Rossi: «non è referendum sul governo provinciale». Ma alle elezioni regionali del prossimo autunno rischiano grosso. Manuali: «Rossi con Panizza aveva annunciato il cappotto, ma non sono riusciti a fare nemmeno un impermeabile»
L’esito elettorale nelle urne del Trentino ha fatto fischiare le orecchie dei maggiorenti dei partiti di centro sinistra che amministrano la provincia di Trento. Il presidente della provincia, l’autonomista Ugo Rossi ha fatto spallucce dinanzi alle clamorose trombature del suo segretario di partito e di molti esponenti della sua maggioranza.
Personaggi di spicco sono stati “giustiziati” dall’esito delle urne: ne escono sconfitti l’ex sindaco di Trento, ex presidente della provincia ed ormai ex deputato Lorenzo Dellai candidato in Valsugana nelle liste della Lorenzin doppiato dal leghista Maurizio Fugatti, il segretario del Patt ed ex assessore provinciale all’agricoltura ed ormai ex senatore Franco Panizza per mano del meloniano Andrea De Bertoldi che è riuscito a prevalere per una manciata di voti in quello che doveva essere il collegio blindato del centro sinistra. Per non dire delle sconfitte dolorose in casa PD per l’assessore comunale di Trento Maria Grazia Franzoia e per l’ormai ex deputato e fresco presidente dell’Assemblea del Consiglio d’Europa, Michele Nicoletti per il quale si era scomodato lo stesso Renzi per garantirgli la rielezione e il mantenimento della prestigiosa carica europea. Senza dimenticare il clamoroso flop del pluriassessore provinciale Tiziano Mellarini, che dopo avere scalzato e detronizzato la sua segretaria di partito, Donatella Conzatti, è stato sonoramente battuto proprio dalla stessa Conzatti trasmigrata tra le fila di Forza Italia.
Ne esce un panorama che dovrebbe suonare come un campanello di allarme per chi sta governando ininterrottamente il Trentino da oltre 20 anni. Ma così no sembra. Per Ugo Rossi «l’esito delle elezioni è molto chiaro per i rapporti di forza e anche nella sua incertezza a causa della legge elettorale. Per l’autonomia questa situazione d’incertezza non va bene, i risultati migliori si realizzano quando c’è un contesto stabile e ordinato con interlocutori chiari con i quali ci sia condivisine dei valori. Oggi, chi ha vinto, a partire dal Movimento 5 Stelle, deve ancora dimostrare la sua capacità di comprendere cosa significa autonomia e autogoverno. Valuteremo strada facendo come verrà affrontato questo tema».
«A livello locale – ha aggiunto Rossi – mi auguro che con tutti i nuovi eletti in Trentino ci possa essere una piena collaborazione sui temi fondanti della nostra autonomia speciale e che nel breve periodo si ci sia sostegno pieno rispetto ad alcune questione aperte in termini norme di attuazione, come la concessione dell’A22. Quello di domenica è stato un voto nazionale e non referendum sul governo provinciale e auspico che in questa fase nel centro sinistra autonomista nessuno parta da posizioni personali o prerogative di partito».
Le forze politiche che hanno vinto le elezioni politiche non hanno tardato a ricordare a Rossi la realtà: «poco prima del voto, Rossi aveva dichiarato solennemente che il centro sinistra trentino avrebbe fatto un cappotto e lo stesso suo segretario ed ormai ex senatore Panizza aveva diffuso un sondaggio farlocco che assegnava loro tutti i collegi e che vedeva il Patt raddoppiare i consensi, ma ad urne chiuse è chiaro che lui e la sua maggioranza non è riuscito a fare nemmeno un impermeabile – dichiara il coordinatore di Forza Italia Trentino, Giorgio Manuali -. Sarebbe meglio che Rossi desse risposte concrete ai Trentini circa crescita e sviluppo, recuperando il ritardo nei confronti sia della provincia di Bolzano che dell’Italia. E per le elezioni regionali del prossimo ottobre, il risultato di domenica è un ottimo viatico».
Per Rodolfo Borga, capogruppo in Consiglio provinciale della Civica Trentina, «il voto di domenica, di certo inaspettato, quantomeno nelle sue dimensioni, ha segnato una pesantissima sconfitta non soltanto per il centrosinistra nazionale, ma anche per la coalizione che da vent’anni governa il Trentino. Come prevedibile, Rossi e soci hanno cercato di derubricare il risultato a riflesso del voto nazionale, minimizzando le componenti locali della loro disfatta e rilevando come già in altre occasioni le urne abbiano penalizzato il centrosinistra, che poi ha comunque vinto per distacco le elezioni provinciali. A nostro avviso, se da un lato c’è del vero in quanto sostengono gli orfani di Dellai e Panizza, è altrettanto vero che la cocente sconfitta presenta evidenti aspetti locali, che in altre occasioni (pensiamo al 2006 od al 2008) non sussistevano».
Per Borga «il risultato elettorale conseguito dai vari esponenti del centro sinistra autonomista usciti bocciati dalle elezioni non può certamente essere semplicisticamente ricondotto al “vento nazionale”. Detto questo, Civica Trentina ritiene che il voto di domenica costituisca una base importante per provare a presentare agli elettori trentini una proposta di cambiamento finalmente competitiva. Dati alla mano è necessario conquistare al centrosinistra almeno 15 punti percentuali, corrispondenti agli elettori che transitano da una parte all’altra dalle politiche alle provinciali, non ritenendo evidentemente sufficientemente credibile e seria la proposta alternativa a chi ci governa da 20 anni». «Impresa non facile, ma certamente non impossibile – prosegue Borga -. Anche perché l’insoddisfazione nei confronti del centrosinistra è palpabile anche in settori sociali ed economici che fino ad ora si sono sempre sentiti garantiti dal centrosinistra».
L’economia è il settore che la maggioranza Pd-Patt-Upt che governa il Trento ha maggiormente trascurato, con il risultato che la crescita è decisamente inferiore rispetto all’Alto Adige e, per alcuni versi, inferiore persino alla media del NordEst e di quella italiana. Le risorse ci sono: basterebbe iniziare ad allocarle bene, guardando alla loro ricaduta sull’economia piuttosto che continuare nell’assistenzialismo e a favorire i soliti “amici degli amici”. E anche il tema della concessione dell’A22, società che potrebbe essere molto meglio gestita se alla testa ci fossero amministratori capaci piuttosto di politici più o meno trombati, Rossi dovrebbe iniziare a mettersi il cuore in pace, visto che in seno al ministero ai Trasporti ci sono più di un problema che osta al “regalo” che Renzi ha voluto concedere in cambio dell’ospitalità elettorale della Boschi nel collegio di Bolzano.