Confapi: «il regime fiscale cambia una volta l’anno, una situazione non sostenibile»
“Puntuale come le tasse”. È una frase ormai entrata nel lessico comune e che acquista maggior senso proprio in questo periodo dell’anno. Gli ultimi due mesi sono infatti quelli in cui si condensa il maggior numero di scadenze fiscali e tributarie per i contribuenti italiani.
Si comincia il 10 novembre: Caf e intermediari dovranno consegnare le integrazioni al 730. Di fatto, ai contribuenti va dato il modello del 730 integrativo, va comunicato al sostituto di imposta il risultato finale della dichiarazione e viene trasmesso telematicamente alle Entrate il modello integrativo. Si proseguirà giovedì 16 novembre, data in cui si accavalleranno il versamento delle ritenute Irpef di dipendenti e collaboratori, il versamento contributi previdenziali e il versamento dell’Iva per il mese di ottobre e per il terzo trimestre dell’anno. L’appuntamento più importante è, però, quello del 30 novembre, che racchiude ben 74 scadenze. Via all’autotassazione Irpef, Ires, Irap e cedolare secca sugli affitti. Il 30 novembre inoltre è l’ultima data utile per poter nuovamente avviare la procedura della rottamazione delle cartelle.
Secondo i dati diffusi dal ministero dell’Economia e delle Finanze, le casse dello Stato incasseranno 55 miliardi di euro a novembre e altri 47 a dicembre. Fabbrica Padova, centro studi di Confapi, ha stimato che il peso che graverà sui contribuenti veneti a novembre sarà di circa 5 miliardi mentre quello sui contribuenti padovani sarà di circa 990 milioni, considerando nell’insieme imprese, lavoratori dipendenti e possessori di altri redditi. A dicembre altri 4,3 miliardi saranno versati dai contribuenti veneti, 840 milioni da quelli padovani.
«Novembre e dicembre sono notoriamente i mesi in cui si addensano più scadenze. In genere, le scadenze in programma riguardano appuntamenti previsti. Di fatto, però, è evidente che creeranno problemi soprattutto alle imprese più piccole, ovvero a quelle che hanno più difficoltà nell’accesso al credito e nel reperire liquidità – afferma Carlo Valerio, presidente di Confapi Padova, l’associazione delle Pmi del territorio -. Ma vale la pena di soffermarsi su un altro aspetto della questione, come sottolineato di recente anche da uno studio dell’Ocse sul sistema italiano: dal 1983 al 2014 sono state messe in atto ben 32 variazioni normative del regime fiscale, praticamente una all’anno. Si è creata una vera e propria intricatissima giungla che, oltre a complicare l’attività degli imprenditori, costretti a un continuo aggiornamento, e allontana anche potenziali investimenti di capitali stranieri. Aggiungo – sottolinea Valerio – un’altra considerazione: la Corte dei Conti ha quantificato i tempi di adempimento degli obblighi tributari in 269 ore lavorative, il 55% in più dei competitors europei. Vi pare possibile? La stessa Corte dei Conti ha calcolato che il 49% dello stipendio dei lavoratori defluisce in tasse e contributi, e le imprese sono soggette a un “total tax rate” (oneri societari, contributivi, per tasse e imposte indirette) pari al 64,8% delle proprie entrate, superando così di quasi 25 punti l’onere degli altri imprenditori dell’area Ue. In sostanza, se un’azienda guadagna 1.000 euro, deve versarne 648. Con che stato d’animo si può fare impresa in questo quadro generale?» Già, bella domanda: è già tanto che un imprenditore continui a tenere aperta la sua azienda.