Due ottimi concerti e un CD di un’ensemble che richiama in Basilica appassionati da ogni parte del mondo
Di Giovanni Greto
Non finisce di stupire e di entusiasmare la Cappella musicale della Basilica di San Marco di Venezia – questo il nome per esteso, anche se per comodità la si indica come Cappella Marciana – grazie alle doti del suo direttore, il compositore, musicologo, ricercatore, editore musicale Marco Gemmani, attualmente anche docente di direzione di coro e composizione corale presso il Conservatorio Benedetto Marcello di Venezia.
Due convincenti concerti hanno avuto luogo in quello spazio particolare che risponde al nome di Basilica di San Marco. Il primo, organizzato dalla Fondazione Levi con la collaborazione della Procuratoria di San Marco, ha voluto rendere omaggio, nel cinquecentesimo anniversario dalla nascita, al “musico perfetto” Gioseffo Zarlino (1517-1590), a conclusione di un convegno di studi. Compositore, organista e teorico, nacque a Chioggia ma nel 1541 si trasferì a Venezia, ove nel 1565 fu nominato maestro della Cappella Marciana – era stato allievo dello stimato Adrian Willaert, quando costui ricopriva la prestigiosa carica -, un incarico che egli mantenne sino alla morte.
Zarlino è soprattutto noto come teorico. Alla base della sua teoria sta la definizione dei modi maggiore e minore, il primo ottenuto dalla successione ascendente di sei suoni in rapporto intervallare semplice; il secondo, artificialmente, dalla successione simmetrica discendente di sei suoni corrispondenti. Il sistema zarliniano è importante perché determinò il successivo sviluppo della teoria musicale, impostando il principio della tonalità moderna, oltre ad aver approfondito gli studi sul contrappunto, sulla tecnica del canone, sugli strumenti musicali, sulla notazione.
Venticinque cantanti e il fedele organista Nicola Lamon hanno dato vita ad un programma suddiviso in due parti. Nella prima, si sono ascoltati due mottetti a sei voci di Zarlino, la “Toccata di Salto Buono del secondo tuono”, per organo, di Girolamo Diruta (1554-1610) e alcuni mottetti, a quattro e a otto voci, di Giovanni Croce (ca.1557-1609), di cui nel 2009 la Cappella Marciana aveva celebrato il quattrocentesimo anniversario della scomparsa. Nella seconda parte, le composizioni di Zarlino hanno preceduto quelle di grandi maestri, che lavorarono con lui o si alternarono agli organi, come nel caso di Giovanni Gabrieli (1557-1612), dello zio Andrea (ca.1533-1595) e di Claudio Merulo (1533-1604), organista durante quasi tutto il tempo in cui Zarlino diresse la Cappella Marciana.
Il concerto di Natale, come sempre organizzato dalla Fondazione Teatro La Fenice in collaborazione con la Procuratoria di San Marco, è stata invece l’occasione di ascoltare dal vivo l’ultimo disco dell’ensemble, appena uscito in allegato alla rivista Amadeus. La Cappella Marciana ha inteso in tal modo rendere omaggio a Claudio Monteverdi (1567-1643) per celebrare il 450° anniversario della nascita del suo grande Maestro «che rimane – secondo le parole di Gemmani – una figura di primissimo piano nel panorama della storia della musica occidentale». Ecco allora, tratto dalla raccolta “Messa a 4 voci et Salmi”, uscita postuma nel 1650, che Gemmani è riuscito a ricostruire, basandosi su cinque Salmi “Ad Vesperum Assumptionis Sanctae Mariae Virginis”, il Vespro Mariano dell’Assunzione.
Ad eseguire l’importante Vespro solenne in Basilica, Gemmani ha convocato quindici cantanti maschili (uno in meno che nel CD), due violinisti (Enrico Parizzi e Nunzia Sorrentino), Gianluca Geremia alla tiorba e Nicola Lamon all’organo, disponendoli con le spalle all’Iconostasi. Le voci dei Solisti della Cappella Marciana, espandendosi nel sacro ambiente, hanno emozionato un pubblico come al solito accorso numeroso, in religioso silenzio per non perdere nessuna sfumatura di un programma forse uguale, anche se il dubbio rimane, a quello approntato dal Maestro cremonese la sera del 15 agosto 1640, festività della Vergine Maria, assunta in cielo. Nella scaletta, le composizioni di Monteverdi si sono alternate a canti patriarchini a cappella. Eccellenti le doti tecniche dei Solisti che hanno concluso la loro esibizione con il “Magnificat primo” a 8 voci e 2 violini. La composizione più lunga tra quelle ascoltate, ha permesso al pubblico, costretto al silenzio, di esplodere in un lunghissimo applauso, inducendo la Cappella a ritornare in pedana per un breve bis natalizio, “Adeste fidelis”. Tornando al disco, questo è stato registrato dal 22 al 26 maggio scorsi in tarda serata fino a notte inoltrata, per evitare disturbi sonori causati dalle orchestrine o dai turisti che invadono quotidianamente piazza San Marco.
Complimenti vivissimi e l’augurio di una vita immortale alla Cappella Marciana, i cui primi documenti circa la sua esistenza risalgono al 1316, per cui si può affermare che tale istituzione sia una delle più antiche, tuttora operanti, al mondo e ai suoi maestri/direttori, i quali, a partire dalla fine del XIX secolo, hanno iniziato un’opera di recupero del patrimonio più antico, nato al suo interno, con l’intento di restituire e mantenere vivo l’enorme bagaglio del passato.
All’interno della rivista si segnalano due interviste: la prima a Marco Gemmani, la seconda a monsignor Giuseppe Camilotto, arciprete della Basilica che ha tratteggiato sinteticamente la storia della Procuratoria, svelandone i compiti: «oltre ad occuparsi dell’attività concertistica, ad essa è affidata la specifica amministrazione per la manutenzione, la tutela, la conservazione e la valorizzazione della Basilica».