Intanto, il Gup di Vicenza ammette come parti civili oltre 5.000 ex azionisti, oltre ad alcune associazioni
Dopo gli iniziali 31 milioni di sequestro preventivo in capo ad alcuni dei presunti responsabili del crack della Banca Popolare di Vicenza, ora i finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Vicenza, su incarico della Procura, hanno eseguito un nuovo sequestro preventivo di 106 milioni di euro nei confronti della Popolare di Vicenza, in liquidazione coatta amministrativa.
Il sequestro, precisa la Guardia di finanza, si inserisce nell’indagine penale riguardante le responsabilità individuate nella gestione dell’istituto di credito. I 106 milioni di euro erano giacenti in un conto corrente aperto presso la filiale di Milano di un istituto di credito nazionale e intestato a “Banca Popolare di Vicenza spa in liquidazione coatta amministrativa”; derivano dalla pregressa liquidazione di asset rimasti nel patrimonio della banca Popolare. Il provvedimento di sequestro fa riferimento al reato contestato di ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza della Consob che, secondo l’accusa, è stato attuato in occasione dell’operazione di aumento di capitale compiuta dalla banca nel 2014.
Intanto, prosegue anche il fronte giudiziario, con il Gup del Tribunale di Vicenza, Roberto Venditti, che ha ammesso nel ruolo di parte civile oltre 5.000 azionisti gettati sul lastrico dal crack della banca. Il Gup non ha ammesso circa settanta richieste, tra cui quelli dei soci “azzerati” che nel 2017 avevano aderito all’offerta della banca di chiudere ogni contenzioso in cambio di un rimborso di 9 euro per azione. Accolte, invece, la richiesta di Bankitalia oltre a quelle di associazioni di consumatori come Adusbef e Associazione nazionale azionisti di Bpvi, mentre è stata rigettata quella dell’Associazione noi che credevamo nella Bpvi.