Il 100% delle azioni della “Lb Holding” a una gestione fiduciaria a New York. Primo esempio in Italia, per superare il tema dei conflitti di interesse
«Per dimostrare tutto il mio amore per Venezia, la mia città, per la quale mi sto dedicando all’impegno di primo cittadino, oltre ad aver rinunciato al compenso previsto come sindaco, ho voluto costituire, primo in Italia e pur in assenza di una legge specifica, il “blind trust”. È un’operazione abbastanza frequente nel mondo anglosassone, con la quale voglio mettere a tacere chi solleva il problema del presunto “conflitto d’interesse” e della “trasparenza” nella mia azione amministrativa».
Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha presentato così, nella conferenza stampa tenutasi a Ca’ Farsetti, l’operazione da lui perfezionata a Milano, con cui ha ceduto ad un trustee newyorkese, l’avvocato Ivan A. Sacks, la gestione delle azioni delle aziende da lui possedute e raccolte nella “LB holding”.
«Anche se non ho mai avuto, non ho, e non avrò nessun conflitto d’interesse, come imprenditore, con il Comune di Venezia, ho mantenuto una promessa fatta ancora in campagna elettorale su richieste delle forze di minoranza in Consiglio comunale, in particolare del Movimento 5 Stelle e del senatore Felice Casson» puntualizza Brugnaro.
«Il trust è servito da un lato a riorganizzare le mie imprese – spiega Brugnaro – e dall’altro mi eviterà il problema del passaggio generazionale, visto che il trust continuerà ad esistere anche “dopo di me” ed i miei eredi avranno diritto alla suddivisione degli utili, ma non, ad esempio, la possibilità di spacchettare il gruppo. Il trust agirà in maniera completamente autonoma rispetto agli indirizzi strategici e ai bilanci: io vedrò come ha operato solo al momento del rendiconto annuale, della ripartizione degli eventuali utili e del pagamento delle tasse».
Il trust non è direttamente previsto nel diritto italiano, ma l’Italia lo ha riconosciuto con la firma della Convenzione dell’Aja del 1 luglio 1985. “Blind trust” indica un trust costituito allo scopo di separare in modo netto dal disponente il patrimonio apportato al trust, rispetto al quale il disponente non ha più alcuna informazione, se non ciò che è di pubblico dominio. Tale tipo di trust è generalmente utilizzato da politici e soggetti politicamente esposti, che lo istituiscono per gestire una situazione di potenziale conflitto di interessi ed è funzionale ad evitare che il soggetto imprenditore, attivo in politica, possa prendere decisioni guidato da interessi privati, legati alle sue imprese, che possono essere confliggenti con quelli della comunità e viceversa.
«Già prima di diventare sindaco, mi sono sempre mosso nell’ottica di delegare la gestione delle società del Gruppo Umana a manager professionisti – ha spiegato Brugnaro – e quando sono stato eletto, ho lasciato ogni incarico gestionale per essere libero di concentrarmi sulla città ed il bene comune. Il trust è un passaggio successivo di totale spoliazione dei miei interessi nel Gruppo Umana per dimostrare la mia totale estraneità al Gruppo. Ho scoperto, poi, che il trust mi consente di avere uno sguardo di lungo respiro, indipendentemente dalla mia persona, sul futuro del gruppo Umana, realtà da 600 milioni di euro di fatturato, che, grazie ad esso, manterrà una sua unitarietà di gestione nell’asse ereditario. Questo, naturalmente, consente al gruppo di essere guidato sulla base di principi meritocratici ed è pienamente in linea con le pratiche e l’esperienza di altre imprese familiari nel resto del mondo, che usano il trust come strumento per mantenere unità e continuità nella gestione del patrimonio e dell’impresa».
Infine, per Brugnaro «la scelta di costituire il trust mi ha consentito di fare quello che peraltro la legge ancora non chiede in materia di conflitto di interessi: ovvero separarmi dai miei beni. Con il “blind trust”, non ho alcuna possibilità di controllare o influenzare le scelte del gruppo. La gestione è lasciata al “trustee”, sotto il controllo e la supervisione dei “guardiani”, che, in base alla loro esperienza, possono guidare il gruppo verso il successo e fintanto che io deterrò un incarico pubblico non avrò accesso ad informazioni non pubbliche riguardanti i beni conferiti nel trust, inclusi gli affari e le strategie delle società».
«Ho conosciuto Ivan Sacks – ha proseguito il sindaco – grazie allo studio Withers di Milano, che ha seguito sia il riassetto societario che ha preceduto la costituzione del trust, sia la parte di strutturazione vera e propria. Ivan Sacks è uno dei più famosi trust lawyer degli Stati Uniti, dove tale istituto è frequentemente utilizzato, ed è membro di consigli di amministrazione o trustee di altre istituzioni ed è senz’altro la persona giusta per il ruolo. La legge applicabile, dopo attenta ponderazione, sarà quella dello Stato di New York, non solo perché riconosce il blind trust in maniera molto rigorosa, ma soprattutto perché è frequentemente utilizzata nelle transazioni internazionali. Dal punto di vista tecnico, il trustee del trust, ovvero l’avvocato Sacks, detiene le mie azioni della holding del Gruppo, la LB holding, nell’interesse dei beneficiari e in accordo con quanto previsto dal regolamento del trust – ha precisato Brugnaro – Il trust è irrevocabile e può durare per generazioni a venire. Il trustee non può restituirmi il patrimonio finché rimango in carica. Visto lo sforzo, anche emotivo, impiegato per strutturare il trust non credo che ritornerò più in possesso del mio patrimonio».
Brugnaro ha ha voluto anche rassicurare i tifosi della sua squadra: «voglio rassicurare i tifosi della Reyer e gli amanti dello sport. Continuerò ad andare a vedere le partite di basket, lo farò in qualità di tifoso e, nelle occasioni ufficiali e laddove appropriato, nella mia qualità di sindaco. Potrei anche lanciare qualche urlo appassionato all’allenatore e ai giocatori, ma non avrò alcun potere o informazioni diverse da quelle pubbliche con cui influenzare o tentare di influenzare la gestione della squadra. Il vero patrimonio costruito in questi anni, non è tanto aver riportato in Laguna lo scudetto dopo 74 anni, ma di avere la realtà giovanile più grande d’Italia, con oltre 4.500 atleti».