L’Orchestra Concerto de’ Cavalieri per alla Società Filarmonica di Trento

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filartn Concerto de Cavalieri strings credit Paolo Soriani 1
L’ensemble specializzata nella musica antica italiana propone un programma spaziante da Vivaldi a Corelli passando per Albinoni, Scarlatti e Sarro

filartn Concerto de Cavalieri strings credit Paolo Soriani 1Il Concerto de’ Cavalieri si è rapidamente imposto all’attenzione del pubblico come una delle formazioni di maggiore interesse nel panorama della musica antica italiana ed è protagonista della serata musicale organizzata dalla Società Filarmonica di Trento per lunedì 19 febbraio (ore 20.30).

Il nuovo ensemble è stato fondato a Pisa, presso la Scuola Normale Superiore, dove Marcello Di Lisa ha riunito musicisti attivi, anche come solisti, in importanti realtà di musica antica in Italia ed Europa. A motivare il rapido successo del gruppo è stata un’interpretazione che coniuga intensa vitalità, forti contrasti, brio e ricchezza di suono a una profonda ricerca filologica e rispetto della prassi esecutiva su strumenti originali. 

L’attività dell’ensemble si estende dal repertorio tardo seicentesco delle diverse scuole musicali italiane ed europee alla musica del primo Romanticismo. Un lavoro strettamente legato anche alla ricerca, a progetti precisamente indirizzati alla riscoperta e diffusione di specifici repertori come quello romano firmato da Alessandro Scarlatti. Presente nel mondo discografico con l’etichetta della Sony, il Concerto de’ Cavalieri nelle sue ormai numerose tournée internazionali collabora regolarmente con solisti come Daniela Barcellona o, come succede per Trento, l’incredibile flautista svizzero Maurice Steger. Nato a Winterthur nel 1971, Maurice Steger ha studiato alla Musikhochschule di Zurigo. Dopo aver vinto i premi più prestigiosi ha conquistato le platee del mondo intero, passando dall’Europa all’America suonando assieme all’Akademie für Alte Musik, Europa Galante, Accademia Bizantina o I Barocchisti con artisti quali Hilary Hahn, Fabio Biondi, Diego Fasolis, Andreas Scholl, Thomas Quasthoff e Cecilia Bartoli. Assolutamente affascinante e seducente il suo virtuosismo, qui unito a un suono orchestrale altrettanto intenso.

Il programma della serata riporta gli spettatori indietro esattamente di trecento anni, all’inizio del XVIII secolo. A quell’epoca l’Italia era spartita tra decine di potentati, spesso in disaccordo tra loro; pur nella divisione politica riuscì ad affermarsi nella penisola un gusto musicale sorprendentemente unitario. La culla del nuovo stile fu la Roma all’avanguardia dei cardinali Pamphilj e Ottoboni, mecenati dei più grandi artisti dell’epoca, tra cui, oltre a Händel e Metastasio, spiccava Arcangelo Corelli. Uno dei suoi Concerti grossi – editi postumi nel 1714 – apre giustamente la serata, in quanto si deve a Corelli il merito di aver codificato la forma definitiva e compiuta di questo genere, che contemporanei e posteri ricalcheranno in maniera pressoché letterale: da un lato i solisti, detti concertino, dall’altro il tutti dell’orchestra; per quanto semplice, il gioco tra soli e orchestra permetteva al compositore di proiettare un caleidoscopio di effetti dinamici e timbrici. 

Pochi generi strumentali ebbero tanto successo come il concerto per uno o più solisti, che si diffuse per tutta Europa e ovviamente anche in Italia, dove fu declinato secondo i gusti locali. Nella capitale del Regno Alessandro Scarlatti lo nobilitò con un uso raffinato del contrappunto; visionarie ci appaiono le armonie che aprono il suo Concerto in fa minore. Meno ardita è invece la musica di Sarro, che tuttavia regala al flauto un’incantevole melodia nel suo Larghetto. 

I veneti Vivaldi e Albinoni parvero invece voler infondere nel concerto lo spirito mercuriale e adrenalinico della laguna. In Vivaldi soprattutto, la forma si piega all’esigenza del solista, quasi traslato musicale dell’individualismo mercantile della Serenissima. Nel Concerto per flautino – vera rarità nel repertorio italiano – il discorso musicale rifugge qualsiasi logica precompositiva, si abbandona all’estro estemporaneo, articolandosi tra acrobazie sonore, che solo un vero virtuoso è capace di eseguire. 

Programma

A. Corelli (1653-1713)

Concerto grosso op. 6 n. 4 (Adagio. Allegro – Adagio – Vivace – Giga. Allegro)

A. Vivaldi (1678-1741)

Concerto per flauto e archi RV 437 (Allegro – Largo – Allegro) 

A. Scarlatti (1685-1757)

Concerto grosso n. 1 in fa min. (Grave. Allegro – Largo – Allemande)

A. Vivaldi 

Concerto per archi RV 121 (Allegro molto – Adagio – Allegro)

D. Sarro (1679-1744)

Concerto per flauto 2 violini, viola e b.c. in la min. (Largo – Allegro – Larghetto – Spiritoso)  

A. Vivaldi

Concerto per archi RV 156 (Allegro – Adagio – Allegro)

T. Albinoni (1671-1751)

Sinfonia in sol min. (Allegro – Larghetto – Allegro) 

A. Vivaldi 

Concerto per flautino RV 443 in Do magg. (Allegro – Largo – Allegro molto)