Ma intanto ne critica la padronanza della lingua tedesca: «una ragazzina di III elementare lo parla meglio». Intanto, la Meb pontifica di quell’autonomia speciale che voleva abrogare…
La campagna di sostegno dei maggiorenti della Svp a favore dei candidati paracadutati nelle liste del PD altoatesino non teme di sconfinare nel grottesco se non nel ridicolo.
Richiesto di intervenire in un pubblico dibattito a sostegno di Maria Elena Boschi, il re degli ottomila, Reinhold Messner, in un afflato che gli ha fatto dimenticare le sue recenti critiche al modo di gestione dell’ambiente da parte della maggioranza Svp-Pd, ha dichiarato che «stimo molto Maria Elena Boschi. Ha la stoffa per diventare presidente del Consiglio, forse non domani ma in un futuro più lontano». E a proposito della sua scarsa conoscenza con la lingua di Goethe, Messner ha detto che «Boschi lavora tanto e non ha il tempo per studiarlo. In questo momento non è indispensabile, basta avere a cuore l’Alto Adige». Peccato solo che poco prima, intervenendo ad una trasmissione radiofonica nazionale, l’abbia un po’ sbertucciata, affermando che «una bambina di terza elementare, se di madrelingua, sa meglio della Boschi il tedesco». Tacendo del fatto che in Alto Adige che se uno non sa il tedesco è praticamente impossibilitato a lavorare nel privato e, soprattutto, in quel pubblico che la Meb da Laterina vorrebbe ambire a rappresentare.
Ma Messner scala la parete verticale di vetro della politica con la disinvoltura di un geco: «Boschi è in grado di far capire al resto dell’Italia che l’invidia nei nostri confronti non è giustificata. Lei può far comprendere agli italiani cosa significa la nostra autonomia: è il frutto della nostra storia complessa, drammatica e difficile, quando i sudtirolesi non potevano usare la loro madrelingua. L’Italia – ha proseguito – deve essere fiera di averci dato questa autonomia forte che è un esempio per tutto il mondo, non solo per l’Europa». Per il Re degli ottomila, va salvato «il grande progetto che è l’Europa e per questo serve un primo ministro italiano credibile, capace di trasmettere i valori italiani a Bruxelles».
Affogata nel brodo di giuggiole dispensatole da Messner, Maria Elena Boschi nel dibattito ha rilanciato il suo nuovo credo autonomista affermando che «l’autonomia non è un privilegio, se viene attuata in modo responsabile e solidale come in Alto Adige, che non è un’isola staccata dal resto dell’Italia». Boschi ha evidenziato l’impegno del singolo per il territorio in Alto Adige: «qui non solo non ci sono le buche sulle strade, ma neanche sui sentieri», ha scherzato ma non tanto, sapendo cosa succede soprattutto a Roma. Secondo Boschi, l’Alto Adige non è solo un modello per la sua autonomia, ma soprattutto per la gestione della sua autonomia: «si tratta di buone pratiche che possono essere un esempio anche per altre zone del mondo, come l’Ucraina, è possono essere uno strumento contro le tendenze di secessione dolce in Europa, dalla Padania alla Catalogna. I tentativi di mettere in discussione l’autonomia sono sempre arrivati da governi del centrodestra». Una professione di autonomismo che rende lecito credere anche all’illibatezza di Ilona Staller.
Peccato che solo l’altro giorno Boschi abbia dato buca a Letizia Giorgianni, presidente dell’associazione dei risparmiatori truffati da Banca Etruria, incidentalmente candidata tra le fila di Fratelli d’Italia, che è salita fino a Bolzano nel tentativo di avere un confronto con la giovane sottosegretaria vittima di un attacco influenzale che l’ha costretta tutto il giorno rintanata in albergo. «La sottosegretaria fugge dal confronto. I manager che hanno piazzato prodotti ad alto rischio mandando sul lastrico migliaia di famiglie sono ancora al loro posto. Invece di aiutare le aziende hanno finanziato gli amici degli amici. Purtroppo — dice Giorgianni — lo scandalo banche non è ancora finito. Dopo le elezioni ci saranno nuove rivelazioni sul Monte dei Paschi. Ora la Boschi è venuta a rifugiarsi a Bolzano perché in Toscana non l’avrebbero eletta. Ma anche qui avete avuto problemi con le banche, in particolare con la Cassa di risparmio. E lei cercherà di mettere tutto a tacere» ha ribadito Giorgianni facendo un parallelo tra i risparmiatori mandati sul lastrico da Banca Etruria e gli azionisti di Carispa che hanno visto precipitare il valore dei loro titoli, sollecitando così la secca la replica di Carlo Costa, vicepresidente di Carispa e membro della direzione nazionale Pd, nume tutelare della Boschi in terra altoatesina: «questo consiglio a ha risanato la banca. Oggi Sparkasse è sana».
Ma alla piccata difesa d’ufficio di Costa risponde il segretario altoatesino di Fratelli D’Italia, Alessandro Urzì: «non molto tempo fa Luigi Parisotto, ex direttore di Banca Italia andato da poco in pensione, ha sostenuto che qui in Alto Adige il conflitto d’interessi ha danneggiato molto i risparmiatori . La questione delle banche è centrale anche qui in Alto Adige. Secondo il Centro tutela consumatori e utenti in Alto Adige sono stati ben 73.000 i risparmiatori danneggiati dagli investimenti delle banche altoatesine. Per quanto riguarda la Cassa di Risparmio il fondo Dolomit si è svalutato del 36%, mentre il valore delle azioni è sceso da 359 euro nel 2008 a uno di 100 euro nel 2015. Azioni che ora non si riescono nemmeno a vendere. Tutto questo invece di finanziare imprese e famiglie».