Un duo di violoncelli incanta la platea della Società Veneziana di Concerti
Di Giovanni Greto
“La musica e il piacere”, la nuova stagione di musica da camera della Società Veneziana di Concerti, ha proposto alla scuola grande di S. Giovanni Evangelista un interessante duo di violoncellisti che si è cimentato, su strumenti d’epoca, con una serie di composizioni di autori poco o affatto conosciuti – eccettuato Luigi Boccherini – mai eseguite in tempi moderni.
Claudio Ronco, violoncello solista, ha introdotto con cognizione di causa, brano dopo brano, un repertorio di compositori prevalentemente francesi, affascinati dai violoncellisti italiani, dai quali si recavano per studiare lo strumento e comprare le corde di budello ovino. E’ il caso di Jean-Baptiste Barriere, il quale fu il primo a unire le diverse concezioni musicali: quella francese, più che altro atmosfera, visione priva di narrazione e l’italiana, narrativa, che tanto affascinava i francesi. Di Barriere, Ronco ed Emanuela Vozza hanno eseguito dall’opera prima (1745) di sei Sonate la numero 2, suddivisa in Andante – Allemande – Lungo Adagio – Due Arie (Nostalgica ed Allegra).
Nell’introduzione al concerto, Ronco ha spiegato come i brani in programma provengano da un’epoca nella quale si viaggiava molto lentamente e si usavano corde di budello vivo, sensibili alla pioggia ed al secco. «Succedeva così, che gli artisti non seguissero esattamente il programma, ma lo modificassero in base alle condizioni atmosferiche e all’estro». E’ quanto è successo anche a Venezia, dov’è stata cancellata l’annunciata Sonata di François Joseph Giraud, preferendo il Minuetto con variazioni della XXVI opera (1789) di Giovan Battista Cirri (Forlì, 1724-1808), il quale prediligeva organici di tipo cameristico, anche se la produzione per violoncello solista era quella che rifletteva una maggiore scioltezza di scrittura.
Ha trovato spazio anche l’Adagio cantabile dalla Sonata in Re maggiore (1736) del napoletano Salvatore Lanzetti (o Lancetti) (1710- Torino, 1780), che viaggiò molto in cerca di fortuna. Nello stesso periodo Joseph Bodin de Boismortier (Thionville 1689 – Roissy-en-Brie 1755) aveva dato alla luce Sei sonate per violoncello. Di questo compositore fecondissimo, considerato dai contemporanei uno dei più duttili per tutte le forme alla moda, il duo ha interpretato la prima Sonata, dedicata proprio a Lanzetti, che si snoda in 4 movimenti: Allemande – Aria affettuosa – Adagio alla Corelli – Giga. Il concerto è proseguito in scioltezza tra bella musica e buona affabulazione, con la giovanile Sonata n. 3 in sol maggiore di Luigi Boccherini (Lucca 11743 – Madrid 1805), in cui nei tre movimenti compare un curioso “Allegro Militare”, poiché la musica si ispirava ad una storia d’amore fra un capitano e una fanciulla che si sporgeva da un balcone. Singolare, “Battue des Lievres dans la plaine de Chailly” (Battuta alla lepre nella piana di Chailly), tratta dalla Sonata op. I, n. 5 di Jean Baur, valente arpista che si dedicò anche alla scrittura per violoncello.
Di Giovan Battista Canavasso (Torino 1713 – Parigi 1784), francesizzato in Jean Baptiste Canavas “L’Ainè”, si è ascoltata la Sonata op. II n. 4 – Allegro – Siciliano- Ciaccona – con riferimenti voluti a sommi compositori del passato quali Bach ed Handel. Il brano scelto per la conclusione è stato l’Andante dalla Sonata in Fa diesis minore op. I n. 5 di Jean- Baptiste-Aimé- Joseph Janson (Valenciennes 1742 – Parigi 1803), composta a soli 13 anni, che all’epoca sbalordì pubblico e musicisti presenti in sala, perché esibì uno spirito del tutto nuovo.
Applausi non premiati da un bis, per un programma variegato ed intenso che ha fatto trascorrere una piacevole serata al fedele pubblico di abbonati, ma non solo.