Impianto all’avanguardia tecnologica in grado di “dialogare” con il mare e le sue necessità
«Un’opera strategica per il territorio, sbloccata dopo oltre un decennio di attesa, che per la città di Trieste significa poter disporre di un impianto di depurazione all’avanguardia e innovativo da un punto di vista ambientale». Questo il concetto espresso a Trieste dall’assessore regionale all’Ambiente ed energia del Friuli Venezia Giula, Sara Vito, assieme al sindaco di Trieste, Roberto Dipiazza, e alla presidente dimissionaria della Regione, Debora Serracchiani, durante la cerimonia di avvio dell’esercizio provvisorio del depuratore di Servola al termine dei lavori durati 3 anni e mezzo.
Ora seguirà adesso un breve periodo di settaggio e se nei prossimi 12 mesi non si rileveranno anomalie, l’impianto consentirà di superare la procedura d’infrazione europea pendente per inadempienze nei confronti della Direttiva comunitaria sul trattamento dei reflui».
Un progetto «da oltre 52 milioni di euro – ha sottolineato Vito – la cui realizzazione si presentava particolarmente complessa. Nonostante ciò, i tempi di consegna sono stati rispettati mantenendo sempre alta l’attenzione sulla sicurezza, prova ne sia l’assenza di infortuni». Vito, che ha acceso l’impianto premendo il pulsante di avvio, ha poi manifestato la «propria soddisfazione» per il processo di funzionamento del depuratore, in grado di regolare l’intensità dei trattamenti in base al fabbisogno di nutrienti espresso dal mare. Inoltre, grazie alle tecnologie adottate, verrà garantita una depurazione più efficace utilizzando una superficie inferiore di circa un terzo rispetto allo spazio utilizzato adottando soluzioni tradizionali.
Particolarmente significativa, secondo Vito, la collaborazione tra AcegasApsAmga e l’Osservatorio geofisico sperimentale (Ogs), impegnato in un monitoraggio costante della quantità di sostanze nutrienti presenti in mare per garantire l’equilibrio dell’ecosistema. «Ci è stata lasciata – ha puntualizzato Vito – un’eredità pesante: un problema serio relativo alla qualità della depurazione delle acque nella nostra regione al quale siamo riusciti a dare risposte concrete attese dal territorio e anche dall’Unione europea, vista la procedura di infrazione».
La cura dell’ambiente inoltre è anche testimoniata dal fatto che per la disinfezione delle acque non verrà utilizzato il cloro, ma le radiazioni ultraviolette. Una soluzione senza alcun grado di invasività che contribuirà a rendere l’acqua restituita al mare ancora più pulita, eliminando i microrganismi patogeni e i parassiti dalle acque contaminate.