Il magico violoncello di Mario Brunello inaugura la Stagione sinfonica della Fondazione Arena di Verona

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Il musicista nel doppio ruolo di solista e direttore interpreta pagine di Bach, Kourliandski e Saint-Saëns

Brunello GiulioFavotto 7Venerdì 9 febbraio (ore 20.00; replica sabato 10 febbraio alle ore 17.00), la Fondazione Arena inaugura la Stagione sinfonica 2018 al Teatro Filarmonico di Verona con un concerto di Mario Brunello nel doppio ruolo di sirettore dell’Orchestra areniana ed interprete solista sia al violoncello che al violoncello piccolo.

Un gradito ritorno per il celebre artista di Castelfranco Veneto, impegnato in un accattivante programma che va dal barocco al contemporaneo e che, in pieno spirito del periodo del Carnevale, intende divertire il pubblico fino a coinvolgerlo in prima persona nell’esecuzione musicale.

Il concerto presenta in apertura la celeberrima “Toccata e Fuga in re minore” BWV 565 di Johann Sebastian Bach proposta nell’orchestrazione di Leopold Stokowski, a cui segue sempre di Bach il “Concerto in re maggiore” BWV 1054 in una rara esecuzione di Brunello con il violoncello piccolo. 

La prima proposta è certamente fra gli esempi di musica barocca più noti, sia per la sua prorompente forza espressiva sia grazie al mondo del cinema che l’ha consacrata al grande pubblico – come non ricordarla nel capolavoro disneyano “Fantasia” proprio nella trascrizione sinfonica di Stokowski – e alla sterminata lista di altre trascrizioni e adattamenti vari. Composta da Bach non ancora ventenne, la “Toccata e Fuga” nasce per esprimere a pieno le potenzialità dell’organo, forse in onore a quello che Johann Friedrich Wender aveva costruito per la Neuekirche di Arnstadt (rinominata nel 1935 Bachkirche in onore al compositore); dal punto di vista della composizione, la partitura «esuberante per rapsodica varietà ma anche intimamente coesa sul piano motivico, si articola nel succedersi imprevedibile e vorticoso di sezioni successive che rappresentano una vera e propria vetrina delle potenzialità della scrittura virtuosistica all’alba del Settecento» (Raffaele Mellace). 

Il “Concerto in re maggiore” è invece una rielaborazione per clavicembalo del Concerto per violino in mi maggiore BWV 1042, abbassandone la tonalità per adattarsi alle possibilità tecniche dello strumento; di datazione incerta, verosimilmente attribuibile al periodo di Lipsia tra il 1725 e il 1735, rivela una forte influenza vivaldiana di grande spessore musicale. Brunello, seguendo la prassi bachiana di eseguire la medesima partitura con diversi strumenti, parte da questa notazione musicale e propone la propria interpretazione sulle quattro corde del violoncello piccolo, strumento molto amato dallo stesso compositore tedesco.

Segue il particolarissimo quanto coinvolgente “The Riot of Spring” per orchestra e pubblico del giovane compositore moscovita Dmitri Kourliandski, che richiede agli spettatori stessi di diventare parte attiva dell’esecuzione. Kourliandski, classe 1976 ed esponente di spicco della giovane scuola russa contemporanea, concepisce la sua composizione, pubblicata nel 2013, come una vera e propria performance teatrale, nella quale all’orchestra è affidata per lungo tempo un’unica nota mentre i musicisti vengono disposti sul palco e fra il pubblico, per cedere via via i propri strumenti agli spettatori che si fanno interpreti dell’opera stessa. La composizione riflette la poetica di Kourliandski, «che immagina gli strumentisti e i propri strumenti come parti inscindibili di un unico corpo, potente e monolitico, spesso congegnato come meccanismo unitario dove farli suonare (o risuonare) ossessivamente in un incessante tutti orchestrale» (Raffaele Grimaldi).

Completano il programma due composizioni di Camille Saint-Saëns: “Il carnevale degli animali”, omaggio al periodo festoso del Carnevale particolarmente caro alla città di Verona, e il “Concerto per violoncello e orchestra n.1” in la minore op.33. “Il Carnevale”, grande fantasia zoologica come recita il sottotitolo – di cui il brano più celebre è certamente Il Cigno, assunto dal mondo della danza come mitico assolo grazie a Michel Fokine che lo coreografò per la ballerina Anna Pavlova – nasce proprio per celebrare la festività del martedì grasso fra amici e viene eseguito privatamente il 9 marzo del 1886. Come da richiesta del compositore si dovrà attendere però la scomparsa dello stesso e quindi il 1922 per un’esecuzione pubblica: si tratta infatti di una sorta di privata confessione dell’autore (come la definisce Piero Santi), che affettuosamente canzona musicisti famosi oltre che se stesso, all’insegna dello humor e della brillantezza strumentale. Il “Primo Concerto per violoncello e orchestra” conclude il primo appuntamento sinfonico al Teatro Filarmonico. Saint-Saëns lo compone nel 1872 dedicandolo al violoncellista August Tolbecque, primo esecutore l’anno successivo con l’Orchestra del Conservatorio di Parigi; la particolarità della partitura sta nella struttura in tre movimenti che si succedono senza soluzione di continuità, mentre il solista può sfoggiare tutto il proprio virtuosismo in special modo nel passaggio dal secondo al terzo movimento, caratterizzato da «rapide scale, passaggi di ottave, arpeggi veloci, armonici e ascese in registri acutissimi»