e Raffaella Lupinacci (3, 8/04) per dare voce al personaggio en travesti di Cherubino. Ritroviamo poi, dopo aver debuttato nella Vedova allegra dello scorso dicembre, anche Francesca Paola Geretto per impersonare Marcellina accanto al Bartolo di Bruno Praticò, grande interprete di oltre 100 ruoli da baritono buffo in tutto il mondo, che calca le scene del Filarmonico dal 1987. Completano il cast, debuttando al Filarmonico di Verona, Bruno Lazzaretti in Basilio così come Lara Lagni in Barbarina, mentre tornano Paolo Antognetti per Don Curzio e Dario Giorgelè come Antonio.