Tribunale di Belluno: condannato il capotreno che ha fatto scendere dal convoglio immigrato con biglietto irregolare

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Zaia: «è una vicenda incomprensibile». Puppato: «sentenza incomprensibile». Gardini: «vicenda surreale»

controlli biglietto treno controlloriE’ polemica politica in Veneto dopo la condanna a 20 giorni inflitta dal Tribunale di Belluno ad un capotreno per tentata violenza privata. L’uomo aveva fatto scegliere dal convoglio nel 2014 alla stazione di Santa Giustina un nigeriano, all’epoca residente nel padovano, ma ora lontano dall’Italia perché espulso, ritenendo che non avesse obliterato il biglietto. Quello esibito dal passeggero riportava un’ora posteriore alla data di partenza del treno e questo aveva fatto sospettare che il titolo di viaggio fosse stato alterato. Secondo la testimonianza dell’immigrato, il capotreno lo avrebbe costretto a non risalire dicendogli «se non sali non ti denuncio».

Dopo la condanna, il governatore del Veneto Luca Zaia esprime «piena e totale solidarietà al capotreno coinvolto in una vicenda incomprensibile per la gente comune, e a tutti i lavoratori delle Ferrovie dello Stato, costretti a fronteggiare sempre più difficoltà per il solo fatto di compiere il loro dovere. Fatta questa doverosa premessa invito tutti, a cominciare dal legislatore, a chiedersi quali siano le cause reali che portano a certe situazioni». 

Sul capotreno incombe anche un procedimento per abuso d’ufficio, per aver fatto scendere dal treno il passeggero. «Il fatto che il viaggiatore in questione sia straniero o italiano, bianco o di colore – aggiunge Zaia – non ha alcuna rilevanza. Ha rilevanza il fatto che viaggiava senza aver pagato od obliterato correttamente il biglietto. La vera questione da affrontare sono le leggi colabrodo vigenti in questo Paese, che in un’intera legislatura il Parlamento non ha saputo modificare nella direzione della difesa della legalità invece che di un malinteso garantismo per chi non rispetta le regole del vivere civile».

«Stupito e addolorato per la condanna che ritiene ingiusta»: così i legali del capotreno condannato, gli avvocati Giorgio Azzalini e Jenny Fioraso del foro di Belluno, che ora attendono le motivazioni della sentenza per presentare appello. «Non ci aspettavamo la condanna – sottolineano – anche perché lo stesso Pm aveva chiesto l’assoluzione per il capotreno per il reato di violenza privata per aver fatto scendere il nigeriano». Il giudice ha invece ritenuto di condannare il capotreno per tentata violenza per aver costretto il migrante a non risalire a bordo. Il capotreno aveva verificato il titolo di viaggio irregolare dopo che un collega aveva segnalato il migrante per essere salito senza biglietto su un treno precedente. 

Secondo la ricostruzione dei legali, solo dopo essere stato fatto scendere dal secondo convoglio il nigeriano avrebbe obliterato il biglietto, cercando di far risultare che fosse stato convalidato prima della partenza. Nei confronti del nigeriano, irreperibile perché espulso dall’Italia, perde un procedimento intentato dal controllore per essere stato preso a pugni e calci dall’uomo durante le fasi concitate della discesa dal treno, che ovviamente finirà nel nulla essendo assente l’aggressore.

I commenti politici alla decisione del giudice non sono mancate. Per Elisabetta Gardini, capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo, «la vicenda ha del surreale: se si viaggia in treno senza il giusto biglietto, si paga la multa o si scende alla prima fermata. Non c’è scritto da nessuna parte che queste regole valgano solo per i cittadini onesti e docili. Purtroppo, sempre più spesso le cronache ci raccontano di controllori e capotreni aggrediti e malmenati e poiché la realtà non è conforme al politicamente corretto, autori di queste aggressioni sono molto spesso persone che non avrebbero nessun titolo per essere sul territorio italiano». Per l’esponente azzurra, «è commovente la campagna contro la violenza dove il figlio ipotetico di un ferrovieri, facendo chiaro riferimento alle carrozze dei treni, dice che pensava il suo papà avesse a che fare solo con principi e principesse. Aspettiamo il principe che raddrizzi questa storia e sarà sicuramente un giudice d’appello. Nel frattempo esprimiamo solidarietà a tutte le donne e gli uomini che lavorano quotidianamente sui mezzi pubblici e alle loro famiglie».

«Esprimo vicinanza e solidarietà al capotreno Andrea Favaretto, condannato per aver fatto scendere dal treno un passeggero nigeriano senza biglietto che in precedenza lo aveva aggredito sul binario. L’accusa è di violenza privata: della serie oltre il danno la beffa» afferma Elena Donazzan, assessore regionale al lavoro del Veneto di Forza Italia. Si tratta, rileva, «di una sentenza assurda, che punisce una persona che aveva semplicemente fatto il suo dovere e mette in seconda piano la gravità di una condotta che ormai lascia esasperati i cittadini onesti, quella di chi sentendosi protetto dal buonismo e dalla tolleranza pelosa si prende gioco delle regole del vivere civile». Donazzan racconta un episodio che l’ha vista protagonista: «anch’io un mese fa sul treno Bologna-Padova ho fatto lo stesso aiutando i controllori a far scendere dal treno tre stranieri senza biglietto. Mi devo autodenunciare?»

Dubbi sulla sentenza anche dalla senatrice PD, Laura Puppato: «devo ammettere sinceramente di non aver compreso la sentenza che ha condannato un capotreno per un gesto che sembrerebbe assolutamente in linea con il doveroso e corretto comportamento professionale del suo ruolo».