Giro d’affari di 10,4 miliardi di euro e valore aggiunto al 21%. La filiera siderurgica di Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto nel 2016 ha avuto performance più solide rispetto del resto del Paese. Stabile il fatturato, migliora la redditività
Si è rafforzato nel 2016 l’acciaio del NordEst, che ha mantenuto sotto controllo i rischi operativi e finanziari. La sua situazione è, nel complesso, migliore rispetto a quella nazionale. È questa l’estrema sintesi dell’analisi di “Siderweb” la comunità dell’acciaio che ha preso in considerazione l’intera filiera dell’acciaio di Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Veneto.
I dati sono stati presentati a Vicenza, durante il convegno “L’acciaio del NordEst: struttura e numeri del settore”, con la collaborazione di Confindustria Vicenza. Si è trattato della quarta e ultima tappa di “Bilanci d’Acciaio”, il tour nazionale di presentazione dell’omonima pubblicazione di “Siderweb” che contiene l’analisi di 3.700 bilanci 2016 di imprese siderurgiche nazionali.
«I bilanci dell’esercizio 2015 ci raccontavano di fatturati in calo e di redditività in picchiata. Oggi, invece, – ha dichiarato Emanuele Morandi, presidente di “Siderweb” – presentiamo numeri positivi: in dodici mesi la filiera dell’acciaio del NordEst ha ritrovato una redditività positiva ed è tornata ad investire. Nel Triveneto, come a livello nazionale, registriamo segnali di ripresa che mi auguro possano consolidarsi. Un percorso che non può prescindere dall’innovazione e, appunto, dagli investimenti».
«Il settore siderurgico è uno dei motori dell’economia di questo territorio, in cui la metalmeccanica e la meccatronica rappresentano una quota rilevantissima del tessuto imprenditoriale – ha affermato Claudia Piaserico, vicepresidente di Confindustria Vicenza con delega alle relazioni associative -. Ed è importantissimo anche per tutto il NordEst, dato che la lavorazione dell’acciaio è un “fil rouge” che connette tante diverse filiere, come testimoniano i numerosi patrocini di quest’evento».
Nel 2016, la filiera dell’acciaio del NordEst ha mostrato «una redditività migliore di quella media nazionale» e «livelli di rischiosità operativa e finanziaria controllati» ha spiegato nella propria presentazione Claudio Teodori, professore ordinario dell’Università degli Studi di Brescia, centrata sulla declinazione in chiave territoriale dei risultati dello studio “Bilanci d’Acciaio”.
A fronte di una stabilità del giro d’affari, è aumentato il valore aggiunto: è salito dal 18,8% nel 2015 al 20,6% del fatturato nel 2016, superando ampiamente il dato nazionale (17%). «Questo incremento è un segnale molto importante – ha chiarito Teodori – che ha permesso il progresso della redditività», che mostra segnali positivi a differenza di quanto accaduto nel 2015. «L’Ebitda è in crescita, su livelli ancora moderati: il valore più alto – ha specificato – è nella produzione, dove l’incidenza sul fatturato supera il 10%, valore da ritenersi congruo». Infine, ha concluso, «anche gli investimenti, ad eccezione che nella produzione, sono ripartiti in modo soddisfacente, segnale certamente positivo sulla percezione del futuro».
La filiera dell’acciaio del NordEst comprende 838 imprese e oltre 25.000 addetti, che fatturano 10,4 miliardi di euro. Nel 2016, le imprese con sede legale nel Triveneto hanno prodotto 8,5 milioni di tonnellate di acciaio, dei quali 7,1 milioni sfornati in Italia, pari al 30% della produzione nazionale. Il 95% dell’acciaio è ottenuto da ciclo elettrico; per il 25% è impiegato nella produzione di semilavorati, il 75% nella realizzazione di laminati lunghi. Il restante 5% dell’offerta è ottenuta con ciclo integrale e riguarda la produzione di ghisa in pani.
«Il comparto delle forge del NordEst – ha specificato Gianfranco Tosini, membro dell’Ufficio studi di “Siderweb” – è il secondo per importanza in Italia, dopo quello lombardo, ed è concentrato in provincia di Vicenza». Insieme ai comparti dello stampaggio a caldo e dell’imbutitura, fattura 1,4 miliardi di euro e conta 210 aziende in tutto. L’import di acciaio, compresi tubi e altri prodotti della prima trasformazione, si è attestato a 5,1 milioni di tonnellate nel 2016, l’export a 4,2 milioni di tonnellate, entrambi in aumento rispetto al periodo pre-crisi.