Confindustria Emilia Area Centro lancia la nuova organizzazione per filiere

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Saranno 20 unità ciascuna con report di dettaglio con indicatori di risultato

da sx Riccardo Maiarelli vicepresidente di Confindustria Emilia Area Centro Alberto Vacchi presidente di Confindustria Emilia ArCentro Tiziana Ferrari dirgen Confind Emilia ArCentro e Valter Caiumi vicepres Confind Emilia ArCentroIl Consiglio Generale di Confindustria Emilia Area Centro ha approvato la nuova organizzazione per filiere come criterio di lavoro nei meccanismi di gestione politica e rappresentanza associativa. Confindustria Emilia Area Centro è la prima territoriale del sistema Confindustria, e più in generale nei sistemi di rappresentanza associativa, ad adottare questo schema che ha costituito uno dei capisaldi nel percorso che ha portato alla nascita della nuova associazione.

Le filiere di Confindustria Emilia Area Centro saranno 20: Agroalimentare, Automotive, Carta & Stampa, Chimica & Farmaceutica, Costruzioni & Infrastrutture, Digital, Elettronica & Meccatronica, Energia, Facilities, Home, Macchine, Mobilità & Logistica, Moda & Lusso, Packaging, Plastica, Metalli, Salute, Servizi professionali, Turismo & Cultura e Veicoli industriali. Ogni filiera avrà dei report di dettaglio con indicatori di performance, che saranno costruiti nel 2018, per dare una fotografia aggiornata ogni anno attraverso un osservatorio delle filiere.

«Il nostro Paese è una costellazione di distretti e filiere in cui collaborano grandi imprese e PMI – commenta il presidente di Confindustria Emilia Area Centro, Alberto Vacchi -. Le filiere sono uno strumento per restare competitivi che ha favorito, nel tempo, non solo la crescita di aziende di piccole dimensioni, ma anche un numero consistente di gruppi industriali di medie dimensioni. La globalizzazione ha determinato alcuni cambiamenti strutturali, come una frammentazione dei sistemi produttivi territoriali e l’evoluzione verso vere e proprie ‘catene del valore’ internazionalizzate, e i dati ci dicono che nel futuro ciò che conterà sarà proprio l’appartenenza a una filiera in grado di competere nel mercato mondiale». 

Per Vacchi «sulla nostra area vasta lavoreremo con un meticoloso piano di politica industriale che deve avere tre fini principali. In primo luogo, valorizzare l’esistente e investire sulla formazione per il capitale sociale del futuro: costruiremo sulle filiere programmi formativi ad hoc creando delle “Academy di filiera” che, partendo dagli istituti tecnici, possano essere un punto di approdo per la formazione continua e l’aggiornamento di chi lavora, o deve riqualificarsi. Il secondo scopo – prosegue Vacchi – dev’essere quello di sviluppare e sostenere la contaminazione tra nuove imprese e la manifattura esistente: in tal senso, a settembre scorso siamo partiti con “Emilia 4.0 – 1° Wave Tour” un primo progetto pilota che ci ha già fornito un parterre di 75 nuove imprese, delle quali una trentina sono in fase di prototipazione e 16 generano già flussi di ricavi, che saranno presentate nel prossimo trimestre nelle diverse aree del territorio alle filiere di riferimento: Agritech, Robotica, Elettromedicale e Industrial IoT. Infine, il terzo obiettivo è attrarre nuove multinazionali che ci riconoscono la qualità del saper fare e possono trovare nei nostri territori i loro migliori laboratori di ricerca applicata. Le filiere avranno entro la prima metà del 2018 un presidente che sarà l’ambasciatore della filiera nel mondo, per renderci attrattivi rispetto a quella parte di manufacturing e progettazione che ancora rende forte il nostro territorio».