Il Pil 2016 del Trentino è cresciuto al 1,1% o crollano allo 0,5%?

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Querelle tra gli istituti di statistica delle due province, con quello dell’Alto Adige che corregge al ribasso, ma quello del Trentino rilancia al rialzo. Le economie di Trento e Bolzano continuano a marciare a velocità differenti

grafico statistica pil crescitaNel 2016 l’economia del Trentino è cresciuta più della media nazionale attestandosi al+1,1%, oppure è crollata sotto attestandosi ad un misero +0,6%? La domanda se la sono chiesti in molti vedendo i dati diffusi dall’Istituto di statistica della provincia di Bolzano che aveva diffuso dati comparati tra le due province e i territori confinanti, facendo emergere il Trentino come l’ultimo in fatto di crescita.

Una girandola di numeri ballerini, che hanno mandato in fibrillazione la politica trentina. A settembre 2017, l’Ispat di Trento stimava la crescita della provincia ad un confortante livello del +1,1% rispetto al 2016, superiore alla media del Pil italiano attestatasi al +0,9%. Quella del Trentino era in linea con quella del NordEst a +1,2%, in testa nel confronto nazionale. Tutto bene, quindi? Affatto, perché a fine anno l’Istat ha corretto le stime formulate dall’Ispat, portando alla luce una realtà dolorosa per la maggioranza di centro sinistra al timone della provincia di Trento: nel 2016 Italia a +0,9%, Bolzano +2,2%, Trento +0,5%. 

Nei giorni scorsi l’Astat di Bolzano confermava queste cifre, mettendole a confronto con Germania, Austria e Svizzera. «Dal 2014 il Pil dell’Alto Adige è cresciuto in linea con l’andamento del Pil di Austria, Germani e Svizzera. Il Trentino ha invece un Pil stazionario, mentre l’Italia, dopo il crollo del 2013, registra una leggera ripresa, ma fatica a recuperare i livelli pre-crisi». A livello di Pil pro-capite, l’Alto Adige è a quota 42.500 euro, poco sotto al Tirolo (43.700 euro), mentre il Trentino è a 35.000 euro. Una forchetta che per gli amministratori del Trentino è come spargere sale su una ferita. E subito partono le bordate ad alzo zero da parte degli esponenti delle opposizioni. Per il deputato Riccardo Fraccaro (M5S), «il centrosinistra sta trascinando la Provincia di Trento verso l’orlo del baratro: la revisione al ribasso del Pil 2016 da parte dell’Astat, che passa dall’1,1% di settembre allo 0,5, è la pietra tombale sulle politiche della giunta provinciale. È il disastro economico della coalizione Pd-Patt-Upt». «Rossi e i suoi alleati renziani e dellaiani – aggiunge Fraccaro – sono riusciti a stroncare la produttività del territorio e a deprimere l’economia reale. Il M5s ha proposto un pacchetto di misure per lo sviluppo, a partire dalla abolizione dell’Irap alle imprese e dall’azzeramento dell’addizionale Irpef ». 

Per la Lega Nord «vengono confermati i nostri timori, già dichiarati nei mesi scorsi nell’aula del consiglio provinciale, che vedono il Trentino crescere molto meno del dato medio italiano. Viene così a cadere quel dato psicologico che prevede che il Trentino abbia una crescita sempre superiore al dato medio italiano. Nel 2016 ciò non avverrebbe e l’Italia, che ingloba anche le zone meno sviluppate del mezzogiorno, riesce a fare molto meglio della Provincia di Trento, con buona pace del presidente Rossi aveva dichiarato che facevamo “terrorismo economico” spiegando che il dato definitivo avrebbe visto sicuramente il Trentino fare meglio del Paese Italia. Si tratta di uno scenario molto grave che dimostra come le politiche economiche degli ultimi anni portate avanti dalla giunta provinciale non riescono a garantire la crescita e gli investimenti per far ripartire il Pil provinciale. Serve un’iniezione pesante di minore burocrazia, minori tasse, minori vincoli amministrativi».

Dinanzi a quella che avrebbe tutte le caratteristiche di una Waterloo economica la provincia di Trento rilancia e punta sulla verità dei numeri, confermando la previsione dell’Ispat relativa alla crescita dell’1,1% del Pil nel 2016. Lo fa anche sulla base di un fatto verificabile: l’Istat nazionale spesso fatica a “fotografare” correttamente, nelle sue proiezioni preliminari, il possibile andamento del Pil del Trentino, tant’è che spesso le sue previsioni sono significativamente inferiori rispetto al dato finale.

La provincia di Trento giustifica la sua affermazione facendo ricorso ai dati storici guardando alla crescita del Pil nel 2014: il dato preliminare dell’Istat, elaborato nel novembre 2015, era di – 0,6% (un dato quindi negativo). Un anno dopo la previsione dell’Istat aveva cambiato di segno: era + 0,6. Il dato finale, confermato nel 2017, è + 0,4. Ma qual era stata invece la previsione dell’Istituto provinciale di statistica-Ispat? Nel 2015 parlava di +0,1%. Una previsione, come si vede, più prudente rispetto a quanto poi la stessa statistica nazionale ha effettivamente confermato, ma più vicina alla realtà di quella formulata originariamente dall’Istat. La stessa cosa è avvenuta nel 2013. La proiezione inziale dell’Istat era stata -0,2%. Il dato finale ha registrato invece + 0,5%.

Quale la spiegazione? «Il dato preliminare dell’Istat nazionale sulla crescita del Pil in Trentino – come quello sul 2016 ripreso qualche giorno fa dall’Astat altoatesina e oggetto di alcuni interventi anche a mezzo stampa di questi giorni – si basa soprattutto su un indicatore, quello sull’andamento delle forze lavoro. La Provincia autonoma di Trento, tramite l’Ispat, ne utilizza un maggior numero, ed è in grado quindi di elaborare previsioni in genere più esatte».

Per il presidente della Provincia, Ugo Rossi, il dato  più significativo da rilevare, però, al di là delle percentuali, è che «il Pil complessivo in Trentino è sempre in crescita dal 2013: era pari a euro 18.832,35 nel 2015 (+1 %) ed è stimato, lo ripetiamo, in 19.123,53 nel 2016 (+1,1%). In termini di Pil pro capite il dato 2015 è pari a 35.500, in crescita rispetto al 2014 di 1.000 euro, e posiziona il Trentino fra le realtà più ricche d’Italia (migliori risultano solo Alto Adige e Lombardia) e dell’Europa (il Trentino è fra le prime 50 regioni su un totale di 268)».

Rimane comunque il fatto che a Bolzano suono più bravi che a Trento nel gestire la stessa Autonomia speciale e l’economia del territorio, visto che tra i Pil di Trento e Bolzano continua a “ballare” una differenza di 7.500 euro procapite, mica bazzecole.