Presentati i risultati del progetto europeo coordinato dall’Università di Verona volto a chiudere la catena del valore abbattendo gli sprechi
Sempre più spesso gli scarti civili ed industriali possono trasformarsi in un’autentica miniera d’oro oltrettutto evitando le problematiche connesse con il loro smaltimento e l’inquinamento ambientale. A Carbonera, in provincia di Treviso, è stata inaugurata la prima fabbrica di materiali rinnovabili ottenuti dalle acque reflue civili.
L’impianto è frutto del progetto europeo “Smart-Plant” dedicato al recupero delle risorse dagli scarichi fognari che ha coinvolto 25 partner sotto il coordinamento dell’Università di Verona, con i finanziamenti di Horizon 2020, che entro 4 anni di tempo dovrà dimostrare la fattibilità della gestione circolare dai reflui urbani. Il progetto europeo coinvolge nove paesi che attraverso le competenze dei propri centri di ricerca, università e aziende hanno elaborato un piano per la trasformazione degli impianti di depurazione esistenti in vere e proprie bio-fabbriche.
Il principio di base di “Smart-Plant” è volto a studiare, provare e valutare tutte quelle tecnologie che permettano il recupero dei materiali ancora riutilizzabili contenuti nei reflui fognari come cellulosa, biopolimeri, fertilizzanti e, ovviamente, acqua integrandole negli impianti di depurazione già esistenti. Tutta la “materia rinnovabile” recuperata viene quindi lavorata per ottenere nuovi prodotti e beni di consumo.
Il progetto prevede sette tecniche di riciclo tra cui il recupero della cellulosa dai fanghi, il trattamento anaerobico tradizionale dei liquami con recupero secondario del biogas, un nuovo tipo di rimozione di nutrienti biologici noto come “SCEPPHAR” (Phosphorus Enhanced Short-cut Enhanced and PHA Recovery) e il recupero terziario di azoto e fosforo quali fertilizzanti agricoli.
Il progetto ha realizzato 5 sistemi pilota in altrettanti impianti municipali di depurazione, compresi anche due siti di post-elaborazione, studiando nuovi modelli di partenariato pubblico-privato per collegare il settore idrico all’industria chimica e ai suoi segmenti a valle, come il comparto edilizio o quello agricolo.
Per l’assessore regionale all’ambiente, Gianpaolo Bottacin, «il progetto si inquadra in un circolo di virtuosità che vede il Veneto, come Regione ma anche come progetti pubblico-privati, al top per quanto riguarda i molteplici aspetti legati alla raccolta differenziata e al recupero di materiale rinnovabile. Ho molto apprezzato il coinvolgimento di diversi altri Paesi europei, che potranno ulteriormente contribuire allo sviluppo di questa tecnologia, in un settore in continua espansione come quello dei depuratori municipali».