Unimpresa contesta le conclusioni di Draghi quanto al raggiungimento del livello antecrisi
Secondo la Banca centrale europea, saranno stati recuperati tutti i posti di lavoro, in Europa, rispetto al 2013, ma solo in Germania l’occupazione cresce sistematicamente e in misura minore in Francia, ma tutti gli altri paesi arrancano o sono ancora sotto tale livello.
Dati che il Centro studi di Unimpresa contesta basandosi sui dati: dDal 2009 al 2013, ci sono 3 milioni di lavoratori tedeschi in più: da 40,8 milioni a 44,2 milioni (+8%). Nello stesso periodo di tempo, in Italia i posti di lavoro sono aumentati di appena 284.000 unità, peraltro tutti nel 2017: nel nostro Paese nel 2009 lavoravano 24,9 milioni di persone, salite a 25,2 milioni a giugno dello scorso anno (+1%); il picco più basso è stato registrato nel 2013 e nel 2014 con la forza lavoro scesa a 24,3 milioni. Tra i principali paesi dell’area euro, l’Italia è quello con la crescita più lenta, mentre il risultato migliore è dell’Austria (+8,16%).
Per la Francia, è stata registrata una variazione positiva pari a 1 milione (+3%), da 26,8 milioni a 27,8 milioni. Tre i casi con saldo negativo: Grecia (-659.000 unità, -13%), Portogallo (-126.000 unità, -2,55%), Spagna (-480.000 unità, -2%).
Secondo l’analisi di Unimpresa, complessivamente, in tutta l’area euro, c’è stato un aumento dell’occupazione, trascinato principalmente da Germania e Francia, pari a 4,7 milioni di posti in più, da 151,1 milioni a 155,8 milioni (+3%). «L’attuale architettura dell’Unione europea favorisce solo alcuni Paese e in particolare la Germania. Noi crediamo nell’Europa unita e nella moneta unica, ma è divenuta improcrastinabile una riforma complessiva delle regole, in modo da consentire a tutti i paesi membri di crescere e di far aumentare l’occupazione» commenta il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.
Secondo lo studio di Unimpresa, basato su dati della Banca centrale europea, dal 2009 al 2017 (secondo semestre), nell’Area euro l’occupazione è passata da 151.149.000 unità a 155.891.000 unità, con un incremento di 4.742.000 unità (+3,14%). Il totale dell’occupazione nei paesi che adottano la moneta unica è cosi progredito: 150,3 milioni nel 2010, 150,5 milioni nel 2011, 149,8 milioni nel 2012, 148,9 milioni nel 2013, 149,8 milioni nel 2014, 151,3 milioni nel 2015, 153,3 milioni nel 2016. In Italia, il totale degli occupati è passato da 24.926.000 unità del 2009 a 25.210.000 unità del 2017 con un incremento di 284.000 unità (+1,14%): nel nostro Paese nel 2010 gli occupati erano 24,7 milioni, nel 2011 24,8 milioni, nel 2012 24,7 milioni, nel 2013 24,3 milioni, nel 2014 24,3 milioni, nel 2015 24,4 milioni, nel 2016 24,8 milioni.
In termini percentuali, è l’Austria (+8,16%) il paese che ha fatto registrare il risultato migliore, seguito dalla Germania (+8,14%), dall’Irlanda (+7,90%), dalla Slovacchia (+7,35%), dal Belgio (+5,47%), dalla Francia (+3,78%), dai Paesi Bassi (+2,86%) e dall’Italia (+1,14%). Tra i paesi che hanno presentato un saldo negativo, il dato peggiore è quello della Grecia (-13,65%), seguito dai risultati di Portogallo (-2,55%) e Spagna (-2,40%). Nell’area euro l’occupazione è cresciuta del 3,14%.