Giustizia in Regione in affanno con scarse risorse umane e materiali
«Il sistema giustizia ha risorse limitate: serve un cambio di mentalità, sentendoci non più monadi ma una filiera. Nel 2017 il 45% dei processi in Appello è stato definito dalla prescrizione, distruggendo il lavoro e i costi per gestire i procedimenti» ha detto la presidente della Corte d’Appello di Venezia, Ines Maria Luisa Marini, in occasione della cerimonia di inaugurazione del nuovo Anno giudiziario della Corte d’Appello.
Per la presidente della Corte d’appello «rendere meno appetibile la prescrizione è una delle priorità rispetto ai riti alternativi. Sono numeri che indicano una sconfitta per la giustizia perché determinano un diffuso senso di impunità e si incentivano le pratiche dilatorie. Deve essere posta massima attenzione al problema della prescrizione perché rappresenta una sconfitta per la giustizia creando un diffuso senso di impunità, si privano di appetibilità i riti alternativi e si incentivano le pratiche dilatorie».
Per quanto concerne la Corte d’appello, ha aggiunto Marini, restano pendenti alcuni tronconi del processo Mose e alcuni procedimenti per reati di terrorismo di matrice islamica. Crescono i reati legati al furto nelle abitazione. Marini ha poi sottolineato che è necessario coprire tutti i posti vacanti in tutte le figure professionali: i processi – ha rimarcato – non possono arrivare sul tavolo del giudice senza il personale amministrativo che li veicola. «Oggi è però terminato il periodo della supplenza – ha concluso – noi magistrati abbiamo fatto fino in fondo la nostra parte. Non accettiamo più che la colpa della lentezza della giustizia ricada su di noi, ora tocca alle istituzioni centrali fornire le risorse umane necessarie».
Quantoall’efficienza del servizio giustizia, Marini ha sottolineato come «nell’arco di un trienno verosimilmente sarà possibile accorpare ulteriormente uffici giudiziari a piazzale Roma, a Venezia. Si migliorerà l’accesso alla giustizia per il cittadino. Le note positive non si fermano qua: si sono ridotte le pendenze finali, si è ridotto il tempo dei giudizi. Alla grande produttività si è accompagnata l’elevata stabilità delle decisioni, in particolare l’analisi dei flussi evidenzia la possibilità della nostra Corte di aggredire l’arretrato oltre che di portare avanti le sopravvenienze se ci fosse stabile copertura del personale amministrativo».
Potenzialità degli uffici giudiziari che aumenteranno «quando non ci saranno più gli appelli riguardanti l’immigrazione, grazie alla cancellazione dell’appello inserita nell’agosto scorso». Al 30 novembre 2017 le pendenze delle cause iscritte negli ultimi 2 anni, ha sottolineato, si sono ridotte del 57% rispetto all’anno precedente, diminuite le cause finali del 7%, dal 54% al 47% i processi finiti in prescrizioni. In corte d’appello è stato confermato il 67% delle sentenze civili e il 64% di quelle penali. In Cassazione il 76,5% delle sentenze civili e 86,3% di quelle penali, ovvero un tasso di stabilità ben superiore alla media nazionale. Nel settore civile si sono molto incrementate le controversie in materia di protezione internazionale mentre le vicende delle banche venete hanno causato un aumento delle cause per la sezione specializzata delle controversie d’impresa. Procedimenti penali in aumento per armi, rapine, abusi e violenze sessuali.
All’inaugurazione dell’anno giudiziario di Venezia è intervenuto anche il sottosegretario di Stato del Ministero della Giustizia, Cosimo Maria Ferri, secondo cui «gli investimenti per l’informatizzazione saranno di 1,7 miliardi di euro per i prossimi 15 anni. Abbiamo investito nel processo civile telematico, che è entrato in vigore di recente. Un grazie agli operatori che hanno collaborato. Stiamo partendo ora anche sul processo penale». Ferri ha poi ringraziato il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, presente alla cerimonia, perché il Comune ha deciso di puntare sul rinnovo del secondo lotto della cittadella della giustizia, un’opera da 21 milioni di euro.
Quanto al personale amministrativo, il sottosegretario ha ricordato che è stato stipulato «un accordo con la Regione per aiutare gli uffici giudiziari, una collaborazione tra realtà centrali e territoriali che ha dato risultati positivi».
Per il procuratore generale della Repubblica di Venezia, Antonio Mura, «dalle relazioni dei procuratori emerge la costante attenzione sui “reati spia” che per loro natura possono indicare l’infiltrazione della criminalità organizzata su un territorio. E’ mia intenzione promuovere un protocollo operativo con gli uffici requirenti su questo tipo di reati». Mura ha ricordato inoltre «un intervento per bloccare una dinamica incipiente di attività terroristica». Risulta «costante», per il Pg, il numero di reati contro la pubblica amministrazione, «e su questo punto è stata resa operativa un’intesa con la procura generale della Corte dei conti per lo scambio di informazioni, salvaguardando il valore del riserbo delle indagini», mentre «l’elevato tasso di chiusure per prescrizione dei processi è inaccettabile. Il mutamento di rotta è possibile – ha aggiunto Mura – solo con una comunione d’intenti di tutte le fasi della Giustizia. Servono rivelazioni statistiche, serve porre attenzione sulla celerità dei passaggi dei fascicoli e serve, inoltre, inquadrare in una prospettiva di sistema l’apporto di ciascun ufficio. E’ apprezzabile la reintroduzione del concordato con rinuncia dell’appello, paragonabile ai riti alternativi in primo grado».
All’inaugurazione ha presenziato anche il governatore del veneto, Luca Zaia, secondo cui quello di Venezia «è un distretto con magistrati all’altezza della situazione, i risultati si stanno vedendo e soprattutto si stanno affrontando molte questioni. Da parte mia solo il plauso per quanto fatto». Quanto alla notiza che il 45% dei processi finisca in prescrizione «è un grosso problema – ha aggiunto Zaia – perché significa che un processo su due se ne va per la prescrizione. Però c’è anche da dire che oggi sono arrivati i nuovi organici e si spera che questa statistica si possa modificare». La Regione vuole continuare a garantire il proprio apporto per “puntellare” gli organici amministrativi. Resto convinto che ci sarebbe un ragionamento da fare su alcune realtà: penso alle Province e a far in modo che ci sia la possibilità su base volontaria dei dipendenti ad andare a lavorare nelle sedi dei tribunali».