Negli spazi di Ca’ Foscari a Venezia la mostra “Il gioiello della Via della Seta: arte buddhista di Dunhuang”

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Per la prima volta in Italia, la mostra ha già fatto tappa al Paul Getty Conservation Institute di Los Angeles e alla The Prince’s School of Traditional Arts di Londra

Dunhuang arte rupestre buddha 2Per la prima volta in Italia, negli Spazi Espositivi dell’Università Ca’ Foscari, sarà possibile “esplorare” il magnifico complesso rupestre di Dunhuang, situato nella provincia occidentale cinese del Gansu, fra l’altopiano del Tibet, la Mongolia e il deserto del Gobi, grazie alla mostra “Il gioiello della Via della Seta: Arte buddhista di Dunhuang” che si terrà dal 22 febbraio all’8 aprile nella sede centrale dell’ateneo veneziano.

La mostra è il frutto della collaborazione avviata con la Dunhuang Academy e la Dunhuang Culture Promotion Foundation, coorganizzatori dell’iniziativa, e si pone in un’ottica di rafforzamento dello scambio tra culture diverse promosso dalla prorettrice alle relazioni internazionali di Ca’ Foscari, Tiziana Lippiello. Il fine è quello di consolidare una collaborazione amichevole lungo la Via della seta attraverso queste due prestigiose istituzioni e far conoscere al pubblico italiano l’arte buddhista di Dunhuang, un importante sito storico caratterizzato da grotte buddhiste di immense dimensioni inserite nella “Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco”. 

Non solo arte buddhista ma anche dipinti murali che ritraggono scene della vita e della società cinese dei secoli IV-XIV, la vita quotidiana a Dunhuang, un crocevia di culture lungo la Via della Seta. La mostra è una testimonianza viva e concreta degli scambi commerciali e culturali che hanno animato nel corso dei secoli l’antica via della seta, oggi valorizzata e riproposta dal governo cinese nella formula “Belt and Road”, o “One Belt One Road” per indicare quella via privilegiata che favoriva le relazioni diplomatiche, commerciali e culturali dell’Eurasia.

Un complesso costituito da 735 grotte in totale, con lunghezza di 1680 m, arricchite da più di 2.000 statue e 45.000 mq di dipinti parietali.

«Ospitare ‘Il gioiello della Via della Seta: Arte buddhista di Dunhuang’, è motivo di orgoglio e costituisce un’iniziativa di grande rilievo per Ca’ Foscari nell’anno del suo centocinquantesimo anniversario – dichiara il rettore dell’Università Ca’ Foscari, Michele Bugliesi -. La scelta di Venezia e di Ca’ Foscari come sedi dell’esposizione non poteva essere più felice e appropriata, se guardiamo ai molteplici tratti comuni che legano le due città: Venezia, perla dell’Adriatico, e Dunhuang gioiello del deserto del Gobi; Venezia che diede i natali a Marco Polo, e Dunhuang che fu raggiunta da Marco Polo nel corso del suo viaggio in Asia; Venezia e Dunhuang che insieme contribuirono a dare un forte impulso ai commerci, alla trasmissione di idee, credenze, costumi, e alle espressioni artistiche dei popoli incontrati da Marco Polo e dai viaggiatori che lo precedettero e seguirono».  

Le grotte di Dunhuang sono un luogo colmo di tesori culturali e artistici ben noto sia in Cina che all’estero, e costituiscono una testimonianza molto importante del processo di integrazione della cultura cinese e delle altre culture dell’Eurasia. I lavori di costruzione durarono un millennio, dal quarto secolo al quattordicesimo. Le grotte hanno preservato la meravigliosa e preziosa arte buddista e il ricco contenuto dei documenti storici, culturali e artistici. Inoltre sono state nominate “il tesoro artistico buddista”, “l’enciclopedia del medioevo” e “la galleria d’arte nel deserto”, rappresentando concretamente l’evento spettacolare di un incrocio tra culture diverse e di un fondersi di etnie lungo la via della seta. 

Si tratta di un grande complesso religioso buddhista di 492 grotte-santuario scavate nella roccia che si sviluppò a partire dal IV secolo. Per quasi mille anni si arricchì di nicchie e grotte magistralmente decorate con dipinti parietali, affreschi e gruppi scultorei di stucco dipinto per una superficie totale di più di 45.000 metri quadrati. Le opere furono eseguite da artigiani locali e commissionate da monaci, notabili e mercanti buddhisti così come dai sovrani dei regni cinesi, tibetani e centroasiatici che si susseguirono nel controllo di questo importante centro economico culturale e religioso dell’antichità. Lo stile degli affreschi e delle sculture è prevalentemente cinese ma riflette anche influenze centro asiatiche, sasanidi, indiane e tibetane.

Attraverso i dipinti parietali, le opere riprodotte e le riproduzioni delle grotte si vuole rappresentare il passato e il presente di Dunhuang da vari punti di vista quali la storia, la geografia, l’arte e l’artigianato, le religioni, la letteratura, l’economia e la scienza. La mostra intende presentare la cultura millenaria di Dunhuang accumulatasi con il passare del tempo attraverso la suggestione della riproduzione dei luoghi che verranno, per così dire, “visitati a distanza”.

La modernità della cultura di Dunhuang si esprime attraverso l’analisi approfondita su vari livelli che vanno dallo sfondo culturale di Dunhuang, passando per il suo processo di formazione, il contenuto artistico delle grotte, il traffico sulla via della seta, gli edifici antichi dell’antica Cina, i costumi tipici delle varie etnie, la musica e la danza influenzata dalla cultura indiana. 

La mostra sarà divisa in tematiche: “Il maestoso palazzo del Buddha”, “Musiche e danze nella Terra Pura”, “Architettura”, “Costumi e make-up”, “Motivi Ornamentali”, “Pitture murali”, “Conservazione delle grotte di Dunhuang”.