Rivedere stime traffico. Atti a procura Corte Conti. Zaia: «bene il giudizio, ci siamo mossi con la massima trasparenza». Zanoni e Guanda: «i nodi stanno venendo al pettine»
Un incremento del contributo pubblico che «non appare ammissibile» alla luce delle condizioni contrattuali, perché potrebbe «falsare la concorrenza». Un impiego di risorse pubbliche che, anche se più «attenuato» rispetto al passato, in generale è ancora «sbilanciato a sfavore del soggetto pubblico» rispetto alla «mobilitazione delle risorse private da parte del Concessionario». Uno slittamento del termine di ultimazione dei lavori al 30 settembre 2020 giudicato «non ammissibile» senza una corrispondente e adeguata riduzione del termine di durata della gestione. Sono alcune delle principali criticità sull’iter relativo alla Pedemontana veneta mosse dall’Autorità Nazionale anticorruzione in una delibera che è stata inviata alla Procura della Corte dei Conti, la quale ha già aperto un’indagine sullo stato di avanzamento dei lavori.
Anac giudica inoltre «auspicabile un riesame della stima sui volumi di traffico»: le proiezioni finora fatte, che in origine parlavano di oltre 30.000 veicoli al giorno e sono già state riviste al ribasso, potrebbero non essere ancora realistiche. Sono invece viste con favore le nuove modalità di remunerazione del concessionario introdotte dalla Regione, perché contribuiscono a una migliore suddivisione dei rischi: le nuove regole stabiliscono il trasferimento alla Regione delle tariffe dei pedaggi che prima erano di spettanza del concessionario, la società Sis. Anac chiede ora alla Regione Veneto di comunicare quali misure si intendano adottare alla luce dei rilievi mossi, e continuerà a monitorate la situazione.
Uno degli snodi su cui si concentra il documento Anac è il nuovo sostegno finanziario pubblico a favore dell’opera tramite un mutuo da 300 milioni, e la riformulazione, per la terza volta, della convenzione con la Sis. La prima convenzione risale al 2009. L’iter per realizzare la superstrada a pedaggio tra il Vicentino e il Trevigiano ha subito nel tempo una serie di “stop-and-go”, con erogazione di contributi statali, una fase di commissariamento e quindi il passaggio dallo Stato alla Regione Veneto, con costi nel frattempo lievitati oltre i 2 miliardi.
Per tirare una linea e far ripartire i cantieri la Regione ha quindi sottoscritto con Cassa Depositi e Prestiti un mutuo da 300 milioni in conto costruzione da girare a Sis. Ma pur se legato in via prioritaria al pagamento delle ditte espropriate e dei subappaltatori, questo contributo, secondo l’Autorità guidata da Raffaele Cantone, «non appare ammissibile alle sole nuove condizioni contrattuali esaminate. Pertanto, nonostante l’ulteriore aumento del contributo pubblico, oggi pari a circa il 40% del costo dell’investimento, non sembri violare specifiche norme del codice dei contratti», rischia però di «configurarsi quale vantaggio competitivo riservato al concessionario teso anche a falsare la concorrenza». Per questo, scrive Anac, «dovrebbe essere controbilanciato con un obbligo del Concessionario di affidare con procedure di evidenza pubblica il corrispondente importo, come peraltro prevedeva l’originario bando di gara della concessione».
Il Commissario per la Superstrada Pedemontana Veneta, vice avvocato dello Stato Marco Corsini, legge con soddisfazione la delibera di Anac: «l’Autorità ha confermato le estreme criticità ereditate dalla passata impostazione giuridica ed economica della concessione e ne ha dato atto; ha riconosciuto esplicitamente con argomenti inequivocabili la bontà degli interventi messi in campo dalla Regione Veneto in gestione ordinaria e le scelte adottate nel senso di conservare il rapporto in atto. Anac ha altrettanto inequivocabilmente affermato, e questa è la cosa più importante – sottolinea Corsini – la correttezza giuridica del terzo atto convenzionale introdotto dalla Regione a modifica della convenzione precedente. Modifica che è stata definita non sostanziale, rispettosa delle regole della concorrenza e non stravolgente l’impianto originario, con buona pace dei critici che sbandierano il rischio da contenzioso».
