Melegatti: il via libera al concordato del Tribunale spiana strada ad acquisto di Hausbrandt

0
851
hausbrandt fabrizio zanetti
Il gruppo trevigiano conferma interesse dopo decisione tribunale Verona per la creazione di un polo alimentare intergrato

Via libera alla salvezza della Melegatti dal Tribunale di Verona, che ha concesso il concordato preventivo per la storica azienda del pandoro. L’annuncio lo dà Hausbrandt Trieste 1892 Spa, l’azienda trevigiana del caffè che aveva dato la disponibilità a rilevare l’azienda dolciaria.

Hausbrandt aveva già fatto pervenire al giudice fallimentare un milione di euro per far ripartire la produzione pasquale, ma era stata fermata per motivi tecnici. Ora, il tribunale ha dato il via all’operazione ben più importante di acquisizione, che metterà in sicurezza i lavoratori attualmente in cassa integrazione.

L’azienda trevigiana ha annunciato di avere «già pronta la struttura finanziaria per poter procedere con l’acquisizione di Melegatti» e ha confermato il proprio «interesse nel portare avanti l’operazione». Il concordato ha una durata di 120 giorni, con la possibilità di proroga massimo di ulteriori 60, qualora l’azienda decidesse di presentare istanza al Tribunale. Il termine per il deposito del piano di risanamento al Tribunale scaligero scade il 9 marzo, ed è presumibile che nei prossimi appuntamenti istituzionali si stabilirà di allungare i tempi.

Hausbrandt aveva avanzato al tribunale di Verona la manifestazione di interesse per la casa del pandoro dopo il fallimento dell’operazione con il fondo maltese Abalone, nell’intento di rilevarla per risanarla, creando un gruppo dell’alimentare “Prodotto in Veneto”. Il Tribunale aveva quindi invitato Fabrizio Zanetti, presidente di Hausbrandt, a presentare entro il 23 febbraio un piano di rientro del debito di Melegatti, dimostrando la conferma all’intenzione di acquisire l’azienda dolciaria.

Se l’operazione di Hausbrandt andrà in porto – come tutto sembra -, il patron Zanetti si porterà a casa l’azienda che ha “inventato” il pandoro, brevettato da Domenico Melegatti nel 1894. La crisi dello storico marchio del dolce natalizio è deflagrata all’inizio di ottobre 2017, quando la produzione si è fermata e i lavoratori sono scesi sul piede di guerra. Novanta dipendenti diretti e circa 250 stagionali, tra lo stabilimento storico di San Giovanni Lupatoto (Verona) e quello, nuovo, inaugurato a febbraio 2017 a San Martino Buon Albergo con un investimento di 10 milioni di euro, di fatto mai decollato. Una storia di eccellenza dell’alimentare italiano che rischiava di spegnersi. Una crisi partita dalla lunga e tormentata lite tra i due rami della famiglia, da un lato i Ronca-Perazzoli, che hanno oltre il 60% delle quote, dall’altra i Turco, soci di minoranza e che ora pare essere definitivamente cessata.