Cher: «in molti casi si assiste alla locazione turistica di interi alloggi disabitati»
L’impiego di locali privati a uso turistico e a vantaggio di viaggiatori interessati a soluzioni di ospitalità alternative alla tradizionale rete ricettiva alberghiera secondo il modello di un noto portale internazionale concretizza «un inganno nei confronti del consumatore» e l’insorgenza di fenomeni quali evasione fiscale, lavoro irregolare, evasione contributiva e rischi per la pubblica sicurezza.
Sono le conclusioni alle quali giunge un’indagine condotta da Federalberghi di Treviso la quale ha analizzato i 1.174 alloggi nel catalogo del servizio disponibili a dicembre nella provincia. Secondo l’analisi, più della metà degli annunci «si riferisce all’affitto di interi appartamenti disabitati» e dunque non implica alcuna condivisione dell’esperienza turistica con i residenti, sette volte su dieci si tratta di locali fruibili per più di sei mesi l’anno, e dunque non per esperienze occasionali, e nella metà dei casi l’attività non rappresenta una forma integrativa del reddito perché gli inserzionisti gestiscono più di un alloggio, non di rado più di dieci.
Per gli esponenti di Federalberghi, perciò, «il mercato turistico viene inquinato, con danni sia per le imprese turistiche tradizionali sia per coloro che gestiscono in modo corretto le nuove forme di accoglienza». Il presidente trevigiano, Giovanni Cher, si dice «non particolarmente sorpreso dai dati del sommerso, perché assistiamo a questa situazione quotidianamente. Manca, purtroppo, una normativa chiara. Oggi, di fatto, sul piano fiscale non c’è differenza tra chi affitta ad uso residenziale e chi affitta ad uso turistico. Quest’ultimo – conclude Cher – paga le tasse con la cedolare secca come un qualsiasi proprietario ed evade tutta la tassazione specifica per il turismo comprese le regole dell’antimafia, quando, di fatto, affitta un alloggio che diventa fonte di reddito e di business turistico».