Anche l’Emilia Romagna si candida per il progetto pilota sull’energia elettrica Dtt

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centro enea lago brasimone
Attesi 500 milioni di euro di investimenti sul territorio. Sostegno anche dalla Regione Toscana e dai Comuni dell’Appenino bolognese e toscano. Previste attività sperimentali per 25 anni che attrarranno 250 ricercatori. Tra cantieri, forniture e impiantistica 1.600 nuovi posti di lavoro 

centro enea lago brasimoneLa regione Emilia-Romagna ha ufficializzato la candidatura della sede Enea sul lago del Brasimone, nel territorio di Camugnano sull’Appennino bolognese, per realizzare un impianto pilota di ricerca sull’energia elettrica utilizzando la tecnologia della fusione nucleare.

La Giunta regionale, nel corso dell’ultima seduta, ha approntato gli atti formali per concorrere all’assegnazione, cui si è già candidata la regione del Veneto con l’area di Porto Marghera. 

La Regione, oltre a candidare il centro Enea bolognese ha deciso di stanziare, nel caso in cui l’assegnazione venga attribuita all’Emilia-Romagna, 25 milioni di euro per supportare un’iniziativa che ha in sé forti ricadute scientifiche, economiche e occupazionali, dirette ed indirette sia per il territorio montano che per l’intera regione.

Il progetto Dtt (Divertor tokamak test facility) è già stato approvato dal Consorzio europeo EuroFusion e l’Enea è il titolare dell’iniziativa che consentirà di studiare materiali, componenti e soluzioni ingegneristiche per futuri sistemi di produzione di energia pulita e sicura. L’impatto del progetto, se verrà accolto, per l’Emilia-Romagna potrebbe essere consistente, anche dal punto di vista socioeconomico. Sono previsti sul territorio, nell’arco di 7 anni, investimenti per circa 500 milioni di euro. Investimenti che potrebbero generare attività sperimentali per una durata prevista in 25 anni, attraendo 250 ricercatori.

A questo si potrebbe aggiungere, per l’attivazione di cantieri e forniture, l’impiego di aziende impiantistiche di elevata specializzazione scientifica e tecnologica, con conseguenti ricadute anche dal punto di vista occupazionale, stimati complessivamente in circa 1.600 unità. Questo insieme di risorse va ad aggiungersi all’attività di un gruppo di ricerca sulla fusione nucleare composto da circa 90 persone, che da anni lavorano su progetti in questo ambito.

A sostegno della candidatura vi è anche la Regione Toscana (che investirà 3 milioni di euro), le amministrazioni e le comunità locali dell’Unione dei comuni dell’Appenino bolognese, la Città metropolitana di Bologna e la Città metropolitana di Firenze, nonché le amministrazioni locali e le comunità del versante toscano. Inoltre, le Università di Bologna, Università di Firenze e Università Pisa hanno espresso la disponibilità e l’interesse a contribuire al progetto con propri gruppi di ricerca nell’ambito della fisica, dell’ingegneria energetica, dei materiali che potranno avvalersi di questa infrastruttura come opportunità per la propria attività scientifica.