Qualità dell’aria in Alto Adige: migliorano le polveri sottili, necessari interventi per ridurre altri inquinanti

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Preoccupa il tasso relativo al biossido di azoto in città e lungo la A22, e il benzoapirene nelle aree rurali. Possibile il blocco dei veicoli Diesel anche fino a Euro5.

In Alto Adige la qualità dell’aria è sostanzialmente accettabile afferma l’assessore all’ambiente Richard Theiner, secondo cui «la situazione per le polveri è sensibilmente migliore ed è stabile, senza superamenti significativi negli ultimi 10 anni. Restano invece elevati i valori riferiti sia al biossido di azoto legato al traffico nelle città e lungo la A22, che al benzoapirene, un idrocarburo correlato alla cattiva combustione a legna. In questi due ambiti restano ancora margini di azione».

Theiner ha presentato i risultati dell’indagine assieme a Georg Pichler, direttore dell’Ufficio aria e rumore, e a Luca Verdi, direttore del Laboratorio di chimica fisica dell’Agenzia provinciale per l’ambiente.

Per quanto riguarda le polveri sottili (PM10), dal 2005 ad oggi la soglia giornaliera di 50 microgrammi al metro cubo, che non deve essere superata per più di 35 giorni in un anno, viene varcata meno di frequente. A Laces, ad esempio, se nel 2016 si erano registrati 20 superamenti, nel 2017 sono stati solo 7. «Di tanto in tanto si verificano singoli superamenti del valore limite, ma le polveri sottili non costituiscono più un grande problema» ha riferito Theiner che comunque intende migliorare ulteriormente la situazione. Per una componente delle polveri sottili, il benzoapirene, si registra invece una situazione particolare. L’Unione europea indica quale valore obiettivo (con invito, ma non obbligo a intervenire) una media annuale di 1 nanogrammo al metro cubo, soglia che viene superata in alcuni comuni delle aree rurali. «Il benzoapirene fa parte degli idrocarburi policiclici aromatici – ha spiegato Pichler – è una sostanza solida, tossica e cancerogena che si lega alle particelle di polvere presenti nell’aria e viene respirata e depositata nei polmoni. Si forma non per il traffico, ma per il 70% è da addebitare alla cattiva combustione a legna nei piccoli impianti domestici».

Punti di rilevamento quali piazza Adriano a Bolzano o l’autostrada del Brennero, con dati significativi per l’inquinamento da biossido di azoto, risultano infatti essere i migliori per i valori di benzoapirene, proprio perché distanti dagli effetti della combustione domestica. Ma anche in questo caso non mancano i progressi: sempre a Laces, il valore di 3,6 nanogrammi al metro cubo di benzoapirene registrato nel 2016 è diminuito l’anno scorso sino a raggiungere gli 1,7 nanogrammi al metro cubo nel 2017. Ciò grazie non solo alle condizioni climatiche favorevoli, ma anche in virtà della campagna di sensibilizzazione “Riscaldare con la legna, ma bene!” avviata dall’Agenzia provinciale per l’ambiente assieme all’associazione provinciale degli spazzacamini dell’APA. «Anche nel 2018 – ha detto Richard Theiner – saranno proposte nuove iniziative di sensibilizzazione, e non è escluso che si possano prevedere delle multe per chi non si attiene ad un uso corretto della propria stufa».

Una delle sfide più grandi da affrontare è rappresentata dalla necessità di ridurre il biossido di azoto (NO2). Nel 2010 la UE ha stabilito un valore limite annuale di 40 microgrammi al metro cubo, e nello stesso anno la Provincia ancora ha approvato assieme ai comuni un programma per la riduzione dell’inquinamento da NO2. «Nonostante gli sforzi profusi e le misure poste in essere non si è ancora riusciti a rispettare il valore limite – ha affermato Theiner – lungo la A22 e sulle strade più trafficate a Bolzano, Merano, Bressanone e Laives, si registrano valori elevati di biossido di azoto».

