Economia italiana in chiaroscuro: produzione industriale invariata a novembre 2017

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Quagliano: «le misure fin qui adottate per sostenere la crescita sono largamente insufficienti». Attese in calo anche per il Centro studi di Intesa Sanpaolo

grafico doppio indice crescita caloProduzione industriale in stallo in novembre sul livello di ottobre 2017. Rispetto allo stesso mese del 2016, l’incremento è invece del 2,2%. Secondo gli indici Istat, in novembre la produzione industriale italiana è ritornata al livello del gennaio 2012 con un gap del 6,1% sul massimo del 2011 raggiunto con la ripresina iniziata nel 2009 dopo il crollo del 25,9% a cavallo tra 2008 e 2009.

Lo stallo di novembre è dovuto all’arrestarsi della crescita dell’indice relativo alla fabbricazione dei mezzi di trasporto (-1,7%) e a cali in altri nove comparti tra i quindici considerati dall’Istat. L’andamento negativo di questi settori annulla, nell’indice complessivo, la crescita che si è registrata nella fabbricazione di prodotti chimici (+1,8%), nella produzione di farmaceutici (+4,2%), nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (+0,6%), nella metallurgia e fabbricazione di prodotti in metallo (+0,5%) e nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (+5,0%).

Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, «è del tutto evidente che le misure fin qui adottate per sostenere la crescita sono largamente insufficienti in quanto la ripresina iniziata nel 2016 non ha consentito di raggiungere neppure il massimo toccato al termine della prima “V” dell’andamento a “W” che ha caratterizzato la produzione industriale dall’inizio della crisi. Si tratta di una situazione molto grave per il nostro Paese in quanto la produzione industriale ha un peso notevole sull’economia italiana, il cui apparato manifatturiero è il secondo d’Europa. Ovviamente – sottolinea Quagliano – l’insufficiente crescita della produzione industriale incide anche sulla ripresa del prodotto interno lordo che nel 2017 ha accelerato, ma ha raggiunto un tasso di crescita che è ancora largamente inferiore alla media europea».

Anche il dettaglio per settore di attività economica risulta in peggioramento rispetto al mese scorso: il calo della produzione manifatturiera sarebbe più accentuato al netto del volatile comparto farmaceutico (+4,2% m/m, +17,9% a/a). Mezzi di trasporto e altre industrie manifatturiere, pur in rallentamento, mantengono un robusto incremento tendenziale (attorno al 5% a/a in entrambi i casi). Viceversa, diversi comparti risultano in calo rispetto a un anno prima, in particolare computer, elettronica e ottica (-6,3%), industrie alimentari (-1,7%), tessili e abbigliamento (-1,3%), legno, carta e stampa (-1,1%). 


 In sintesi, la produzione industriale è in rotta per una stagnazione nell’ultimo trimestre del 2017, dopo due trimestri centrali dell’anno molto forti (+1,1% e +1,4% t/t). Ciò implica (a meno di un inatteso boom a dicembre) che l’industria non dovrebbe aver contribuito al valore aggiunto nei mesi invernali; in altri termini, dovranno essere i servizi a sostenere l’attività economica in modo da evitare una stagnazione del PIL a fine anno.

Secondo il Centro studi di banca Intesa Sanpaolo, nell’ultimo trimestre del 2017 c’è da attendersi un rallentamento congiunturale del PIL, stimabile a 0,2% da 0,4% t/t precedente senza peraltro non intaccare la previsione di una crescita media annua di 1,5%. 
E’ possibile che quello finale del 2017 possa essere stato un trimestre di “assestamento” per la produzione industriale (dopo come detto un semestre molto forte), e non l’inizio di un’inversione di tendenza. Il rischio è che il ritmo di crescita possa affievolirsi nel corso dell’anno, per via degli effetti dell’euro forte e delle ripercussioni di un’eventuale ingovernabilità all’indomani delle elezioni politiche.