La XVIII edizione del “Festival Verdi” di Parma mostra la sua “rivoluzione”

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Abbado: «iniziativa ormai entrata nel circuito festival internazionali di prestigio»

festival verdi parmaL’anno scorso ha fatto scalpore lo “Stiffelio” con la regia di Graham Vick andato in scena nel secentesco teatro Farnese. Quest’anno al festival Verdi di Parma, per la diciottesima edizione, le esperienze “rivoluzionarie”, o almeno insolite, sono almeno due. 

Il “Macbeth” nella prima versione, che debuttò alla Pergola di Firenze nel 1847, inaugurerà la kermesse il 27 settembre con la regia di Daniele Abbado, la direzione di Philippe Augin, la filarmonica Toscanini e un cast che include due star parmigiane della lirica: il baritono Luca Salsi e il basso Michele Pertusi. E poi – continuando nel progetto di grandi maestri al Farnese – dal 29 andrà in scena “Le trouvère”, la versione francese del “Trovatore” con la regia di Robert Wilson, artista di fama mondiale che nel curriculum ha anche una mostra al Louvre in cui ha fra l’altro trasformato Lady Gaga in un’opera d’arte. 

Sul podio, con l’orchestra del Comunale di Bologna, ci sarà Roberto Abbado, che debutta come direttore musicale del festival. «L’importante – ha spiegato il direttore – è far passare il concetto che dalla prima all’ultima opera Verdi fa un percorso di rivoluzione dell’opera italiana, raccogliendo l’eredità dei suoi predecessori». E dunque in cartellone al festival devono trovare spazio «tutte le opere di Verdi in tutte le versioni scritte da lui». La base resta comunque il lavoro del comitato scientifico (da quest’anno il festival si avvale anche di una nuova rivista scientifica) e l’edizione critica dei lavori verdiani in corso. 

Il percorso che quest’anno ha come filo rosso il male e le forze occulte include anche un nuovo allestimento di “Attila” al Teatro Regio con la regia di Andrea De Rosa, realizzata in collaborazione con l’opera di Stato di Plovdiv. Al teatro “Verdi” di Busseto, invece, è in programma dal 28 settembre la ripresa di “Un giorno di regno” darà l’occasione di conoscersi ai vincitori del concorso Voci verdiane. Insomma la ricetta, ha spiegato la direttrice del Regio Anna Maria Meo, è mettere insieme edizioni critiche e “messe in scena innovative”. 

Ma non solo perché il festival – che come l’anno scorso permette agli spettatori di vedere tutti i quattro titoli in quattro giorni e forse anche per questo ha un 60% di spettatori stranieri – coinvolge fino al 21 ottobre arti diverse e diversi luoghi della città con il programma di “Verdi Off” (che aprirà il 21 settembre con una performance di danza verticale sul campanile duecentesco del Duomo) e appuntamenti con la fisarmonica di Richard Galliano, con la lettura di Macbeth da parte di Sergio Rubini, con concerti, aperitivi in musica, appuntamenti per i bambini e prove aperte. «Ormai – ha concluso Abbado – è giustamente entrato nel circuito dei grandi festival europei e il calendario permette di trovare in ogni momento qualcosa di stimolante».