Il Mart di Rovereto celebra i suoi primi 15 anni di vita con la mostra “Realismo magico”

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16 Cagnaccio di San Pietro Gioco di colori 1940 1941
In esposizione fino al 2 aprile 2018 l’incanto nella pittura italiana degli anni Venti e Trenta

16 Cagnaccio di San Pietro Gioco di colori 1940 1941Tra la fine del 2017 e l’inizio del 2019, una grande mostra su una tra le più interessanti stagioni pittoriche dell’arte moderna italiana attraverserà l’Europa.

“Realismo Magico”, a cura di Gabriella Belli e Valerio Terraroli, comincerà il suo tour a Rovereto, negli spazi iconici dell’architettura progettata da Mario Botta quindici anni fa e sarà poi riallestita a Helsinki (1 maggio  ― 19 agosto 2018) e a Essen (27 settembre 2018 ― 13 gennaio 2019).

Nella prima tappa l’esposizione dialogherà con le Collezioni del Mart, un patrimonio costituito da oltre 20.000 opere che descrivono le vicende dell’arte in Italia, a partire dalla fine dell’800 fino ai giorni nostri. In Finlandia e in Germania Realismo Magico contribuirà a promuovere i capolavori italiani e permetterà confronti con il contesto europeo del periodo tra le due guerre mondiali.

Al Mart la mostra si inserisce in uno dei filoni di ricerca che il museo ha scelto di approfondire negli ultimi anni. “Realismo Magico” prosegue l’esplorazione avviata fin dall’estate 2016 con “I pittori della luce. Dal Divisionismo al Futurismo”, cui è seguita la grande antologica dedicata a “Umberto Boccioni” nel centenario della nascita. Nel 2017 altre due mostre ampliano questa riflessione: “Un’eterna bellezza. Il canone classico nell’arte italiana del primo Novecento” e, finalmente, “Realismo Magico”.

Fondamentale per conoscere e comprendere a un secolo di distanza la storia italiana ed europea, l’indagine sui “Novecenti”, con radici che affondano in alcune significative precursioni dell’800, fa luce sulle ripercussioni che gli eventi bellici e i repentini mutamenti sociali di inizio secolo ebbero sulla percezione e sulla narrazione della realtà. Provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private, le oltre 70 opere in mostra, descrivono una parabola dell’arte significativamente legata agli eventi politici e culturali. 

Nel difficile clima del primo, aspro, dopoguerra, gli artisti europei si confrontano con le proprie disillusioni e con un rinnovato ma non semplice contesto. Dopo il dinamismo delle Avanguardie storiche, tra gli anni Venti e gli anni Trenta, si impone una tendenza artistica segnata dal recupero della tradizione pittorica e scultorea, ma allo stesso tempo erede delle ricerche sepolte dal conflitto. 

Scriveva Maurizio Fagiolo dell’Arco circa trent’anni fa: «l’ansia dei cubismi e dei fauvismi, dei futurismi e degli espressionismi si è tramutata in una effettiva angoscia esistenziale. Ora si tratta di scavare nelle macerie, di fermarsi un momento, di cercare qualche punto di riferimento». In un clima di recupero, lo sguardo volto al passato diventa strumento per imbastire nuove narrazioni del presente.

La definizione “Realismo Magico”, utilizzata nel 1925 dal critico Franz Roh in un celebre saggio dedicato alla pittura contemporanea, è essa stessa un ossimoro che dà immediatamente conto dell’animo indefinibile e inquieto degli artisti che ne fecero parte. La fanno da padrone le atmosfere sospese e surreali di pitture eseguite con precisione realistica. La realtà è il punto di partenza di una metamorfosi ideale che passa attraverso l’immaginazione e la meraviglia, che non si limita alla mera rappresentazione, ma esprime stati d’animo. Lo stupore, la tensione, l’attesa che esistono nell’invisibile mondo delle sensazioni trasfigurano e permeano gli oggetti, le forme, le persone. Contorni netti e volumi solidi non contrastano con l’intensità della magia delle pitture in mostra, realizzate da diversi artisti tra i quali spiccano Cagnaccio di San Pietro, Antonio Donghi, Felice Casorati, Ubaldo Oppi, Achille Funi e Carlo Levi. Accanto agli interpreti più noti operano alcuni artisti attivi nelle realtà più locali dell’arte veneziana, triestina, torinese e romana, a conferma della trasversalità di temi e stili su cui converge l’esperienza pittorica italiana di quei decenni. Tra questi Mario e Edita Broglio, Leonor Fini, Arturo Nathan, Carlo Sbisà, Gregorio Sciltian, Carlo Socrate e Cesare Sofianopulo.

Il percorso espositivo esamina le novità interpretative che il “Realismo Magico” mette in campo rispetto ad alcuni generi della tradizione pittorica. È questo, infatti, il primo progetto realizzato dopo l’importante antologica curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco, tenutasi tra il 1988 e il 1989 alla Galleria dello Scudo di Verona.

La lettura dei curatori dell’attuale progetto consente una veduta ancor più estesa del “Realismo Magico”: entrano in mostra anche artisti Metafasici o appartenenti a Novecento. Abbattendo alcuni confini definitori, la mostra presenta il lavoro di quei pittori che, in un dato contesto nazionale e storico, operarono un processo di sublimazione della realtà. Ci si concentra sulle esigenze, sullo sguardo, sul metodo e sulle vicende della storia dell’arte, con una visione ampia. L’esposizione finisce così per analizzare un contesto storico e le sue derivazioni, indagando la complessità delle fonti di ispirazione e le diverse declinazioni di ambito italiano.13 Gino Severini La famiglia del povero Pulcinella 1923