Enoturismo, necessaria una normativa comunitaria comune per un settore in crescita

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Flaibani: «necessario rimuovere i vincoli che coinvolge 1.100 produttori associati a Fivi»

planes enoturismo t«Serve una legge europea sull’enoturismo, sulla quale stiamo lavorando a Bruxelles. Nel solo Friuli Venezia Giulia, per l’assenza di una normativa, perdiamo un potenziale giro d’affari di oltre un milione di euro l’anno. Turismo e vino sono un binomio sempre più strategico che va sostenuto con regole chiare e semplici» afferma l’eurodeputata del Pd Isabella De Monte, componente della commissione Trasporti e turismo, che al Parlamento europeo ha incontrato una delegazione della Cevi (Confederazione europea dei vignaioli indipendenti) e della Fivi (Federazione italiana vignaioli indipendenti).

Secondo De Monte «il Parlamento europeo può promuovere una normativa comunitaria omogenea e unica per il settore. Esistono numerose attività che oggi i vignaioli indipendenti non possono svolgere a causa di vincoli legislativi, burocratici, amministrativi e fiscali che andrebbero superati. Non possono ad esempio offrire degustazioni nelle loro cantine senza restrizioni o rendere possibile l’esperienza della vendemmia ai turisti che la richiedono. Solo una legge ad hoc potrebbe abbattere tali barriere e permettere ai vignaioli di ampliare notevolmente la propria attività, creando sviluppo e lavoro grazie al turismo, a beneficio dell’intera regione».

In Italia sono poco più di 1.100 i produttori associati alla Fivi, di tutte le regioni italiane, per un totale di circa 11.000 ettari di vigneto, per una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Quasi 80 sono i milioni di bottiglie commercializzate e il fatturato totale si avvicina a 0,7 miliardi di euro, per un valore in termini di export di 280 milioni di euro.

Secondo Bruna Flaibani, componente del Consiglio direttivo Fivi e responsabile regionale, «in Friuli Venezia Giulia lavorano 44 vignaioli indipendenti, per lo più piccole o medie aziende. Per lo sviluppo economico regionale e delle singole aziende, il non poter fatturare le degustazioni e aprire le porte delle cantine rappresenta un grosso ostacolo». Flaibani stima «un potenziale giro d’affari annuo di circa un milione di euro, che ovviamente oggi va perduto. Calcolando una decina di degustazioni al giorno per 44 aziende associate alla Fivi, per 250 giorni ipotetici lavorativi, parliamo di un valore superiore al milione di euro. Se poi consideriamo la vendita del vino al turista che degusta nelle aziende, parliamo di un incremento del fatturato di circa il 10%. E a questo vanno aggiunti – conclude – i vantaggi sul fronte della promozione turistica del nostro territorio».

In Italia un vignaiolo che vuole praticare dell’enoturismo deve scegliere tra l’apertura di una società oppure di un agriturismo; in Francia il reddito derivante da prestazioni enoturistiche non può superare i 50.000 euro annui, pena il passaggio a un regime fiscale molto più oneroso rispetto a quello agricolo; in Bulgaria, senza la licenza di ristorazione è vietato offrire anche solo un pezzo di pane per accompagnare la degustazione.