Via libera al decreto del Mef per attuare la Sga per la gestione dei crediti deteriorati delle banche venete

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La struttura consentirà di “trattare” i crediti non rilevati da Banca Intesa, cercando di massimizzare il risultato 

euro soldi mazzette vario taglio 2Dopo diversi mesi di attesa, è arrivato il decreto del ministero Economia e Finanza per trasferire i crediti deteriorati delle ex banche venete che non erano transitati a Intesa alla Sga del Tesoro. Si tratta di 17,8 miliardi di euro di prestiti con un valore contabile netto di 9,9 miliardi che lo Stato attraverso una gestione “paziente” conta di recuperare quasi per intero replicando quanto avvenuto con il Banco di Napoli.

Se però non ci dovrebbero essere grandi problemi per gli 8,9 miliardi di sofferenze, più spinoso appare il tema degli 8,4 miliardi di inadempienze probabili (e scaduti per 0,2) per i quali il recupero stimato è di 5,4 miliardi. Si tratta quasi sempre prestiti ad aziende vive che hanno bisogno di nuova finanza o altre forme di sostegno per poter pagare i fornitori o incassare le fatture e che invece dal giugno scorso sono in una situazione di sostanziale blocco. 

Secondo la nota diffusa dal ministero, la Sga potrà anche procedere a operazioni di ristrutturazione visto che è un intermediario finanziario (ex art 106). Non è chiaro però in che modo la Sga opererà in mancanza di una rete “fisica” e di personale specializzato nelle procedure di fido e attività bancaria operativa oltre che su quali risorse finanziarie potrà contare in un momento in cui, per le aziende, la velocità di reazione è importante allo scopo di evitare che tali inadempienze scivolino in sofferenze mettendo poi a repentaglio la vita delle stesse imprese. 

Il comparto bancario, sotto la spinta della Bce e della Banca d’Italia, sta iniziando a spianare la montagna di sofferenze e alzare le coperture. Molti gruppi, piccoli e grandi, stanno varando un’accelerazione delle procedure di riduzione o di gestione interna anche in vista dell’esame Srep e dell’arrivo delle norme sull’addendum ad aprile. Peraltro la Commissione Ue farà uscire, secondo indiscrezioni, le sue norme a metà marzo riferite comunque solo sui nuovi crediti in sofferenza (8 anni per accantonare al 2005 i garantiti e due per i non garantiti). E proprio sui flussi dall’osservatorio Abi-Cerved arrivano notizie incoraggianti grazie alla ripresa in corso. Il tasso di nuove sofferenze tornerà entro il 2019 ai livelli pre-crisi del 2008.