Lanciata la raccolta di firme proposta da Coprob, la cooperativa cui fanno riferimento gli stabilimenti saccariferi di Veneto ed Emilia Romagna. La barbabietola efficace come il bosco a captare la CO2.
In ballo non c’è solo la salute del cittadino, ma anche la sopravvivenza delle aziende del settore bieticolo-saccarifero italiano: la fine delle quote di produzione di zucchero decisa dall’Unione europea determina una liberalizzazione del mercato che rischia di mettere in ginocchio i 3 stabilimenti italiani, e la continuità della filiera per uno zucchero tutto italiano.
Il fabbisogno di zucchero in Europa è di 17 milioni di tonnellate all’anno di cui 1,7 milioni solo in Italia: dal nostro Paese escono, ogni anno, 300.000 tonnellate di zucchero, grazie all’impegno dei tre stabilimenti di Minerbio (BO), Pontelongo (PD) e San Quirico (PR). A cavalcare la liberalizzazione sono Francia e Germania, che hanno aumentato del 20% le superfici agricole bieticole, generando in Europa un eccesso di produzione di 3,5 milioni di tonnellate, le cui conseguenze si riversano soprattutto sui Paesi dell’Europa settentrionale, Italia in primis.
CIA-Agricoltori italiani di Padova, appoggia con fermezza l’iniziativa di raccolta firme intrapresa da Coprob, la cooperativa cui fanno riferimento gli stabilimenti saccariferi di Veneto ed Emilia Romagna: essa rappresenta 7.000 imprese agricole, per un totale di 500 dipendenti e altre 1.500 aziende dell’indotto.
La campagna di raccolta firme, lanciata da Coprob tra aziende agricole e consumatori, ha l’obiettivo di sostenere un patto di filiera con l’industria alimentare e la grande distribuzione organizzata, sotto l’egida istituzionale delle Regioni Emilia Romagna e Veneto. Si vuole ottenere l’aumento del prezzo di vendita del prodotto, portandolo a 480 euro a tonnellata, e favorire così un’equa valorizzazione dello zucchero 100% italiano.
«Come CIA non possiamo che essere vicini alle aziende del comparto bieticolo-saccarifero e alla Cooperativa che le raggruppa – dichiara il direttore di CIA Padova, Maurizio Antonini -.
La Coprob chiede all’Europa misure di tutela che garantiscano la continuità delle filiere bieticolo-saccarifere mediterranee. Un passo necessario nell’ottica di salvaguardia del “Made in Italy” e del settore agroalimentare nella sua totalità».
Nell’ultimo decennio, la riforma del settore a livello europeo ha portato alla chiusura di 100 zuccherifici in Europa, e di 16 su 19 in Italia. In questi anni la Coprob ha quasi raddoppiato i suoi soci, investendo 180 milioni nei due stabilimenti di Minerbio (BO) e Pontelongo (PD), con un aumento del potenziale produttivo del 30%, raggiungendo una capacità di 300.000 tonnellate di zucchero, con 32.000 ettari di barbabietole.
Negli ultimi anni si è accelerato lo sviluppo della filiera agricola, grazie ad un nuovo modello di partecipazione dei soci volontari, organizzati in Club territoriali della Bietola con lo scopo di testare direttamente in campo tutte le novità in termini di genetica e tecnologia, facendo registrare un aumento di produzione di zucchero per ettaro, con picchi fino al 50% superiori alle medie storiche italiane.
Al centro dell’attenzione, oggi, vi è la “bieticoltura 4.0” di precisione, che punta a testare la coltivazione della barbabietola biologica, così da poter produrre zucchero bio già dal 2019. La bieticoltura, riconosciuta coltura preziosa nella rotazione agraria, consente di produrre cereali di qualità con meno input. Dal punto di vista ambientale, la barbabietola è una coltura virtuosa: 1 ettaro di barbabietole capta CO2 come 1 ettaro di bosco.