Appassionata dedica al Genio di Salisburgo con un ritratto in punta d’archetto
È un’appassionata dedica a Wolfgang Amadeus Mozart e ai suoi immortali Quartetti d’Archi il terzo concerto in cartellone per la Stagione cameristica 2018 dell’Associazione Chamber Music Trieste: lunedì 19 marzo (ore 20.30) al Teatro “Verdi” di Trieste, Sala Ridotto “Victor De Sabata” appuntamento con “Un ritratto in punta d’arco”, il concerto affidato al rinomatissimo Leipzig String Quartet, da trent’anni sulle scene internazionali, fra i più celebrati Quartetti d’Archi sulla scena cameristica internazionale.
Conrad Muck e Tilman Büning violino, Ivo Bauer viola e Matthias Moosdorf violoncello offriranno al pubblico di Trieste una raffinata e piacevole selezione dalle partiture del Genio austriaco, con il Quartetto n.1 in sol maggiore K.80, il Quartetto n.8 in fa maggiore K.168 e il Quartetto in si bemolle maggiore “La Caccia” K.458.
Il Leipzig String Quartet è composto da tre musicisti che furono prime parti della famosa Gewandhaus Orchestra di Leipzig, prima di decidere nel 1993 di dedicarsi completamente alla musica da camera. Dopo gli studi con l’Amadeus Quartet e con Gerhard Bosse, Hatto Beyerle e Walter Levin, il Quartetto ha vinto numerosi premi e riconoscimenti, come il Secondo Premio all’International ARD Munich Competition nel 1991, il Busch Brothers Award e il Siemens Music Prize nel 1992. Si è esibito in oltre 40 nazioni ed è stato invitato nei più importanti festival: vanta un ampio repertorio quartettistico, con oltre 300 lavori di 100 diversi compositori. Il Quartetto si dedica anche alla musica contemporanea e ai lavori dei compositori moderni: le registrazioni spaziano da Mozart a Cage e includono i lavori completi di Brahms, Mozart, Mendelssohn-Bartholdy, Schubert e della Seconda Scuola Viennese. Dal 1992 il Quartetto ha un contratto di esclusiva per Dabringhaus&Grimm Music Productions (MDG).
Un Mozart quattordicenne compose il suo primo dei suoi 26 Quartetti per Archi, il K80 in Sol Maggiore, in una locanda di Lodi, il 15 marzo 1770, “alle 7 di sera” durante una sosta sulla via per Bologna. A Milano, il compositore aveva avuto modo di ascoltare quartetti di Sammartini e di cogliere la lezione di un linguaggio strumentale lineare, di eleganza melodica e nello stile “preclassico” italiano: per questo l’architettura del Quartetto è in tre brevi tempi della stessa tonalità, con prevalenza dei violini rispetto alle due parti inferiori, viola e violoncello. Se il Quartetto n.8 in fa maggiore K.168 risale a tre anni più tardi e apre il ciclo “viennese”, il Quartetto in si bemolle maggiore K. 458 reca il sottotitolo “La caccia” per il gusto un po’ rustico del primo tema dell’Allegro assai vivace e suscita emozione per quel senso di profonda poesia racchiuso nell’Adagio, anticipazione delle elegantissime inflessioni di canto affidate al personaggio di Tamino nel primo atto del Flauto magico.