Autostrade, il governo Gentiloni concede un aumento medio del 2,74%. Picco del+52% sulla Aosta-Morgex

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Brindano il gruppo Autostrade per l’Italia e il gruppo Gavio. Malan: «sono aumenti ingiustificati e spesso clientelari»

casello autostradale pedaggioCome regalo di fine anno, il governo Gentiloni, per il tramite del ministero delle Infrastrutture e trasporti retto da Graziano Delrio, ha dato il via ai rincari dei pedaggi autostradali. L’aumento medio dei pedaggi sulla rete autostradale italiana è del 2,74%, dal primo gennaio 2018.

Balzo record per i 31 chilometri della concessionaria Rav, Aosta Ovest-Morgex, +52%, legato a pronunce giudiziarie, dopo ricorsi delle società, come anche nel caso di Strada dei Parchi (+12,89%) e Autostrade Meridionali (+5,98%). Tra gli aumenti più significativi anche il +13,91% per Milano Serravalle-Milano Tangenziali ed il +8,34% della Torino-Milano.

Per alcune concessionarie autostradali, spiega il ministero, «sono stati riconosciuti incrementi superiori alla media di settore che trovano giustificazione in specifiche circostanze». Per le società RAV (+52,69% – Tratta Aosta Ovest – Morgex km 31,4 da euro 5,60 ad euro 8,40), Strada dei Parchi (+12,89%) e Autostrade Meridionali (+5,98%) «le variazioni derivano direttamente dal riconoscimento di pronunce giudiziarie su ricorsi attivati dalle società» e «recepiscono peraltro recuperi di adeguamenti relativi ad esercizi precedenti». 

Per le Società Torino-Milano (8,34%) e Milano Serravalle (+13,91%) «gli incrementi tariffari remunerano in particolar modo gli investimenti di adeguamento e potenziamento della rete eseguiti». Il ministero «ricorda che in applicazione della direttiva ministeriale del 31 dicembre 2014 gli incrementi tariffari adottati nel periodo 2015-2016 sono stati contenuti al fine di favorire la ripresa economica», una circostanza che «ha prodotto dei differenziali da recuperare, il cui ulteriore rinvio risulterebbe pregiudizievole per l’utenza, per via degli interessi generati». 

Una giustificazione che fa acqua da tutte le parti, specie se si considera la qualità di molti tratti autostradali, con manto stradale non sempre perfetto (per usare un eufemismo), spesso perennemente congestionati (l’Autobrennero su tutte) e la qualità dell’assistenza ai “clienti” in caso di situazioni avverse, come i numerosi tratti bloccati da neve e ghiaccio nonostante le previsioni lo avessero annunciato per tempo.

Questi le variazioni tariffarie riconosciute alle 23 concessionarie autostradali ed alle tre società il cui concedente è Cal, Concessioni Autostrade Lombarde, (T.e.e.m, Pedemontana Lombarda, e Bre.be.mi) a partire dal primo gennaio 2018: Asti-Cuneo 0,00% Ativa 1,72% Autostrade per l’Italia 1,51% Autostrada del Brennero 1,67% Autovie Venete 1,88% Brescia-Padova 2,08% Consorzio Autostrade Siciliane 0,00% Cav 0,32% Centro Padane 0,00% Autocamionale della Cisa 0,00% Autostrada dei Fiori 0,98% Milano Serravalle Milano Tangenziali 13,91% Tangenziale di Napoli 4,31% Rav 52,69% Salt 2,10% Sat 1,33% Autostrade Meridionali (Sam) 5,98% Satap Tronco A4 8,34% Satap Tronco A21 1,67% Sav 0,00% Sitaf 5,71% Torino – Savona 2,79% Strada dei Parchi 12,89% Bre.Be.Mi. 4,69% Teem 2,70% Pedemontana Lombarda 1,70%. 

La decisione del governo Gentiloni è stata criticata dal Questore del Senato Lucio Malan (Forza Italia): «gli aumenti dei pedaggi autostradali sono un serio danno al Paese, e sono il frutto di politiche sbagliate e ingiuste che questo governo ha portato avanti con ostinazione. In presenza di un’inflazione allo 0,9% vediamo aumenti medi del 2,7%, con picchi a livelli stellari, come l’8,34% della Torino-Milano. Chi ci perde pesantemente sono automobilisti, consumatori e sistema Paese, chi ci guadagna sono colossi che già prima degli aumenti avevano profitti enormi e senza rischi, con in testa Autostrade per l’Italia che, in virtù dell’aumento, vedrà salire i suoi incassi di ben 50 milioni di euro che si aggiungeranno ai quasi 2 miliardi di margine operativo che già ha ottenuto quest’anno».

Non solo: per Malan «il gruppo Gavio, noto sostenitore di Matteo Renzi, solo con la Torino-Milano potrà contare su quasi 20 milioni in più per rimpinguare i 170 milioni di margine di quest’anno e altrettanto gli arriverà dalle altre tratte gestite, tra cui la Torino-Piacenza, la cui concessione è scaduta e il governo continua a non indire la gara per il rinnovo, nonostante i numerosi impegni solennemente presi su miei ordini del giorno. Degni di nota anche gli aumenti al doppio dell’inflazione su Autobrennero e Autovie Venete, a concessione ampiamente scaduta, anche per il sabotaggio della gara a suo tempo varata dal compianto ex ministro Altero Matteoli allo scopo di dare in pasto gli enormi profitti e le assunzioni clientelari a due partecipate dominate da PD e SVP. È inaccettabile spremere chi viaggia e i loro clienti per arricchire chi è già ricchissimo».