Secondo il commissario dell’opera, quindi, l’Anac «ha perfettamente compreso il risultato economico vantaggioso per la regione in termine di scampato pericolo da un rischio riconosciuto come indeterminato e indeterminabile, e ha dato atto dei notevoli risparmi. Di fronte a letture allarmistiche di taluni passi della delibera Anac, del tutto ingiustificate – conclude Corsini -, faccio presente e faremo presente in tutte le ulteriori sedi che il maggior contributo straordinario di 300 milioni (comunque giustificato in termini di riequilibrio del piano economico finanziario) è nulla di fronte ad un risparmio di oltre sette miliardi ottenuto riducendo i ricavi del concessionario, e che in ogni caso la Regione è già molto oltre le indicazioni dell’Anac, avendo indicato al concessionario stesso l’obbligo di affidare a gara tutti i lavori non eseguiti direttamente».
«Quanto infine alla durata della concessione – conclude Corsini – approfondiremo gli argomenti indicati dall’Anac, trattandosi di questioni risalenti alla tempistica della gestione precedente: se concorderemo, adotteremo le necessarie determinazioni; se non concorderemo, spiegheremo meglio le nostre ragioni. Ringrazio l’Anac per la grande disponibilità all’ascolto e alla comprensione dimostrata dai suoi uffici in una situazione complessa e molto tribolata. Faremo comune tesoro delle sue considerazioni, rese con equilibrio e competenza che nel sottolineano l’importante ruolo rivestito».
Giudizio positivo anche dal governatore del Veneto, Luca Zaia: «avevamo detto che sulla questione Pedemontana ci saremmo mossi con la massima trasparenza e coinvolgendo tutte le istituzioni dello Stato: il parere dell’Autorità anticorruzione è il suggello più importante a questa impostazione che avevo voluto imprimere alla vicenda. Si completa pertanto un percorso progettuale che ora trova l’approvazione anche di uffici, come l’Anac, non certo abituati a fare sconti a nessuno. Anac – osserva Zaia – conferma con estrema chiarezza la bontà dell’impostazione del Terzo atto convenzionale e quindi degli interventi contrattuali e convenzionali decisi nei mesi scorsi. Una relazione che, a dispetto di chi vuole cercare soltanto negatività, esprime una serie di positività evidenti che io voglio cogliere, sottolineare, rendendo atto alla professionalità del Presidente Cantone e dei suoi collaboratori. Ci sarà ancora lavoro da fare, aggiustamenti da compiere, criticità da superare che con lucidità l’Anac ci segnala – conclude Zaia – ma ora possiamo dire di aver attraversato uno di passaggi fondamentali per dare certezze ai territori e alle maestranze di quell’opera che cambierà la logistica di uno dei distretti industriali più importanti d’Europa».
Di ben altro tenore il giudizio delle opposizioni: in una nota congiunta i consiglieri regionali Andrea Zanoni (PD) e Cristina Guarda (AMP) affermano che «troppi fondi pubblici, ben 300 milioni, pericolo di falsare la concorrenza, rischio sbilanciato a sfavore del committente, ovvero la Regione. Sulla Superstrada Pedemontana i nodi stanno venendo al pettine e a dirlo adesso non è l’opposizione, ma Raffaele Cantone, presidente dell’ANAC. La Delibera pubblicata oggi dall’ANAC e inviata alla Procura della Corte dei Conti, in cui sono evidenziate le criticità relative all’iter per la realizzazione dell’infrastruttura. Una delibera in cui, inoltre – spiegano gli esponenti della minoranza – si giudica non ammissibile un ulteriore slittamento dei lavori, con conclusione al 30 settembre 2020, e si chiede di riesaminare la stime dei volumi di traffico, che potrebbero non essere realistiche».
«Adesso – continuano Zanoni e Guarda – la palla passa alla Procura della Corte dei Conti di Roma che da due anni sta indagando e che entro fine dicembre dovrebbe esprimersi. Siamo soddisfatti perché finalmente verrà fatta piena luce su quanto sollecitiamo da tempo, non da ultimo in Commissione e Consiglio, nel marzo scorso. Dubbi, questi – puntualizzano Zanoni e Guarda – che sono gli stessi espressi dalla massima Autorità Anti Corruzione».
«Ricordo – conclude Andrea Zanoni – che tre mesi fa avevo trasmesso un esposto, sottoscritto assieme alla senatrice Laura Puppato, direttamente a Cantone, in cui evidenziavo le troppe ombre relativamente alla terza convenzione con Sis. Evidentemente, ci avevamo visto giusto».