Eurozona: secondo Draghi la ripresa è solida ma l’andamento dell’inflazione resta contenuto

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governo draghi dito alzato
L’Italia rimane sotto attenzione per via del debito pubblico e della crescita inferiore agli altri Paesi

mario draghi dito alzatoAlla ripresa dell’eurozona serve ancora un «ampio grado» di accomodamento monetario, perché l’inflazione resta «debole» rispetto al 2% a cui punta la Bce e i salari crescono troppo poco. Il presidente della Bce, Mario Draghi, afferma che occorre essere «pazienti e persistenti» sulle politiche, ribadendo che il Qe resta necessario, nonostante gli acquisti di asset scenderanno da 60 a 30 miliardi di euro al mese da gennaio, così come restano indispensabili i tassi di interesse ai minimi storici. 

Il banchiere centrale sottolinea tuttavia tutti i passi avanti della ripresa, ormai «solida» e che «l’area dell’euro è nel bel mezzo di una solida espansione economica, con il Pil aumentato per 18 trimestri consecutivi» e sostenuta da un mercato del lavoro in grande recupero. Intervenendo a un congresso bancario a Francoforte, Draghi evidenzia in particolare che le aziende dell’eurozona hanno ridotto i propri debiti riportandoli ai livelli precendenti alla crisi finanziaria. «Il debito societario lordo sul valore aggiunto è tornato grosso modo al suo livello pre-crisi», dice il numero uno della Banca centrale, evidenziando che «le imprese italiane hanno visto il loro rapporto debitorio scendere di circa 30 punti percentuali di Pil dalla fine del 2012, tornando allo stesso livello di metà 2007».

Anche il mercato dei lavoro fa passi indietro, ma verso tempi migliori, scrivendo «una storia di successo straordinaria». Gli occupati, spiega Draghi, toccano oggi «il livello più alto di sempre, mentre la disoccupazione è scesa al livello più basso da gennaio 2009». La partecipazione al mercato del lavoro, continua il banchiere, è perfino di 2 punti percentuali al di sopra del suo livello pre-crisi, merito soprattutto delle donne, «il cui tasso di partecipazione è aumentato di 4 punti percentuali dal 2008». Ma c’è anche un altro fattore. Si tratta di molti “anziani” che hanno ritrovato un impiego. Dallo scoppio della crisi, il tasso di partecipazione «è aumentato di 3,6 punti percentuali per le persone di età compresa tra i 50 e 54 anni, 13,6 punti percentuali per i 55-59enni e 17,1 punti percentuali per i 60-64ennio». 

Draghi lancia tuttavia anche un monito ai Paesi con alto debito, come l’Italia, proprio a pochi giorni dalle dichiarazioni della Commissione europea, che continua a fare pressing su Roma perché affronti la sfida posta dai suoi conti pubblici. «Con la ripresa in corso, ora è il momento giusto per l’area dell’euro per affrontare ulteriori sfide alla stabilità», dichiara Draghi, chiarendo che «questo significa mettere in ordine le nostre case fiscali e costruire riserve per il futuro, non solo attendere che la crescita riduca gradualmente il debito». Il banchiere centrale richiama i governi ad «attuare riforme strutturali, che consentano alle nostre economie di convergere e crescere a velocità più elevate nel lungo periodo. E significa – conclude – affrontare le rimanenti lacune nell’architettura istituzionale della nostra unione monetaria».