Da Assocamerestero un’agenda mondiale per le imprese emiliano-romagnole della filiera agroalimentare

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Made in Italy imprese sugli scudi

Realizzati circa 900 incontri “B2B” con buyer esteri selezionati dalle Camere di commercio italiane all’Estero di Belgio, Canada, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Messico, Regno Unito, Spagna, Svizzera e USA

Quasi 900 incontri d’affari “B2B” sono stati organizzati da Assocamerestero – l’associazione di Unioncamere e delle Camere di commercio Italiane all’Estero (CCIE), soggetti imprenditoriali privati, esteri e di mercato – e da Unioncamere Emilia-Romagna per le imprese del territorio del settore agro-alimentare, con particolare focus sul comparto biologico.

La manifestazione fa parte del progetto “True Italian Taste” (www.trueitaliantaste.com), coordinato da Assocamerestero con il supporto di 21 Camere di commercio Italiane all’estero dei Paesi coinvolti nell’incoming e finanziato dal ministero dello Sviluppo economico in collaborazione con ICE Agenzia nell’ambito della Campagna di promozione strategica per la valorizzazione del prodotto italiano in rapporto al fenomeno dell’“Italian Sounding”.

Hanno aderito agli incontri “B2B” 30 tra importatori e distributori esteri provenienti rispettivamente da Belgio, Canada, Francia, Germania, Lussemburgo, Olanda, Messico, Regno Unito, Spagna, Svizzera, USA e operanti nelle filiere del retail, ingrosso ed e-commerce per prodotti di media e alta gamma. 113 le aziende dell’Emilia-Romagna partecipanti agli incontri di affari che appartengono invece per il 70% al comparto biologico e sono ben distribuite su tutto il territorio della regione anche grazie al lavoro di individuazione fatto dalle Camere di commercio locali.

«È certamente significativo – afferma Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna – che il progetto abbia trovato una adesione convinta e numerosa da parte delle aziende produttrici emiliano-romagnole del settore agroalimentare, al punto che è stato necessario ampliare il numero delle sessioni degli incontri di affari con i buyer selezionati, sessioni che poi si sono svolte con ritmi intensi. Il seminario ha presentato così una offerta articolata e differenziata per produzioni e provenienza provinciale, a dimostrazione dell’alto livello delle nostre imprese, in particolare nel settore del biologico, che è quello al quale in questo momento viene riservata grande attenzione».

Le produzioni presentate sono state in molto diversificate: salumi, formaggi, aceto balsamico (di Modena e Reggio Emilia, alcuni biologici), olio EVO, prodotti da forno, pasta, prodotti conservati, caffè, cioccolato, vino (anche biologico), sugo di pomodoro, fruit & vegetable, altri prodotti anche biologici. Proprio nel biologico l’Emilia-Romagna nel 2017 ha registrato un aumento delle superfici coltivate di oltre il 20% rispetto all’anno precedente e sono le aziende che producono e trasformano quelle che segnano l’incremento maggiore.

«Con “True Italian Taste” le Camere di commercio italiane all’Estero – afferma Gaetano Fausto Esposito, segretario generale di Assocamerestero – stanno lavorando da quasi due anni per allargare la conoscenza dei prodotti agroalimentari autenticamente italiani, per aiutare il consumatore estero a distinguerli da quelli “Italian Sounding” che, attraverso l’utilizzo di parole, colori, immagini e riferimenti geografici sulle etichette e sulle confezioni, inducono ad associare erroneamente il prodotto locale a quello autentico italiano». Fenomeno, quello dell’“Italian Sounding”, che alimenta un giro d’affari di circa 60 miliardi di euro annui, includendo anche i danni arrecati dall’agropirateria.

Un’attenzione particolare è riservata ai prodotti agroalimentari certificati, che sono sempre più ricercati in tutto il mondo. L’Italia può contare su 818 Indicazioni Geografiche registrate a livello europeo, quasi 15 miliardi di valore alla produzione, che si traducono in 8,4 miliardi di valore all’export. Questi prodotti valgono adesso l’11% dell’industria alimentare e il 28% dell’export agroalimentare nazionale (nel 2015 era il 21%).