Commissione bicamerale banche, nulla di fatto

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«Vigilanza inefficace», relazione finale non unitaria. Casini: «non c’è stato inciucio tra FI e PD». M5S: «non indica i veri colpevoli»

commissione bancheAlla fine, la Commissione speciale d’inchiesta sugli scandali bancari finisce in un nulla di fatto con il tentativo di Pier Ferdinando Casini di far convogliare tutti i gruppi politici verso una posizione condivisa, e quindi avallare una relazione unitaria al termine dei tre mesi di lavoro della Commissione banche, che non è riuscito.

Il “testamento” della bicamerale di inchiesta è stato così affidato a una relazione di maggioranza, passata con 19 voti favorevoli (Pd e centristi), 15 contrari e 6 astenuti: un voto, positivo ma comunque inferiore al quorum di 21, su cui, evidenziano alcuni, pesano le assenze in Commissione. Fra chi non ha partecipato alla votazione ben tre erano esponenti di Forza Italia ed uno di Gal: se avessero votato tutti “no” avrebbero portato ad un pareggio che avrebbe provocato la bocciatura della relazione. Tanto che Daniele Capezzone del gruppo misto parla esplicitamente di «vergogna» e si chiede se «il Nazareno non finisce mai». 

Una relazione, quella presentata dal vice presidente della Commissione ed esponente del Pd Mario Maria Marino, definita dallo stesso Casini «seria ed equilibrata, non elettorale», che ha puntato il dito in particolar modo contro falle e inefficacia del sistema di vigilanza, avanzando una serie di proposte per evitare in futuro nuove crisi bancarie. La relazione «è passata senza alcuna gloria. E’ stata dichiarata da tutti insufficiente ed è passata solo con i voti del Pd e pochi altri», ha detto il vice presidente Renato Brunetta accusando il Pd di aver voluto «insabbiare tutto, non ha voluto arrivare alla verità, ci arriverà il prossimo Governo e soprattutto il prossimo Parlamento». Tanto che la relazione finale presentata dai gruppi del centrodestra sottolinea come «la piena, effettiva e pronta tutela di risparmiatori, famiglie e imprese dovrà costituire il principale e prioritario obiettivo della futura azione legislativa e di governo». 

Molto critico anche il M5S: la commissione, ha detto Carlo Sibilia, «si è chiusa nel peggiore dei modi, si è infranta la verità sulle coperture che il Pd ha dovuto assicurare ai suoi conflitti di interesse, in particolare a quella di Maria Elena Boschi. Non c’è nessuna proposta seria». 

Il documento approvato, e che Casini ha trasmesso a Camere e Senato, contiene una parte descrittiva di ciò che è accaduto, una parte valutativa e una parte propositiva. Nell’analisi dei fatti e delle vicende di Mps, Veneto Banca, Popolare Vicenza e delle quattro banche poste in risoluzione, in particolare, non mancano le critiche a Bankitalia e Consob. «Nello scenario che ha caratterizzato l’ultimo decennio, l’esercizio dell’attività di vigilanza non si è dimostrato del tutto efficace. La Commissione è giunta a ritenere che in tutti i 7 casi» di crisi bancarie oggetto di indagine «le attività di vigilanza sia sul sistema bancario (Banca d’Italia) che sui mercati finanziari (Consob) si siano rivelate inefficaci ai fini della tutela del risparmio». Per agevolare la comunicazione tra le autorità si invita a creare un archivio unico delle ispezioni e ad allargare i poteri di Bankitalia alla possibilità di usare la polizia giudiziaria per perquisizioni e ispezioni. In primo piano anche l’ipotesi di creare una super procura per i reati finanziari. E, tra le varie misure, rispunta l’idea di una “bad bank” pubblica per la gestione dei crediti difficili. Un particolare rilievo è affidato anche alla necessità di ripensare il diritto penale, creando ad esempio una nuova fattispecie di reati. 

Sulle presunte intese sottobanco, Casini è netto: «non c’è stato un inciucio con Forza Italia sulla votazione della relazione finale, il motivo delle tre astensioni sono state le mancate candidature». Per Casini la relazione «è un documento equilibrato» con una serie di proposte concrete «come quella di alzare i poteri ispettivi a Banca d’Italia o migliorare il coordinamento con la Consob». «Le critiche sono il sale della democrazia», ha aggiunto, ma si tratta di un «documento serio» dove «abbiamo ben distinto i vigilanti e i ladri» conclude Casini.