Il digitale cresce specie tra i giovani. Preoccupa che sia in crescita il numero di coloro che si affida solo alla televisione e al Web, trascurando altri canali. Forte il predominio dei motori di ricerca e dei canali social.
Gli italiani accedono all’informazione digitale prevalentemente attraverso fonti algoritmiche (in particolare social network e motori di ricerca), consultate dal 54% della popolazione, a scapito delle fonti editoriali come siti web e app di editori tradizionali o nativi digitali (39%). E’ quanto emerge dal Rapporto sul consumo di informazione nel 2017 redatto dall’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.
Secondo il Rapporto, la quasi totalità della popolazione italiana (97%) accede ai media per informarsi ed oltre l’80% lo fa quotidianamente. La “dieta” informativa degli italiani è caratterizzata da uno spiccato fenomeno di cross-medialità che riguarda oltre i tre quarti della popolazione. Solo la tv resiste ancora come mezzo dotato di un suo bacino (circa l’8% della popolazione) di utenza esclusiva. Rimane una nicchia di popolazione (5%) che non s’informa affatto (almeno attraverso i mezzi di comunicazione di massa).
La televisione resta il mezzo con la maggiore valenza informativa, sia per frequenza di accesso anche a scopo informativo (90%), sia per importanza e attendibilità percepite. I quotidiani, benché consultati per informarsi tutti i giorni da meno del 20% degli individui, guadagnano terreno.
A crescere è soprattutto Internet: il 70% della popolazione vi si affida per reperirvi notizie tanto da farlo salire al secondo posto per frequenza di accesso quando la finalità d’uso è informativa; più di un quarto della popolazione lo reputa la fonte principale per informarsi.
Tuttavia, l’attendibilità percepita delle fonti informative digitali rimane mediamente inferiore rispetto a quella delle fonti tradizionali. C’è però un problema di fiducia ed affidabilità: meno del 24% della popolazione ritiene i social affidabili, anche se da loro passa gran parte degli accessi all’informazione per via dei motori di ricerca che indirizzano il traffico. Sempre secondo la ricerca, un quarto dei minori non s’informa o lo fa usando un solo mezzo di informazione, che è il web.
Da questi risultati emerge la necessità di investire sulla qualità dell’informazione e sui controlli su chi opera sul Web anche per evitare i fenomeni sempre più diffusi di propalazione di notizie false o verosimili magari utile solo per aumentare la frequenza di click per esclusiva finalità pubblicitaria.