Pressoché invariati i valori rilevati lungo l’autostrada del Brennero, ovvero 62 microgrammi al metro cubo a San Pietro Mezzomonte, nelle immediate vicinanze della sede stradale, e 44 microgrammi a Ora, a una distanza di 30 metri. Lo stesso dicasi per i valori di Bolzano, con medie annuali sopra il valore limite in via Claudia Augusta (43 microgrammi al metro cubo) e in piazza Adriano (42 microgrammi al metro cubo). Per le emissioni di ossidi di azoto il maggior responsabile (64%) rimane il traffico, in maniera particolare il diesel (92%) che, anche se di nuova generazione, a parità di classe Euro, produce molte più emissioni di NO2 rispetto ai veicoli a benzina.

Un fenomeno particolare che si riscontra soprattutto a Bolzano è l’effetto “canyon”, che si crea in vie a forte traffico delimitate su entrambi i lati da palazzine. Qui, mentre le emissioni da riscaldamento si disperdono verso gli strati atmosferici alti, i gas di scarico dei veicoli in transito permangono al suolo dove si concentrano. In queste strade le concentrazioni di biossido di azoto sono ben oltre il limite. «Con i nuovi metodi di rilevamento con campionatori passivi, oltre che delle stazioni di rilevamento fisse – ha spiegato Luca Verdi – per la prima volta il laboratorio di chimica fisica ha raccolto i dati riferiti alle concentrazioni di NO2 in 4 punti lungo via Roma, a Bolzano. Vi sono però altre vie problematiche in quartieri residenziali di Bolzano, dove il problema del biossido di azoto è comunque diffuso, e a Merano. Da questo punto di vista vi è la necessità di adottare dei provvedimenti».

«Se non si è ancora riusciti a rispettare il valore limite – ha aggiunto Theiner – vi sono varie ragioni. Fra queste, il fatto che per i veicoli diesel le emissioni non sono state ridotte tanto quanto promettevano le case automobilistiche. Inoltre, le emissioni del traffico pesante sull’A22 sono diminuite per il rinnovo del parco mezzi, passato a Euro 6, ma questo sviluppo è stato compensato dall’incremento del traffico del 9% tra il 2012 e il 2016». Tra le misure già adottate a livello locale, ad esempio, a Bolzano è stata vietata la circolazione di veicoli Euro 0, 1 e 2 già da molti anni, e l’assessore all’ambiente ha annunciato che «entro la fine di aprile sarà pronto un pacchetto di misure armonizzate e concordate fra comuni e Provincia». Dal punto di vista legale, se le misure previste non sortiranno l’efficacia sperata, è possibile introdurre dei divieti di circolazione che potranno essere introdotti gradualmente: a partire dal 1 gennaio 2019 con gli Euro 3, per poi passare agli Euro 4 e 5. Il prerequisito per questo provvedimento è proprio che tale misura sia inclusa nei piani per l’aria pulita, ovvero nel programma di riduzione dell’inquinamento da NO2. «L’obiettivo – ha ribadito Theiner – è riuscire a rispettare il valore limite annuale di 40 microgrammi al metro cubo entro 5 anni, ovvero per il 2023, obiettivo che perseguiamo con molta convinzione, perché si tratta della nostra aria».

Benché la competenza per l’autostrada del Brennero sia dello Stato e della UE, la riduzione dell’inquinamento rimare l’obiettivo perseguito con il progetto europeo BrennerLEC (Lower Emissions Corridor) che punta a un traffico di transito maggiormente rispettoso della salute della popolazione residente e più compatibile con le caratteristiche del territorio sensibile attraversato quale le Alpi. A tal fine si punta a creare un “corridoio a emissioni ridotte” con la riduzione dinamica della velocità massima legata alla situazione attuale e prevista della qualità dell’aria nel tratto tra Egna a San Michele. Una prima fase progettuale si concluderà ad aprile, e gli esiti saranno presentati in maggio. Per trasferire il traffico pesante dalla strada alla rotaia vi sono invece incentivazioni con la “RoLa” fino a Trento e, a livello Euregio, con l’introduzione della eurovignetta.