Dopo due tentativi a vuoto, si ritenta il 4 dicembre. Il rischio rottura della condotta fognaria con relativo inquinamento del lago è molto alto
La sponda bresciana del basso lago di Garda è a rischio di disastro ambientale per via della sfiorata rottura del collettore fognario a Gardone Riviera che scorre in profondità nel lago. A causare il tutto l’affondamento di una grossa chiatta utilizzata da un’impresa edile per la ristrutturazione di una villa a Torre san Marco inabissatasi nei pressi del porto del Casinò e ora, a trenta metri di profondità, è adagiata a fianco della condotta con le sue 40 tonnellate di stazza, condotta che risulta spostata dalla posizione originaria.
Se la condotta in materiale plastico che lavora a pressione dovesse collassare, il danno ambientale sarebbe gravissimo, con conseguenze catastrofiche per l’ecosistema gardesano. Ma il rischio rottura non pare immediato secondo i sopralluoghi subacquei effettuati per conto di Garda Uno in quanto, la tubatura sembra aver retto l’impatto e non si sarebbero verificati sversamenti nel lago. La condotta grazie alla sua flessibilità si è inarcata, ma non spezzata. Ma la preoccupazione è comunque al massimo livello.
Si è tentato il recupero della chiatta affondata prima mediante una gru, ma le catene di sollevamento si sono spezzate. A vuoto anche il secondo tentativo di recupero tramite palloni ad aria. Il dubbio è che la chiatta pesi ben più delle 40 tonnellate dichiarate.
Tutte le operazioni, per motivi tecnici, sono state rinviate a lunedì 4 dicembre. Le soluzioni per risolvere il problema e riportare in tranquillità il collettore sono diverse. Per esempio, demolire direttamente nel fondale il relitto. Oppure tagliare la parte anteriore dove si trova il punto di contatto con la condotta o, ancora, un taglio laterale per riportare in superficie il materiale contenuto nell’imbarcazione, renderla più leggera e procedere con il recupero.
Una cosa emerge in tutta la sua drammatica evidenza: i lavori di ammodernamento del sistema di raccolta e smaltimento dei reflui fognari del Garda non sono più rinviabili e serve una decisa accelerazione, sbloccando i fondi statali già stanziati da oltre un anno e che sono ancora bloccati a Roma. Per il presidente di Ats Garda Ambiente, Giovanni Perertti, «incidenti come questi dimostrano l’estrema delicatezza dell’impianto che deve essere ammodernato il prima possibile. Il Governo ci ha assicurato che a breve saranno disponibili i 100 milioni già stanziati dal Cipe, mentre stiamo studiano un piano per la copertura della quota mancante che potrebbe essere finanziata da una tassa di scopo incrementando la tassa di soggiorno, oltre che accedere ad un finanziamento presso la Banca europea degli investimenti. Stiamo facendo tutto il possibile, ma la burocrazia ci frena e non poco».