L’equipe sanitaria dell’Ospedale universitario di Padova realizza il primo trapianto di rene “cross over” al mondo da donatore deceduto

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Zaia: «ancora un esempio dell’eccellenza del sistema sanitario veneto»

Per la prima volta al mondo, è stata avviata con esito positivo la prima catena di trapianto di rene da vivente tra coppie donatore-ricevente incompatibili innescata da un donatore deceduto. Lo ha annunciato il Centro Nazionale Trapianti, specificando che un paziente in lista d’attesa ha ricevuto un organo da donatore deceduto e la donatrice vivente per lui incompatibile è stata sottoposta al prelievo del rene.

Il progetto, presentato durante gli Stati generali della Rete Trapiantologica italiana dalla dottoressa Lucrezia Furian dell’equipe del Centro trapianti di Rene di Padova, è stato realizzato dall’equipe del centro trapianti di rene dell’Azienda ospedaliera Universitaria di Padova, diretta da Paolo Rigotti, in collaborazione con il laboratorio del centro interregionale di immunogenetica NIT di Milano e il laboratorio regionale di immunogenetica dell’Ospedale di Camposampiero.

Il programma di trapianto di rene da vivente in modalità “cross over” è utilizzato per consentire la trapiantabilità di pazienti che hanno un donatore vivente per loro incompatibile. In concreto viene data la possibilità ad una coppia donatore-ricevente, tra loro incompatibili, di ricevere e donare un rene incrociando le loro compatibilità immunologiche con quelle di altre coppie donatori-riceventi nella stessa condizione. La sequenza degli incroci viene detta “catena di trapianto cross over” ed è un programma di donazione e trapianto di rene da donatore vivente.

«La novità del programma realizzato – sottolinea Rigotti – sta nel fatto che per la prima volta questo programma è stato avviato utilizzando un donatore di rene deceduto. Considerando che il numero dei donatori deceduti allocati presso un centro trapianti è nettamente superiore alla disponibilità dei donatori da vivente, questo consentirà di aumentare il pool di potenziali donatori compatibili da utilizzare per l’avvio di un numero maggiore di catene che coinvolgano coppie incompatibili e pazienti difficilmente trapiantabili».

Soddisfatto del risultato il governatore del Veneto, Luca Zaia, che dell’efficienza della sanità regionale ha fatto un fattore distintivo della sua azione di governo. «Il sistema trapiantistico della Sanità veneta si dimostra ogni giorno di più all’avanguardia, non solo per il livello tecnico dei suoi chirurghi e per l’efficienza della sua organizzazione, ma anche per la capacità di cercare e attraversare nuove frontiere per dare nuove speranze di vita a malati che, senza il trapianto, non ne avrebbero – ha detto Zaia -. Con orgoglio mi complimento con i protagonisti della nuova impresa, che sono Veneti e che rispondono al nome del Centro Trapianti di Rene dell’Azienda Ospedaliera di Padova diretto dal professor Paolo Rigotti, in collaborazione con il Laboratorio del Centro Interregionale di Immunogenetica Nord Italian Transplant di Milano e con il Laboratorio Regionale di Immunogenetica dell’ospedale di Camposampiero”.