Disponibili 5.329 milioni di euro (di cui 580 di partite di giro) per poco più di mezzo milione di abitanti. Rossi traccia il bilancio dell’ultimo anno della sua legislatura, trale critiche delle opposizioni
Il Consiglio della provincia di Trento ha iniziato la discussione sulla manovra di bilancio 2018 con la relazione introduttiva del presidente della provincia Ugo Rossi, che ha tracciato anche il bilancio della legislatura che sta per terminare, suscitandole critiche unanime delle opposizioni per avere descritto «un Trentino che è solo nella fantasia della maggioranza».
Per il 2018 sono disponibili 5.329 milioni di euro, di cui poco più di 580 costituiscono partite di giro: una bella cifra per una realtà abitata da poco più di mezzo milione di persone. Oltre 1 miliardo di euro è assorbito dalla sanità, mentre la spesa corrente continua a correre a danno di quella per gli investimenti.
Rossi ha aperto la relazione con un peccato d’orgoglio: «confesso che sono orgoglioso soprattutto di un fatto: si fa fatica a elencare tutte le cose che siamo riusciti a fare». Un’affermazione che ha destato qualche rimbrotto tra le fila della minoranza. Le “glorie” della maggioranza di centro sinistra autonomista sono elencate in sei cartelle fitte che Rossi legge puntigliosamente, a partire dal patto di garanzia con cui «abbiamo assicurato al bilancio provinciale sicurezza di programmazione» con «parametri chiari del nostro contributo di compartecipazione al risanamento dei conti pubblici». Subito dopo passa alla «modifica dell’articolo 80 dello Statuto, grazie alla quale ci è stata riconosciuta la competenza esclusiva in materia di finanza e tributi locali».
Tra i successi ascritti all’azione di governo, Rossi colloca poi al terzo posto il rinnovo trentennale della concessione dell’Autostrada del Brennero (del quale, però, manca ancora la firma nero su bianco e qualche sorpresa potrebbe arrivare all’ultimo momento, specie se le elezioni saranno molto ravvicinate e le leve di governo dovessero passare ad una maggioranza di centro destra), ritenuto «tra i più rilevanti risultati ottenuti in un’ottica strategica e di lungo periodo». Una concessione che «ci permette di attivare più di quattro miliardi di investimenti, di cui oltre un terzo sul territorio trentino», e dall’altro affida il controllo di un corridoio decisivo a una società “in house”.
Rossi si sofferma poi sull’equiparazione dei fondi per la previdenza complementare a quelli nazionali di categoria e sulla ventina di norme di attuazione ratificate, concludendosi con una rapida rassegna dei provvedimenti partoriti dall’Aula. «La nostra esperienza di governo, quindi, non solo ha rappresentato l’argine all’avanzata del populismo e della demagogia, ma ha anche saputo garantire le condizioni per mantenere salda la nostra Autonomia speciale e per far tornare a crescere il Trentino» conclude il governatore.
Il Trentino dipito da Rossi nella sua relazione viene smontato dalle minoranze. «La trovo deludente – commenta il consigliere Filippo Degasperi (M5S) -. Rossi dipinge il Trentino come una sorta di Eldorado, ma mi pare che la sensazione dei cittadini non sia la stessa, i quali, semmai vivono in un Trentino che offre poco lavoro, che non riescono a pagare utenze, che vengono sfrattati, che perdono servizi, dove impera la burocrazia».
Critiche anche da Rodolfo Borga (capogruppo di Civica Trentina), che evidenza come «le cose stanno in maniera molto diversa da come le ha tratteggiate il presidente, che ritiene di aver fatto un buon lavoro», riservandosi di smontare la “visione” di Rossi con parte dei 15.000 emendamenti presentati dalle minoranze alla legge di bilancio. Proprio su questo fronte ora si concentra l’azioned ella maggioranza e del presidente del Consiglio provinciale, l’ex sindacalista Cgil Bruno Dorigatti, al quale le opposizioni contestano la sua proposta di sforbiciare con decisione il numero di quelli presentati per velocizzare l’iter di approvazione.