“Ex Novo Musica”, la Stagione 2017 è stata un caleidoscopio delle musiche del Novecento

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Il Festival si conferma un appuntamento imperdibile, alla scoperta di nuovi autori contemporanei

Di Giovanni Greto

ex novo musicaGiunto alla XIV edizione, il Festival Ex Novo Musica, curato come sempre  con passione da “Ex Novo Ensemble”, ha costruito in dieci concerti e una presentazione di due CD di Claudio Ambrosini, presidente dell’Ensemble, una vasta antologia di un secolo di musica italiana (1924-2017).

«La programmazione – ha spiegato con lucidità nell’introduzione al catalogo il pianista di “Ex Novo”, Aldo Orvieto – non ha mirato a riannodare i fili delle molteplici estetiche apparse in questo secolo, ma a presentarle in un meditato confronto senza tralasciare l’ipotesi di tratteggiare orizzonti che abbracciano visioni di lungo periodo. Al tempo stesso intende superare la tesi che il Novecento, in particolare in Italia, abbia proposto una molteplicità di linguaggi  fortemente differenziati e impossibili da interrelare, analizzando al contrario le forti simmetrie e le connessioni stilistiche ed estetiche tra autori anche cronologicamente lontani».

All’Ateneo Veneto, in un tardo pomeriggio sabatino, Daniele Ruggeri, flauto e Alberto Mesirca, chitarra, hanno interpretato un programma intitolato “Quasi una serenata”, costituito da composizioni di sei autori. E’ stato interessante scoprire opere per uno strumento, la chitarra, generalmente poco presente nelle stagioni cameristiche. Un solo autore, tra quelli in scaletta, è ancora vivente, Antonio Covello (1985) e a lui “Ex Novo Musica” ha commissionato il brano ascoltato, “Jenseits der Menschen II” (2017), il secondo della serie, «formata – come spiega l’autore – da composizioni per organici diversi, accomunati dalla considerazione della componente melodica come elemento cardine : il titolo corrisponde alle ultime parole della poesia “Fadensonnen” di Paul Celan (ancora vi sono melodie da cantare al di là degli uomini)». 

Bellissimo il finale “Grande duo concertante, op. 85 in La maggiore” (1817), in quattro movimenti, del pugliese Mauro Giuliani (1781-1829), il quale si impose a Vienna come uno dei migliori musicisti della capitale austriaca, al punto che l’imperatrice Maria Teresa d’Africa lo nominò “virtuoso onorario da camera”. La composizione è pervasa da una metodicità intrisa di un gusto mediterraneo, passionale, intimo e a tratti nostalgico. Mentre lo strumento solista, il flauto, ha un ruolo dominante sul piano melodico, la chitarra esegue numerosi soli che evidenziano una tecnica avanzata e molteplici passaggi di bravura. Un fitto programma che ha evidenziato bravure solistiche si è rivelato quello ascoltato all’Ateneo Veneto, “Sostenendo il canto”. Sette autori, due dei quali viventi, quattro strumenti ad arco e un clarinetto. Curioso il brano di apertura, “Adagio con “Variazioni sopra un tema dell’opera Edoardo e Cristina di Gioachino Rossini” di Girolamo Salieri (1794-?), virtuoso clarinettista, il quale studiò a Vienna con lo zio Antonio, allora Hofkapellmeister. Morbido, romanticamente malinconico o malinconicamente romantico, ha fatto sognare il lavoro conclusivo, “Quartetto op. 53” (2017) di Giovanni Albini (1982) per clarinetto e quartetto d’archi, il quale si concentra su una scala diatonica che è la base della musica moderna. 

Nel giorno del suo sessantesimo compleanno, nelle sale Apollinee del teatro La Fenice, un felice ed emozionato Michele dall’Ongaro ha presentato tre sue composizioni: “Danni collaterali” (2003) per violoncello e  ensemble (violino, viola, clarinetto e pianoforte), in cui «il violoncello è certamente protagonista, ma il suo ruolo solistico esita a rivelarsi nei modi consoni, perché continuamente contestato dal tessuto generale»; “Due canzoni siciliane” (2017), per violoncello e pianoforte, “A la vitalòra” e “Carnescialata dei pulcinelli”, un omaggio alla parte materna della sua famiglia, di origine palermitana, e un ricordo di melodie infantili cantate dalla nonna, accompagnata al piano dal marito; l’ultima, “Spin-Off” (2016-17), in prima esecuzione assoluta. Gli “Spin-Off” (o serie costola), ha spiegato lui stesso «sono episodi ricavati mantenendo l’ambientazione di fondo della serie televisiva originaria, prendendo un personaggio secondario o minore e facendone il protagonista della narrazione. Due flautisti, Sonia Venzo e Daniele Ruggieri, sono stati i protagonisti di “Dialogo angelico” (1948), di Goffredo Petrassi (1904-2003), un pezzo che serve a tener vivo il presente pur volgendo lo sguardo al passato. Interessante la rielaborazione di “Kammersymphonie op. 9” (1906) di Arnold Schoenberg, rielaborata nel 1922 da Anton Webern, in una trascrizione, forse in occasione di una esecuzione del Pierrot Lunaire di Schoenberg, ad organico ridotto (da 15 a 5 elementi), che forse ha reso ancora più facilmente decodificabile la chiarezza espositiva delle linee melodiche.

L’ultimo concerto, nuovamente all’Ateneo veneto, ha rappresentato un volo sul Novecento attraverso le opere di sei autori – per metà viventi -, bene interpretato da “Ex Novo” nella classica formazione in quintetto: Daniele Ruggieri flauto ed ottavino; Davide Teodoro, clarinetto; Carlo Lazari, violino; Carlo Teodoro, violoncello; Aldo Orvieto, pianoforte. Particolarmente frizzante, “Tartiniana Seconda” (1955/56) di Luigi Dallapiccola (1900-1975) per violino e pianoforte, in quattro movimenti più una serie di variazioni. Si ritrovano i temi del celebre violinista istriano esposti senza modificazioni. Sorprendente, “Sonata notturna” (2017) di Renato Milani (1965), per violoncello. E’ stata scritta per Carlo Teodoro, articolata in quattro movimenti ed è «caratterizzata dall’utilizzo di moduli ritmici e melodici che si innestano su un’architettura composita che alterna rigore costruttivo ed empirismo». Meritati applausi generosi hanno premiato un gruppo affiatatissimo, impeccabile nella qualità sonora, nella precisione esecutiva e dotato singolarmente di un notevole virtuosismo improvvisativo.