“Le avventure di numero primo” e “Delusionist”: Paolini e Balasso presentano le loro novità

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La nuova stagione del teatro Goldoni di Venezia si è aperta con due lavori originali di attori veneti.

Di Giovanni Greto

paolini numero primoLa nuova stagione del teatro Goldoni di Venezia si è aperta con due lavori originali di attori veneti, Marco Paolini e Natalino Balasso.

Paolini ha portato in scena un lungo monologo (quasi due ore), scritto a quattro mani con Gianfranco Bettin, che si affianca, con una personalità e un linguaggio del tutto autonomi, al romanzo, ambientato in un futuro sempre più dominato da una tecnologia prepotente ed opprimente. “Le avventure di Numero Primo” è un racconto di formazione che ha come protagonista Ettore, ovvero Paolini, fotoreporter di guerra quasi sessantenne, il quale si ritrova  a far da padre a Nicola,  figlio adottivo arrivato via internet, che si fa chiamare “Numero Primo”. E’ stato desiderato e pensato da una madre scienziata, ma concepito e messo al mondo da un’intelligenza artificiale avanzatissima, tanto da aver sviluppato una coscienza. 

Parallelamente al racconto, la piéce è anche una sorta di fantascienza, in cui il narratore si sforza di rendere credibile alla platea cose che oggi appaiono inverosimili. Si fatica a seguire un racconto così complicato, tuttavia Paolini è ammirevole per la perfezione ritmica e l’abilità nel declamare con chiarezza un testo pieno di termini insidiosi. Tra le righe emerge l’amore di un padre che impara a poco a poco a conoscere un bambino singolare nell’approccio con il mondo, ma dotato di poteri nascosti. Tutto gli appare nuovo, bello. Possiede il dono di trovare la magia nelle cose più comuni e, quando non la trova , di crearla. Le cose che non sa, le impara subito per mezzo di misteriose connessioni. In seguito, Ettore scoprirà anche delle minacce, incombenti su di lui e sul figlio. Ma l’amore paterno emergente riuscirà a proteggere una creatura che, nonostante sia così diversa dal genitore, diventerà la sua principale ragione di vita. 

Ma ecco come l’attore veneto parla in poche righe dello spettacolo. «Ho un’età in cui non sento il bisogno di guardare indietro, di ricostruire, preferisco sforzarmi di immaginare il futuro, così farò un Album con nuovi personaggi. Parlerò della mia generazione alle prese con una pervasiva rivoluzione tecnologica, Parlerò dell’attrazione e della diffidenza verso di essa, del riaffiorare del lavoro manuale come resistenza al digitale. Parlerò di biologia e altri linguaggi, ma lo farò seguendo il filo di una storia più lunga». Amaro è anche il congedo di Paolini dal pubblico: «mi hanno detto che dovevo imparare ad usare le nuove tecnologie per guadagnare tempo. E tutto quello che ho perso per venirne a capo?»balasso delusionist

Prima nazionale per “Delusionist”, uno degli eventi speciali in cartellone parallelamente alla stagione di prosa. Ecco come i due autori e interpreti, Natalino Balasso e Marta Dalla Via, parlano della commedia, nata da occasioni di lavoro comune e dalla visione e ammirazione reciproca dei rispettivi spettacoli. «Raccontiamo un presente alternativo dove non c’è più niente da recitare. I tempi son coriacei. Anche chi ha un obiettivo base come campare si trova a fare i conti con uno standard di sopravvivenza sempre più alto e con la frustrazione che ne deriva. Tutti vivono una specie di paradosso di Zenone economico: la soddisfazione, anche se lenta è sempre leggermente avanti a noi. Oggi, esistere, è pura performance, e diventa salvifica una pillola che permette di rimanere accesi sette giorni su sette, ventiquattro ore su ventiquattro. Un semplice modo per debellare l’oltraggio alla produttività fatto dal tempo passato a dormire, o sognare forse. Questo farmaco è il protagonista del nostro racconto. Insieme ai suoi effetti collaterali».

Prima di iniziare, una voce fuori campo, in un italiano con accenti spagnoli, invita, irridendone l’uso, a spegnere il telefono cellulare. Anche in questo caso, dunque, si ironizza sulla tecnologia che ha cambiato il comportamento dell’uomo. In breve, la trama. Vito Cosmaj, capo di una piccola azienda farmaceutica in difficoltà, ha ideato “The Illusionist”, una pastiglia che consente di star svegli per un’intera settimana. Cosmaj e la sua segretaria, Gioia Maina, sono alla ricerca di un’idea per pubblicizzare il prodotto. Marta Dalla Via chiamerà Natalino Balasso per preparare lo spot promozionale. Sfilerà una serie di personaggi di varia umanità: aspiranti musicisti, convinti declamatori, spesso con una pronuncia dell’italiano che tradisce l’appartenenza all’Europa dell’Est, bizzarri performer – deliziosa l’imitazione di Lucio Dalla da parte di Balasso – in un carosello di provini che intendono mettere alla berlina la peggiore quotidianità di numerosi programmi televisivi. 

In un susseguirsi di gag, il pubblico segue uno spettacolo che si pone un quesito fondamentale: in quali misteriose strade dovremo incamminarci per assecondare l’esigenza modaiola della performance a tutti i costi, della presenza continua, della disponibilità verso un mondo in cui tutti sembrano essere spettatori di tutti? Riaffiora a tratti la presa in giro dei comuni oggetti tecnologici: un mega telefono cellulare, attraverso il quale Cosmaj dialoga con la propria dottoressa chiedendo lumi sulla qualità delle feci; un computer collegato tramite skype con una fantomatica azienda russa, che ha creato il logo “Delusionist”, termine errato causato da un’errata pronuncia di Cosmaj, per tentare di porvi rimedio.

Per finire, una simpatica ironia sui nomi delle due donne da parte dell’attore di Porto Tolle (Ro). Gioia Maina diventa “mai na gioia”, mentre Marta Dalla Via, vorrebbe alludere ad un invito a sfondo sessuale.